Il Governo obbedisce all'Europa e rivuole indietro le tasse sospese e ridotte dopo il sisma

24 Giugno 2013   10:27  

Un incubo senza fine: come rivela Guido Cantalini, Vice Presidente di Confindustria L’Aquila e Presidente del Comitato Piccola Industria, anche il nuovo Governo prova a far restituire al 100% tasse e contributi ai terremotati aquilani. Perchè lo vuole l'Europa dei Banchieri.

''Nelle pieghe del DDL 588 (cosiddetta “Legge Comunitaria”), all’articolo 35, leggiamo (è stato ricopiato alla lettera il testo dell’emendamento bocciato prima dello scorso Natale) che le Imprese alle quali, a seguito del sisma del 6 aprile 2009, era stata riconosciuta, con Legge dello Stato del 2011, la riduzione al 40% del carico tributario e contributivo, dovranno versare per intero (seppure in 120 rate) tutto il rimanente 60%.

Anche volendo prescindere dalla considerazione che l’Italia si definisce Patria del diritto, se un’Impresa, dopo aver pianificato per gli anni a venire la sua situazione economico-finanziaria basandosi su una Legge emanata dal Parlamento, deve rivedere e ribaltare i suoi conti è, quasi certamente, destinata a “chiudere i battenti”.

E non basta immaginare di aver concesso degli aiuti di stato illegittimi perché il cratere sismico abruzzese è stato interessato da uno degli eventi naturali più disastrosi accaduti in Italia e, pur non volendo fare “di tutta l’erba un fascio”, si può affermare che TUTTE le imprese operanti nel cratere, indipendentemente dal livello del danno subìto, per il solo fatto di operare nell’area, vanno considerate meritevoli di un sostegno quale quello deciso (peraltro dopo una lunga vertenza…) dal Parlamento Italiano, che ha riconosciuto un abbattimento parziale delle imposte e degli oneri previdenziali e che non può certo essere considerato "aiuto di stato".

Di aiuto di stato si potrebbe parlare se si fosse configurata una situazione di disparità tra imprese, per il fatto che alcune possono essere considerate agevolate sul mercato avendo fruito di un sostegno statale rispetto alle altre che non lo hanno ottenuto.

Nel nostro caso la decisione del Parlamento di abbattere, per un periodo limitato, al 40% tasse e contributi andava esattamente nel senso contrario e, cioè, tentava di ripristinare il livello della pari concorrenza tra le imprese del cratere (precipitate in recessione) e le altre imprese limitrofe che, per loro fortuna, non erano nelle stesse condizioni.

Il mancato rispetto di determinati obblighi comunitari da parte delle autorità italiane rischia oggi di penalizzare imprese che - in assoluta buona fede e nel rispetto di disposizioni nazionali - hanno usufruito di misure intese a far fronte ai danni provocati da calamità naturali.

Se così è, il Governo dovrà farsi carico dell’errore e non gettarne le conseguenze sulle Imprese, delle quali moltissime si troveranno in situazione di insolvenza ed avranno difficoltà a comprendere le ragioni sottese ad un eventuale recupero degli aiuti, in un momento già drammatico e pervaso da tensioni sociali per l’economia nazionale in generale ed aquilana in particolare.''

 


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