Imprenditore suicida: esplode lo scandalo delle banche cravattare

05 Marzo 2013   12:13  

 

Si allarga e acquista contorni inquietanti l'inchiesta scattata a seguito della denuncia dei parenti un impreditore suicida, a causa dei debiti contratti con le banche e impossibilitato ad onorarli.

L'indagine ha già portato a cinque avvisi di garanzia per usura nei confronti di personaggi residenti tra le province di Chieti e Pescara legati ai canali creditizi ufficiali altri semplicemente mediatori che avrebbero concesso mutui e finanziamenti a tassi esorbitanti, sino a ridurre la vittima in rovina.

Nello specifico il sodalizio, ben orchestrato da uno degli indagati, sceglieva imprenditori gia' in difficolta' che si trovavano in condizioni economiche tali da non avere i requisiti per ottenere mutui e finanziamenti dal normale circuito bancario.

Agli stessi sarebbero stati concessi erogazioni di denaro da alcuni istituti bancari della zona, mediati da soggetti senza scrupoli che si avvalevano della compiacenza di alcuni direttori di filiale, tali da consentire loro di mantenere in vita l'azienda per pochi mesi. In realta' tali erogazioni nascondevano un prestito usurario.

''Gli inquirenti - informa primadanoi.it - hanno già portato alla perquisizione di tre banche e al controllo dei conti correnti bancari di altri 30 imprenditori vittime degli usurai e scovati attraverso le intercettazioni telefoniche in circa sei mesi di indagine. Gli inquirenti stanno controllando i tassi di interesse sugli scoperti bancari concessi e dalle prime risultanze sembra che siano tassi astronomici.''

Insomma ad essere cravattare ed usuraie potrebbero essere le stesse banche. Come spiega Flora Rutolo responsabile dell'associazione antiusura Ferabruzzo: ''I nostri periti hanno certificato che sotto le voci più strane la banca fa lievitare le spese, il che fa arrivare gli interessi anche fino al 900-1000%.

Penso al “massimo scoperto”, ai giorni di valuta, ai costi degli assegni fuori piazza e così via. «Quello che è molto grave, secondo la nostra esperienza, non è solo l’elevato tasso di usura che troviamo sui conti correnti, ma il fatto che questo fenomeno sia considerato una normalità, mentre non lo è''.

L’area chietino-pescarese, scrive il quotidiano il Tempo, risulta essere quella più a rischio di usura. ''Ora - afferma Donato Fioriti, presidente per l’Abruzzo dell’associazione "Contribuenti Italiani" - c’è un ulteriore problema: oltre alla poca propensione alla elargizione del credito, associata a commissioni insopportabili applicate da banche ed esattorie, si registra un' aggressione al patrimonio familiare da parte del fisco, sia direttamente mediante la riscossione coattiva, che indirettamente attraverso l’uso spregiudicato dei giochi d’azzardo legalizzati, costringendo tante famiglie monoreddito a richiedere prestiti agli strozzini o a vendere a prezzi stracciati il proprio patrimonio ai compra oro.''

Un fenomeno in crescita esponenziale in Abruzzo: in particolare nell’hinterland pescarese-chietino, dove il gioco d’azzardo legalizzato e non prolifica. Insomma, piove sul bagnato''.

 


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