In Emilia Romagna i politici vanno in TV pagando, perchè in Abruzzo no?!?

Soldi dai gruppi consigliari, ma anche dai singoli

14 Agosto 2012   09:06  

Sempre più torbido l'inciucio fra politica e media, ma a questo gioco al massacro noi non ci stiamo, in tutte le regioni d'Italia i politici pagano interviste e trasmissioni, speciali e approfondimenti con soldi dei gruppi consigliari, dei rimborsi e, spesso, anche provenienti da altre cose mascherandole come "comunicazione".

Altri soldi che vanno alle casse di TV, radio e giornali già ampiamente sostenute dallo Stato con varie tipologie di finanziamento che vanno dal sostegno alla carta stampata, ai fondi Corecom per la TV, ai fondi per le radio locali e non illudetevi si tratta dell'entrata più consistente che la quasi totalità di questi media hanno annualmente.

Il caso scoppiato in Emilia Romangna vede coinvolti quasi tutti i gruppi regionali e tocca anche il Movimento Cinque Stelle, ma non è detto che questo sia contro la morale o contro Legge.

Già la Legge che vorrebbe gli spazi a pagamento nei media tradizionali (internet non è ancora contemplata e non ha una "carta di servizio") gestiti e proporzionati a quelli liberi e gli spazi della testata giornalistica rigorosamente separati da quelli dell'altra programmazione financo quella a pagamento.

Finchè tutto è segnalato e proporzionato, cari lettori, un politico può gestire i soldi come vuole, un assessore può gestire i suoi fondi come vuole, anche se le due contabilità  sono totalmente separate visto che i soldi in dote ai gruppi elettorali sono assolutamente "privati" una volta erogati, diventano a tutti gli effetti soldi dei partiti e solo moralmente si potrebbe perseguire qualsivoglia condotta "scorretta".

Un polverone "anti-casta" che come sempre lascia il tempo che trova ed anche la posizione stupita dell'Ordine dei Giornalisti pare fuoriluogo, visto che l'Ordine è formato da gente che lavora e che "sa come funziona".

Detto questo il "caso Abruzzo" che noi più volte abbiamo sottolineato e che si presenta anche oggi agli occhi di tutti, ma non siamo i soli ad aver sollevato il problema visto che uno dei più acerrimi contestatori è stato proprio il Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi che si è più volte scagliato contro "il Centro" e "Rete 8" rei di non concedergli visibilità, anzi di aver incentrato una campagna contro solo per motivi economici.

Lungi da noi giudicare l'operato degli ottimi colleghi delle due redazioni, ma l'ha fatto lo stesso Presidente Chiodi, noi riportiamo solo la cronaca.

Quindi anche in Abruzzo si usano fondi pubblici per la comunicazione? Certo che si, ma c'è modo e modo.

Se per quanto riguarda i gruppi consigliari, gli stessi fanno ciò che vogliono quindi possono acquistare spazi a pagamento da chiunque senza "gare di evidenza pubblica" perchè quei finanziamenti una volta passati ai gruppi diventano soldi privati (è una semplificazione, ma credo si comprenda bene il concetto), differente è il ruolo che questi soldi assumono quando vengono dagli assessori o dalla presidenza del consiglio e ci riferiamo a  tutti i gradi dal Comune alla Provincia alla Regione, comprendendo anche altri enti come Comunità Montane, enti d'ambito, società partecipate o interamente pubbliche.

La differenza è che quei soldi vanno spesi nell'interesse dei cittadini e non del politico di turno, vanno spesi con regolare gara d'appalto, ma in Abruzzo questo avviene fino a prova contraria.

Quindi il reale danno lo fanno i nostri colleghi?

Noi crediamo di si, ma sono gli editori, la parte commerciale che spingono a mischiare le cose.

Vi siete mai chiesti perchè stagionalmente gli ospiti in trasmissioni TV restano simili, perchè quel tale politico è intervistato anche quando accende la luce la mattina e con quale enfasi viene data la "notizia"?

Vi siete chiesti perchè nelle recenti elezioni noi abbiamo fatto moltissimi "messaggi elettorali a pagamento" segnalati con la videografica ed altri nessuno, ma comunque avevano moltissime interviste a politici?

Datevi una risposta voi stessi.

Il problema non è la comunicazione che deve comunque essere bene primario per il cittadino che deve essere a conoscenza di cosa fa il Governo e cosa fa l'opposizione, il problema è della correttezza di chi propone questi contenuti.

Quelli a pagamento vanno dichiarati, per la stampa, la TV e la radio esiste un obbligo di Legge, per internet è solo morale.

Ecco perchè noi diciamo sempre a tutti che con i loro soldi pagano la visibilità nel nostro sito, pagano lo spazio acquistato e definito "a pagamento", la nostra testata giornalistica non è in vendita.

Luca Di Giacomantonio

 

ps. Per la seconda volta quest'anno si è ripetuto lo sgradevole episodio di mantenere i banner elettorali su alcuni siti anche durante il silenzio elettorale e addirittura ad urne aperte (ripetiamo legalmente legittimo ma moralmente deplorevole), l'Ordine dei Giornalisti non ha fatto nulla...


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