Ignazio Visco: "Torna la crescita, ma il rischio che sia ripresa senza occupazione"

26 Maggio 2015   11:47  

L'Italia torna a crescere ma c'e' il rischio di una ripresa frenata che non crea occupazione. Un timore, questo, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno. Occorre percio' rimuovere le debolezze della nostra struttura economica e produttiva accelerando le riforme: solo cosi' l'uscita dalla crisi potra' riflettersi in un aumento dei posti di lavoro assicurando nuova linfa alla domanda interna, in grado, a sua volta, di consolidare lo sviluppo.

Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, fotografa nelle sue "Considerazioni finali" un Paese che esce finalmente dalla crisi piu' lunga del dopoguerra ma deve creare le condizioni per sfruttare al meglio la migliorata congiuntura internazionale e "consolidare la ripresa".

L'azione del governo viene promossa e incoraggiata insieme: bene Jobs act, bonus 80 euro e gestione dei conti pubblici, ma guai a fermarsi in mezzo al guado. 
   In Italia, dice Visco, "esiste il rischio, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno, che la ripresa non sia in grado di generare occupazione nella stessa misura in cui e' accaduto in passato all'uscita da fasi congiunturali sfavorevoli". 
   "L'aumento del PIL nel primo trimestre - riconosce il governatore nel testo letto davanti alla platea dell'assemblea di Bankitalia - interrompe una lunga fase ciclica sfavorevole; proseguirebbe nel trimestre in corso e in quelli successivi". Ma poi avverte subito: "Per non deludere le aspettative di cambiamento occorre allargare lo spettro dell'azione di riforma avviata e accelerarne l'attuazione".

I benefici in alcuni casi non sono immediati ma questo, spiega Visco, "e' un motivo in piu' per agire, perseguendo un disegno organico e coerente".

 E' il caso del Jobs act, una cui valutazione degli effetti procurati e' ancora "prematura". E tuttavia "la forte espansione delle assunzioni a tempo indeterminato nei primi mesi del 2015, favorita anche dai consistenti sgravi fiscali in vigore da gennaio, e' un segnale positivo, suggerisce che con il consolidarsi della ripresa l'occupazione potra' crescere e orientarsi verso forme piu' stabili". 
   
Ma non e' solo l'eventuale stallo nelle riforme a preoccupare il numero uno di Bankitalia: "Il ritorno a una crescita stabile, tale da offrire nuove prospettive di lavoro, richiede che prosegua lo sforzo di innovazione necessario per adeguarsi alle nuove tecnologie e alla competizione a livello globale".

E, in questo senso, in Italia "esiste il rischio, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno, che la ripresa non sia in grado di generare occupazione nella stessa misura in cui e' accaduto in passato all'uscita da fasi congiunturali sfavorevoli".

Questo perche' la crisi appena superata "si e' innestata su una grande trasformazione dettata dal progresso tecnologico e dalla crescita dell'integrazione tra le economie, con grandi paesi emergenti tra i protagonisti". In questo scenario, secondo il governatore di Bankitalia, "la domanda di lavoro da parte delle imprese piu' innovative potrebbe non bastare a riassorbire la disoccupazione nel breve periodo.

Ne risenterebbe la stessa sostenibilita' della ripresa, che non troverebbe sufficiente alimento nella spesa interna". 

 Il consolidamento della ripresa passa anche necessariamente attraverso la capacita' delle imprese italiane di competere a livello internazionale. E qui Visco sottolinea con preoccupazione un dualismo nel nostro sistema produttivo:

"I risultati delle imprese piu' efficienti, che hanno aumentato le vendite sui mercati esteri, investito e realizzato innovazioni, contrastano con quelli di una parte considerevole del sistema produttivo, caratterizzata da una scarsa propensione a innovare e da strutture organizzative e gestionali piu' tradizionali". 
  
 Visco rileva che "l'attivita' innovativa e' in Italia meno intensa che negli altri principali paesi avanzati, soprattutto nel settore privato".

Da noi, spiega, "le imprese non solo nascono mediamente piu' piccole, ma faticano anche ad espandersi". Con rilessi negativi sui posti di lavoro: "In termini di occupati, anche quando hanno successo crescono a ritmi piu' bassi e per un periodo piu' limitato". 

Non devono essereci percio' piu' indugi nel rimuovere gli ostacoli all'attivita' delle imprese e alla loro crescita, che vanno dalla complessita' del quadro normativo, alla scarsa efficienza delle amministrazioni pubbliche, ai ritardi della giustizia, alle carenze del sistema dell'istruzione e della formazione.

Una situazione per giunta "aggravata dai fenomeni di corruzione e in piu' aree dall'operare della criminalita' organizzata".

Il consiglio di Visco alle imprese e' "una maggiore attenzione per l'ammodernamento urbanistico, per la salvaguardia del territorio e del paesaggio, per la valorizzazione del patrimonio culturale".

Piu' investimenti pubblici e privati in questi settori potranno "produrre benefici importanti, coniugando innovazione e occupazione anche al di fuori dei comparti piu' direttamente coinvolti, quali edilizia e turismo".

Ultima indicazione sulla scuola. Visco non da' valutazioni sul contestato ddl all'esame del Parlamento ma avverte: "Per migliorare i programmi di investimento, accrescerne la qualita' e indirizzare le risorse dove sono piu' necessarie non si puo' prescindere da una valutazione sistematica e approfondita dei servizi offerti e delle conoscenze acquisite".


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