Il senatore Tancredi propone una nuova idea di federalismo

29 Novembre 2012   17:09  

 

Riceviamo dall'ufficio stampa del Pdl e pubblichiamo:

''Il Senatore Paolo Tancredi è intervenuto a Palazzo Madama nella discussione generale che si è svolta oggi nell'aula del Senato sul provvedimento di conversione del decreto-legge (n.174/2012), recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali.

Il Senatore, pur facendo specifico riferimento, nel merito, ad alcuni articoli della norma che ne caratterizzano il contenuto, ha colto l'occasione per svolgere alcune riflessioni, di più ampio respiro, sulle istanze del regionalismo - quanto mai attuali - e sul rischio di un rigurgito neo-centralista che di sicuro non gioverebbe al bene del nostro Paese.

Avendo vissuto personalmente ed in prima fila la Riforma del Titolo V della Costituzione nel 2000 - periodo in cui il Senatore occupava gli scranni del Consiglio regionale - il politico teramano ricorda la stagione statutaria di riforma a favore dell'autonomia regionale, emergendo con vigore, tra i diversi soggetti sociali, una chiara domanda di decentramento e di avvicinamento del governo alle sedi reali del Paese, in contrasto con un esercizio di potere che, per lungo tempo, si era svolto nei palazzi romani, troppo distanti dalle concrete esigenze regionali.

«Per ritrovare slancio e dinamismo nelle realtà locali, dopo gli scandali di Tangentopoli, non si affidarono le speranze di cambiamento agli uffici ministeriali, alle burocrazie dello Stato e del parastato: piuttosto si scelse di riportare la politica sul territorio, dando avvio a quella riforma federalista che ahimè oggi - ha sottolineato il Senatore - sembra essersi arenata e che provvedimenti come quello posto stamane all'attenzione dell'Aularischiano di minare nelle fondamenta».

Dal discorso del Senatore è emersa chiaramente la sua posizione a favore di un federalismo da rinnovare, evitando di assoggettare le Regioni ad un potere statale - attraverso il compito formalmente collaborativo svolto dalla Corte dei Conti, come ribadito dalla norma in discussione - che indebolirebbe l'autonomia e, soprattutto, la responsabilità delle amministrazioni regionali.

«Insomma - ha concluso il Senatore - una riflessione critica e obiettiva è necessaria a più di 10 anni dal varo della riforma del Titolo V, ed è tutt'altro che superata: gli scandali pubblici e le stortureemerse nelle pagine meno virtuose che la politica ha scritto negli ultimi tempi, impongono sì al Parlamento di rispondere con adeguati interventi legislativi. Ma il neo-centralismo non è la via da seguire. Salvaguardare gli spazi vitali dell'autonomia istituzionale non è solo necessario nell'interesse del regionalismo, ma del futuro dell'intero paese».

 


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