Il sindaco diserta la Festa della Repubblica. A Roma si apre la battaglia degli emendamenti

03 Giugno 2013   10:35  

A L'Aquila è stato un 2 giugno di dissenso e di protesta per il mancato impegno del Paese nella ricostruzione post-sismica, che ancora, dopo quattro anni, non trova copertura economica certa.  

Il sindaco Massimo Cialente e i componenti della giunta, come annunciato, non hanno infatti pertecipato alla celebrazione, molto sobria e sottotono, tenuta dal prefetto Alecci davanti al monumento dei caduti alla Villa Comunale.

 E ha spiegato il sindaco Cialente ad Enrico Nardecchia del Centro: ''Non vado alla festa del 2 giugno perchè è ancora presto. Siamo in mobilitazione. Punto. Mi dispiace, spero che nessuno ci resti male ma noi siamo molto preoccupati. Ho tolto la fascia tricolore per combattere una battaglia giusta che ancora non è terminata. Noi dobbiamo rientrare in Italia. Se tutti faranno il loro dovere e riusciremo a farcela non sarà una vittoria di Cialente o dell’Aquila, ma dell’Italia. La riattacco io, la bandiera. Quando sarà il momento la metto al posto giusto. Quando avremo la certezza che L’Aquila è rientrata in Italia, e che l’Italia si è ricordata di noi, la rimetteremo''.

Oggi il primo cittadino sarà ricevuto dal presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta.

E si apre a Roma una settimana decisiva per la ricostruzione. per gli emendamenti del ''milardo per Laquila'' che potrebebro essere assorbiti e presentatati direttamente dal governo.

''L’emendamento decisivo - spiega la senatrice Stefania Pezzopane - è quello del miliardo e duecento milioni per la ricostruzione.

Un risultato decisivo, considerato il punto di partenza, che siamo riusciti ad ottenere con un piccolo aumento delle imposte fisse sul bollo.

Finalmente il governo ha compreso che la ricostruzione va finanziata con nuove entrate, sicure e non generiche, come era accaduto con i giochi de Lotto o con i farmaci.

Il nostro obiettivo, adesso, è quello di consentire di spendere l’anticipazione in tempi brevi, tra il 2013 e il 2014. Non è stato possibile utilizzare il sistema della Cassa Depositi e Prestiti, che avrebbe consentito di risolvere gran parte della ricostruzione.''

Altri emendamenti chiedono la deroga al patto di stabilità per gli investimenti all’interno di una concessione di risorse di 30 milioni, la proroga dei precari fino a fine anno, nuove regole per l’assistenza alla popolazione, la liquidazione degli stati di avanzamento dei lavori (SAL), con il sistema dell’autocertificazione, che consentirebbe di snellire i pagamenti alle imprese.

 


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