Il rosso e il blu: saper descrivere con ironia la scuola italiana

Recensione film

30 Settembre 2012   01:56  

Regia: Giuseppe Piccioni

Cast: Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Roberto Herlitzka, Ionut Paun,Nina Torresi

Genere: Commedia

Voto: OOO

Nei corridoi di una scuola romana si incontrano i protagonisti della commedia firmata da Giuseppe Piccioni: un giovane professore di Lettere, Prezioso (Riccardo Scamarcio), uno stralunato vecchio insegnante di Storia dell'arte, Fiorito (Roberto Herlitzka, straordinario e esilarante nella sua interpretazione) e una preside scrupolosa e impettita, Giuliana (Margherita Buy).

Tre professori, tre diverse concezioni dell'insegnamento: alle speranze di cambiamento e amore per la professione del giovane Prezioso (stile “Attimo Fuggente” per intenderci) corrispondono la disillusione e l'apatia, nonché la mancanza di interesse per qualsiasi cosa (compresa la sua stessa vita) del professor Fiorito.

Nel mezzo si posiziona la preside sempre attenta e scrupolosa, ma con difficoltà a esternare i propri sentimenti, il cui motto è “tenere separato ciò che è dentro la scuola da ciò che è fuori”.

   

Immancabilmente ognuno di loro dovrà fare i conti con la realtà di ogni singolo studente e rivedere le proprie convinzioni.

Il film è una miscela di autoriflessività e pura ironia, che non può non riportare alla mente “La scuola”, straordinario film di Daniele Lucchetti del 1995. Oltre allo scontro generazionale e le difficoltà del rapporto allievo/studente trattati nel film appena citato, “Il rosso e il blu” mette in luce anche i limiti di una scuola, quella italiana, in cui i professori devono lottare per ottenere gli strumenti (anche basilari) per riuscire ad esercitare la propria professione (dalle sedie che spariscono, alle lavagne luminose rotte, fino alle fotocopie “a pagamento”) e disegna il profilo di un ragazzo extracomunitario, Adam (Ionut Paun) senza cadere nei soliti cliché di difficile inserimento in una società straniera.

      

Il tono (volutamente) leggero su cui viaggia l'intera narrazione permette allo spettatore di godere lo svolgersi degli eventi, anche quelli decisamente più seri e “drammatici”, con il sorriso sulle labbra, ma spesso, a causa forse di questa scelta stilistica, il film non si sofferma quanto dovrebbe su avvenimenti importanti e sembra accelerare improvvisamente lasciando dei vuoti narrativi incolmabili. E' questo il caso appunto della relazione di Adam con una giovane coetanea, Melania (Nina Torresi), con evidenti problemi famigliari.

Seguito, indagato, sbirciato, il rapporto tra i due viene improvvisamente abbandonato, subito dopo il climax tanto ricercato dal regista: il “buonismo” eccessivo di un padre innamorato del proprio figlio, che perdona ai due una malefatta tutt'altro che banale, determina la fine dell'interesse riservato dal regista ai due ragazzi.

Gli altri studenti, al di fuori di qualche eccezione, restano dei volti all'interno della classe, degli stereotipi che fanno da contorno ai protagonisti delle storie principali.

Per capire il ruolo che un insegnante può avere nella vita di un alunno bisogna allora tornare indietro di molti anni, per ritrovare un giovane Fiorito, capace con il suo amore per l'arte di appassionare anche una studentessa svogliata e “sempre ultima”, Elena Togani (Lucia Mascino), che dopo decenni deciderà di rintracciare il suo vecchio insegnante. Il capitolo a loro riservato risveglia quel senso di nostalgia che contraddistingue il ricordo di ogni ex studente nei confronti dei vecchi compagni e professori. La ciclicità del tempo diventa allora protagonista e l'inversione dei ruoli inevitabile: immancabilmente, l'alunna si trasformerà in maestra (di vita), riportando il vecchio professore a “Fiorire” dopo un inverno troppo lungo.

di Maria Rita Graziani

 


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