#Ilva, #Mise prova a tranquillizzare: Nessuno sarà licenziato o lasciato solo. Ma arriva lo sciopero

Domani 4 ore di Stop contro i tagli dei dipendenti

31 Maggio 2017   13:47  

"L’organico delle società Ilva oggetto del trasferimento è composto da 14.220 lavoratori ad oggi effettivi, di cui circa 2.400 in cassa integrazione. La differenza tra la situazione attuale e quella post-acquisizione sarebbe dunque di circa 2.400 persone in più in cassa integrazione".

A spiegarlo sono fonti Mise in merito alla proposta presentata dalla cordata ArcelorMittal-Marcegaglia.

In riferimento alle interpretazioni relative alle proposte di acquisto, le fonti precisano "che i livelli occupazionali sono legati a quelli produttivi. La produzione di Ilva è limitata per i prossimi anni a 6 milioni di tonnellate, fino al completamento del piano ambientale. Tale limite costituisce una prescrizione del ministero dell’Ambiente per garantire il rispetto degli standard emissivi".

L’offerta di AM Investco, riferiscono le stesse fonti, "prevede l’assunzione di 9.407 lavoratori, mentre resterebbero in cassa integrazione nell’amministrazione straordinaria 4.813 persone".

Questa offerta, rilevano, "è suscettibile di miglioramento per espressa dichiarazione di disponibilità dell’offerente e sarà oggetto di un confronto con i sindacati nella trattativa per il raggiungimento dell’accordo sindacale. Si rammenta che tale accordo è condizione sospensiva per il trasferimento all’acquirente dell’azienda".

In ogni caso, sottolineano le fonti del Mise, "tutti i lavoratori che non verranno assunti dall’acquirente rimarranno in capo all’amministrazione straordinaria per tutta la durata del programma e potranno essere impiegati nelle attività di decontaminazione che saranno eseguite dalla procedura". Insomma, "nessun lavoratore sarà dunque, in ogni caso, licenziato e/o lasciato privo di protezione".

Intanto, a conclusione del consiglio di fabbrica, uno sciopero di quattro ore (le ultime del primo turno) è stato proclamato per domani mattina dai sindacati dell'Ilva di Taranto (Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Usb).

Le Rappresentanze sindacali unitarie dello stabilimento siderurgico jonico, il più grande e importante del gruppo, respingono "con forza i numeri degli esuberi presentati da entrambe le cordate nei loro piani che risultano così non negoziabili" e si dichiarano "indisponibili a negoziare sui piani industriali presentati.

I piani vanno riscritti garantendo salute, ambiente occupazione e salari".

Rispetto alla convocazione prevista per domani presso il Ministero dello sviluppo economico, Fim, Fiom Uilm Usb invitano tutti lavoratori "all'unità per poter affrontare insieme questa difficile vertenza, chiedendo agli stessi la massima partecipazione alla prima iniziativa di sciopero".

Quest'ultima riguarderà i lavoratori diretti e degli appalti, in concomitanza dell'incontro con presidio sotto la portineria - direzione fino a termine della riunione al Mise. Subito dopo verranno programmate le assemblee e messe in campo ulteriori iniziative di mobilitazione.

L'ira dei sindacati

Per la Cgil e la Fiom la previsione di una riduzione dell'occupazione di circa 5-6.000 lavoratori in tutto il gruppo è "inaccettabile". La Uilm ritiene l'ipotesi di esuberi "improponibile". La Cisl e la Fim giudicano il prezzo occupazionale da pagare "insostenibile". Sul piede di guerra l'Ugl e "pronta alla lotta" l'Usb. Mercoledì mattina a Taranto è previsto il consiglio di fabbrica e già si preannunciano iniziative di protesta e di mobilitazione; a Genova, dove appare a rischio l'Accordo di programma, la Fiom paventa uno sciopero a tutela del reddito e dell'occupazione. Un nuovo incontro si terrà al ministero dello Sviluppo economico giovedì prossimo alle ore 10. 

Giovedì il nuovo tavolo

"Il confronto prosegue per approfondire meglio la parte riguardante gli investimenti - spiega la Cisl - ma soprattutto capire anche con il nuovo soggetto proprietario come riuscire ad avere un impatto occupazionale più sostenibile. 

Quindi giovedì il confronto proseguirà e, successivamente, sarà il governo che dovrà decidere sull'aggiudicazione". "Vogliamo esprimere una nostra valutazione più complessiva prima che il governo decida a chi aggiudicare la gara", sostiene la Fiom che chiede al governo di svolgere fino in fondo il suo compito, senza scaricare responsabilità su lavoratori e sindacati. Pronti a schierarsi contro gli esuberi e a opporsi "con tutte le forze" al piano Si, Mdp e Prc, secondo cui non possono essere gli operai a pagare il prezzo della crisi del gruppo siderurgico un tempo gestito della famiglia Riva. 


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