Il Milan si Accontenta della Mediocrità. Confermato Inzaghi e Obbiettivo Settimo Posto

11 Marzo 2015   05:00  

MILANO - Non ce ne voglia Super Pippo al quale ci lega un affetto calcistico sincero per la grande carriera che ha fatto come calciatore, ma che il Milan abbia come obiettivo il settimo posto (cioè l'ultimo biglietto per l'Europa) significa che la squadra si accontenta della mediocrità e che i tanti tifosi sono stati presi in giro fino ad ora.

Il fatto è che quel settimo posto è anche difficile che dia la possibilità di giocare in Europa in quanto condizione essenziale è che una squadra italiana vinca l'Europa League con la possibilità che il nostro contingente si possa espandere dalle sei squadre attuali, alle eventuali sette della prossima stagione.

«Ora ci attendono 12 partite, nelle quali dobbiamo ottenere il massimo e dobbiamo affrontarle tutte come se fossero scontri diretti. Dinanzi a noi un obiettivo, il settimo posto, che vuol dire Europa League. Avanti col massimo impegno».

Parole più per la squadra che per Pippo quelle pronunciate nello spogliatoio da Adriano Galliani dopo aver pranzato con Inzaghi.

«Col Verona è finita 2-2, non è stata una gara brillante, però a 40 secondi dalla fine stavamo vincendo e se avessimo vinto la critica sarebbe stata benevola. Voi giocatori dovete rimuovere quei 40 secondi che sono costati il gol del Verona, è accaduto e amen...».

Alla fine delle parole del ds l'allenamento con Inzaghi della squadra è stato più leggero, pare che lo stesso Berlusconi abbia telefonato al tecnico per riconfermargli fiducia:

«Pippo, andiamo avanti con te a oltranza: stai sereno e fai giocare bene la squadra. I risultati arriveranno...». Parole di fiducia che hanno tranquillizzato l'ambiente, dato forza ancora al tecnico che a Firenze, lunedì sera ha il dovere però di non sbagliare partita.

Una scelta che non piace del tutto ai tifosi rossoneri stanchi di vedere una squadra che non diverte e che fatica. Avrebbero voluto un cambio, ma non certo vedere Christian Brocchi (con la supervisione di Filippo Galli che era in deciso vantaggio su Mauro Tassotti).

Ma il presidente non voleva un altro esonero, mandare via una gloria come Inzaghi, almeno per il momento.


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