Il Tar gli dà ragione: agente penitenziario trasferito per il suo diritto a fare il padre

29 Aprile 2013   10:39  

Un agente di Polizia Penitenziaria M.C., attraverso un ricorso al TAR della Lombardia per il tramite della Uil Penitenziari Provinciale dell'Aquila e grazie al contributo degli avvocati Francesco Cantelmi e Fabio Liberatore, e' riuscito a recuperare il diritto di stare vicino a sua figlia e che in maniera del tutto ingiusto - secondo il sindacato di categoria - gli era stato negato dalla sua Amministrazione di appartenenza. 

L'uomo, di stanza presso il carcere di Bollate a Milano e padre di una bambina, pur avendo avuto il diniego dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria nel maggio 2012 circa la richiesta di benefici ex art 42 bis del D.Lgs 151/2001, per accudire la figlia insieme alla moglie attraverso il distacco lavorativo dalla sua sede di Milano in quella di Sulmona, si e' riappropriato di un suo diritto e per questo motivo, per tre anni, su espressa sentenza emanata dal TAR della Lombardia, potra' lavorare e vivere vicino alla sua famiglia e svolgere cosi' come si deve le funzioni di padre. 

"Nulla ha potuto fare - rileva la Uil penitenziari - l'avvocatura dello Stato contro la denuncia avanzata dall'agente di illegittimita' per contrasto con diversi art. della Costituzione, con la Convenzione sui diritti dell'infanzia e con l'accordo siglato dall'Amministrazione Penitenziaria con i sindacati di categoria nel 2005, nonche' per eccesso di potere sotto varie figure sintomatiche. Il ricorso avanzato dall'agente, infatti, secondo il Tribunale Amministrativo risulta fondato e quindi meritevole di accoglimento".


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