Il Gambero di fiume: le minacce

IV° puntata di “Conservazione della Natura”

La sopravvivenza del gambero d'acqua dolce risulta minacciata da vari fattori quali:

Isolamento delle popolazioni di A. pallipes

La diminuzione delle popolazioni di gambero autoctono e la concomitante riduzione della consistenza numerica delle popolazioni residue sono dovute all'isolamento geografico e genetico, che riduce la capacità di adattamento della specie alle variazioni ambientali, con aumento della vulnerabilità delle popolazioni locali.

Degrado ambientale e captazione idrica

Interventi di modificazione degli alvei e derivazioni o captazioni idriche riducono la disponibilità di rifugi e determinano la scomparsa di ambienti necessari per le fasi del ciclo biologico della specie. La riduzione della fascia riparia unitamente a cali di portata può produrre, durante la stagione estiva, innalzamento della temperatura dell'acqua (A. pallipes non sopporta temperature acquatiche superiori ai 25°C. Inoltre corsi d'acqua con flussi idrici ridotti hanno una minore capacità di autodepurazione da inquinamento organico, fenomeni a cui la specie è particolarmente sensibile.

Effetti dei cambiamenti climatici

Il riscaldamento globale è divenuto negli ultimi anni la principale minaccia per la sopravvivenza della specie. Infatti, l'incremento della temperatura ha indotto la riduzione delle precipitazioni nevose che, a loro volta, rappresentano la principale e costante forma di alimentazione per i corsi d'acqua montani. La conseguente riduzione delle portate, in sinergia con l'innalzamento delle temperature, rende più suscettibili al riscaldamento le acque di tali corpi idrici (con relativa riduzione nel tenore di ossigeno), e riflessi negativi sulla sopravvivenza della specie. Inoltre, l'eccessivo abbassamento delle portate espone ulteriormente il gambero autoctono alla predazione e/o bracconaggio.

Diffusione delle specie alloctone di gambero d'acqua dolce

La presenza delle specie alloctone di gambero, ormai diffuse su gran parte del reticolo idrografico nazionale, rappresenta una delle minacce più consistenti per la sopravvivenza di A. pallipes, poiché hanno strategie riproduttive molto più efficaci del gambero autoctono, con la produzione di centinaia di giovani gamberi da una sola femmina ovigera, e un'ottima resistenza a fattori di stress ambientali, come la possibilità di sopravvivere a lunghi periodi di asciutta e la capacità di adattarsi ad ambienti inquinati. La presenza di tali specie comporta un declino immediato delle popolazioni autoctone per fenomeni di competizione. Inoltre, le specie americane, Orconectes limosus e Procambarus clarkii, sono portatrici sane di pericolose micosi (Aphanomyces astaci), causa di decesso delle popolazioni contagiate da questo fungo.

Pesca incontrollata e bracconaggio

Nonostante la rarefazione della specie, la pressione di pesca è molto forte. Anche se la specie è protetta da specifiche norme nazionali ed europee, la pesca viene comunque effettuata illegalmente, mettendo a rischio le poche popolazioni rimaste. L'impatto della pesca diviene particolarmente dannosa quando vengono raccolti individui giovani o, peggio ancora, femmine ovigere. Nel primo caso questa pratica incide negativamente sul reclutamento, e riduce o impedisce il rinnovamento delle popolazioni naturali. Nel secondo caso vengono meno i presupposti per la nascita delle nuove generazioni. In entrambi i casi, la pesca indiscriminata produce un effetto immediato di invecchiamento delle popolazioni che, nel tempo, perdono le naturali capacità di rigenerazione.

Limitata conoscenza della specie e dei suoi problemi di conservazione da parte delle popolazioni residenti e delle giovani generazioni

Le popolazioni residenti nelle aree protette, e in particolare i giovani, hanno una scarsa conoscenza della biologia ed ecologia di Austropotamobius pallipes e del suo ruolo nella conservazione della biodiversità dei SIC. Inoltre, non sono educati a considerarla una risorsa da conservare, valorizzare e trasferire alle generazioni future.


Monica Di Francesco - servizio scientifico Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

 

Foto di : Monica Di Francesco e Silvano Porfirio

 

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito dell’attività di sensibilizzazione del progetto: LIFE09/NAT/IT/000352 CRAINAT


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