Il Wwf ''Chi ha malgestito il ciclo idrico deve pagare''. La Cisl chiede la testa di Picuti

02 Aprile 2013   17:12  

Domani mercoledì 3 aprile 2013 alle ore 11 presso il Caffè Letterario a Pescara in via delle Caserme il WWF e il Forum Acqua dell'Abruzzo Social Forum terranno una conferenza stampa sulla situazione della (mala)gestione dell'acqua in Abruzzo.

L'incredibile presentazione dei dati sui debiti delle società del Commissario Caputi non può rimanere senza conseguenze: è urgente l'intervento della Corte dei Conti e anche della Magistratura ordinaria per punire i responsabili di questo disastro accertando le responsabilità.

WWF e Forum Acqua ribadiranno la necessità di riorganizzare il servizio idrico mettendo al centro la trasparenza e la partecipazione dei cittadini che da anni, senza essere commissari, denunciano lo stato vergognoso del comparto.

E' una situazione che rischia di compromettere definitivamente lo stato dei nostri fiumi, sempre di più “a rischio fogna”.

A seguire invece la nota di Cisl Abruzzo, che chiede le dimissioni dell'ingegner Caputi colpevole di non aver denunciato in tempo la graita della situazione.

"In questi mesi la situazione non poteva che aggravarsi e prendiamo atto che finalmente il Commissario dell'ATO Regionale ERSI, Ing. Caputi, ha avuto il coraggio di rappresentare alla collettivita' abruzzese lo stato delle sei Societa' di gestione pubblica che hanno avuto in house il servizio" idrico.

Affidare ai Comuni che hanno gestito in questi anni il servizio in rappresentanza pubblica, come viene proposto, e' assolutamente improponibile.

Il 3 maggio 2012, la CISL Abruzzo, insieme alla FEMCA regionale, lanciava un forte allarme sulle difficili condizioni del Servizio Idrico Integrato della regione Abruzzo richiedendo un immediato cambiamento. Essere stati inascoltati - affermano Maurizio Spina e Donatino Primante - ha reso quasi irrecuperabile la realizzazione di un progetto di riforma in grado di continuare la gestione pubblica del servizio idrico.

La gestione dell'acqua rimane un esempio emblematico di un vecchio modo di gestire la cosa pubblica e di come la politica ostacola i processi di cambiamento ormai non piu' rinviabili. Il quadro economico-finanziario rappresentato e' ancor piu' grave, in quanto il bene demaniale, rappresentato dal patrimonio delle reti, che ammonta a circa 300 milioni di euro, non puo' e non deve essere inserito nelle poste di bilancio.

Se a tale quadro aggiungiamo lo stato debitorio delle Societa' (ad eccezione di L'Aquila rifinanziata per il problema del terremoto) e lo stato delle reti, possiamo affermare che siamo in presenza di una gestione fallimentare del servizio pubblico, interpretato dalla politica come strumento di potere e di ricerca di consenso clientelare.

E' giunta l'ora - affermano infine Spina e Primante - che la Regione metta insieme i Comuni e costituisca un'unica societa' pubblica, se ancora siamo in tempo, radicata sul territorio, gestita con efficienza ed economicita', con l'individuazione di manager all'altezza della gestione del servizio pubblico, legato ai risultati, al fine di dimostrare, una volta tanto, che il servizio pubblico puo' essere un'opportunita' per la collettivita'.

 


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