Idrocarburi in Adriatico, WWF: "Gabbiani sporchi di petrolio, allarmante"

23 Gennaio 2013   11:52  

Dal Wwf:

Dalla deriva petrolifera rischi altissimi per lo sviluppo dell’Abruzzo Quel che è accaduto ieri l’altro con lo sversamento di idrocarburi nel mare Adriatico al confine tra Abruzzo e Molise, di fronte ad aree di elevatissimo valore ambientale (riserva di Punta Aderci; Sito di Interesse Comunitario della Marina di Vasto), è un episodio gravissimo, che non va in alcun modo sottovalutato, al di là di ogni eventuale responsabilità. I primi accertamenti tenderebbero, stando alle dichiarazioni riferite dai mass media, a ridimensionare l’allarme, trascurando però la accertata e documentata presenza di gabbiani sporchi di idrocarburi fotografati dagli ornitologi del WWF e della SOA. A questo proposito è, per inciso, preoccupante notare che sono stati i volontari a operare questa importante verifica, prevista in casi analoghi, e non le istituzioni. Il mondo del volontariato comunque vanta competenze e professionalità che può mettere a disposizione, nel quadro di un accordo programmatico, al fine di migliorare la macchina del pronto intervento in simili situazioni. Al di là del singolo episodio, sul quale chiediamo comunque che le verifiche tuttora in corso accertino esattamente la dinamica dei fatti e le eventuali responsabilità, quel che è accaduto testimonia ancora una volta la pericolosità per l’Abruzzo e per il suo sviluppo anche economico, della presenza delle piattaforme petrolifere a poche miglia marine dalla costa. Gli incidenti, come purtroppo la casistica ampiamente dimostra in tutto il mondo, sono sempre possibili e non soltanto quelli di minima entità. Nello stesso tratto di costa, ad esempio, è accaduto già nel 2005 con un cospicuo sversamento in mare di idrocarburi dalla nave di stoccaggio Alba Marina in fase di carico.

Proviamo soltanto a immaginare le conseguenze di un fatto analogo durante la stagione balneare, senza dimenticare comunque i danni per la pesca e, più gravi di tutti, quelli per l’ecosistema marino. Il petrolio è una miscela di prodotti ognuno dei quali procura danni diversi e pericolosi. La maggior parte della miscela è costituita da idrocarburi: il più pesante è il catrame che si deposita sul fondo ricoprendo tutto, anche gli animali bentonici; le correnti lo trasportano sulle coste, soprattutto quelle rocciose, dove si concentra la maggior parte della biodiversità. La parte volatile procura danni in atmosfera. La parte oleosa infine non si mescola con l’acqua e forma un pericolosissimo film che copre la superficie, respinge i raggi solari con un effetto specchio (impedisce alla luce di penetrare e provoca danni gravissimi per la fotosintesi) e rende impossibili i normali processi di scambio gassoso necessari per la respirazione della fauna e flora marine.

Il mare Adriatico è un mare chiuso e poco profondo, enormemente delicato. La proliferazione dei pozzi e il transito delle petroliere sono altrettanti fattori di rischio gravissimi in una situazione già fragile. Ci riflettano coloro che in questi mesi sono chiamati ad esprimersi sulla autorizzazione ad ulteriori concessioni o al potenziamento di quelle esistenti. Decisioni poco prudenti potrebbero gravemente condizionare in peggio il futuro economico dell’Abruzzo e la salute dei suoi abitanti per molti e molti decenni.


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