Imprenditore furbetto, gonfia i lavori di ricostruzione di 700mila euro, arrestato dalla GdF

05 Settembre 2012   09:19  

Nella mattinata odierna, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di L’Aquila, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal G.I.P. Giuseppe Romano Gargarella, hanno tratto agli arresti domiciliari Carlo Ciotti di anni 52, noto imprenditore edile di L’Aquila. Contestualmente, sono stati operati sequestri di denaro ed altri beni per un totale complessivo di 700 mila euro. 

L’imprenditore deve rispondere di gravi fatti di truffa aggravata ai danni dello Stato e reati di falso.

L’indagine dei finanzieri aquilani, coordinata dal Procuratore della Repubblica del capoluogo, Alfredo Rossini e diretta dal Pubblico Ministero Antonietta Picardi, ha fatto luce su gravi e reiterate indebite percezioni di fondi pubblici nell’opera di ricostruzione di numerosi condomìni, ville e case, tutte nel capoluogo. Per tale ragione, oltre all’ imprenditore, sono indagati diversi tecnici, per aver asseverato lavori mai eseguiti ovvero eseguiti in forma diversa da quella reale, un amministratore di condominio e alcuni proprietari di abitazioni, beneficiari dell’aiuto di Stato, per un totale di 43 persone.

Va subito detto che l’inchiesta ha avuto inizio circa un anno e mezzo addietro, proprio grazie a diverse denunce pervenute da cittadini terremotati onesti che, a fronte della constatazione di lavori rendicontati in misura e maniera ben diversa dal reale, hanno deciso di rivolgersi alla Magistratura ed alla Guardia di Finanza.

L’arrestato, che risulta iscritto alla Camera di Commercio come “piccolo imprenditore”, titolare di ditta individuale artigiana, all’indomani del terremoto era riuscito ad accaparrarsi un numero rilevantissimo di lavori privati di ricostruzione - oltre 160 cantieri - tanto da risultare secondo solo ad un paio di note di società di capitali operanti nell’edilizia, nella classifica degli affidamenti.

Sono risultate necessarie, quindi, complesse ed elaborate indagini di polizia economica e finanziaria che hanno richiesto l’attento esame di documenti contabili e fiscali, la verifica dei materiali utilizzati, di prestazioni effettivamente svolte, l’esame dei progetti presentati e della congruenza dei computi metrici, l’utilizzo di rilievi fotografici dei luoghi ante e post ricostruzione, ma anche esami testimoniali ed analisi di flussi finanziari - soprattutto concernenti il contributo di Stato - riferibili all’impresa coinvolta, ai tecnici, ai proprietari, ecc..

Per le esigenze delle investigazioni, gli inquirenti hanno incaricato i geometri comunali di eseguire mirati sopralluoghi nei cantieri interessati. 

I finanzieri hanno esaminato accuratamente 73 pratiche di ricostruzione affidate all’imprenditore, (2 riguardanti immobili classificati “A”, 66 classificati “B” e 5 con classifica “C”), rilevando per 58 di esse irregolarità e clamorose incongruenze, talvolta reiterate con caratteri di sistematicità anche per immobili del tutto diversi tra loro.

Si è così scoperta la rendicontazione di ponteggi che, in realtà, non erano stati montati, attestazione di Stati di Avanzamento Lavori eseguiti laddove, invece, non erano ancora iniziati, false fatturazioni di prestazioni per l’esecuzione di opere edili e certificazioni di totale rifacimento di tetti, a fronte invece di limitati lavori di sistemazione.

In alcuni casi, più clamorosi, è stata rilevata l’incongruenza tra i costi asseritamente sostenuti per la copertura dei pavimenti a protezione dai lavori edili e la rendicontazione degli oneri di demolizione e rifacimento delle stesse pavimentazioni.  

Ancora, in altri casi, è stata riscontrata sia la fatturazione del rifacimento dell’intonaco e della ripulitura dei muri che, in stridente contraddizione, la fatturazione della demolizione dei medesimi.

Infine, almeno in un caso, allegata alla pratica di finanziamento, è risultata inserita la documentazione fotografica tesa a comprovare l’utilizzo di ponteggi, riferibile ad un edificio diverso rispetto a quello interessato.

Il danno complessivamente cagionato alla collettività solo per i lavori artatamente gonfiati supera i 700 mila euro. 

Tale importo è comprensivo anche degli ingiusti guadagni percentuali conseguiti dai tecnici deputati alla direzione dei lavori, che si sono prestati a redigere false rappresentazioni delle opere eseguite.

In almeno 28 casi, sono stati rilevati elementi di coinvolgimento in capo ai privati committenti dei lavori, che hanno sottoscritto documentazione contabile non veritiera, per i quali è scattata la denuncia per concorso in truffa aggravata.

Il monito della Guardia di Finanza, per tutti i cittadini interessati, è quindi di prestare bene attenzione a ciò che si firma, chiedendo sempre conto e spiegazione ai tecnici, dei lavori resi dall’impresa, anche per non mettere a repentaglio l’opera di ricostruzione della propria abitazione.

Al fine di non peggiorare il danno cagionato alle casse dello Stato, già nei giorni scorsi, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di L’Aquila avevano sottoposto a sequestro preventivo 225 mila euro circa, relativi alla ricostruzione di 37 edifici, già erogati ai beneficiari, ma non ancora versati all’impresa.

Per 470 mila euro circa, già incassati dall’impresa, la Guardia di Finanza ha oggi eseguito  sequestri su 8 conti correnti, un’abitazione sita in Pescara, terreni nell’aquilano, quote societarie ed autoveicoli fino a concorrenza della somma suddetta. 

Degli esiti dell’indagine penale, sarà anche interessata la Procura Regionale della Corte dei Conti, competente a procedere per il danno erariale cagionato. 


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