In sciopero della sete davanti la Provincia, imprenditore: "Dovevo stare zitto per essere pagato?"

Dopo un mese in sciopero è finito in ospedale, ora sciopero sete

14 Ottobre 2013   12:37  

Massimo Tomeo non ce la ha fa più, ma non molla la sua protesta estrema.

Da ieri sera poco prima della mezzanotte è in sciopero della sete e della fame, una scelta durissima, che fa seguito al precedente sciopero della fame che si era interrotto con ricovero in ospedale.

Tomeo è solo, al freddo, e in sciopero della fame e della sete, davanti alla Provincia dell'Aquila, nella generale indifferenza.

Non sono stati indifferenti i cittadini che abitano lì, che al primo sciopero si sono preoccupati di capire perché un uomo non più giovanissimo decidesse di passare le sue giornate sotto la Provincia, e sono stati loro a chiamare la stampa.

A parte loro l'indifferenza è generale e insopportabile.

Tomeo è un imprenditore di Vasto, e chiede alla Provincia di essere pagato per i lavori di ristrutturazione fatti all'Istituto Tecnico per Geometri di Sulmona nel 2011.

Tomeo aveva lavorato per un ATI che oggi risulta irrintracciabile, secondo quello che riferisce sia Tomeo che la Provincia.

Durante i lavori Tomeo inviò alla Provincia e alla Procura della Repubblica una denuncia circa lavori irregolari.

Oggi l'imprenditore spiega che la Provincia, nonostante la sua denuncia, e nonostante la mancanza di documentazione, decise di pagare l'ATI che poi non ha pagato altri.

La questione non è di facile risoluzione, perché la Provincia di fatto ha pagato, secondo Tomeo, ha pagato incautamente, e oggi deve ripagare: “Ciò che temono è che pagando due volte, la responsabilità ricada su chi ha firmato l'atto, e quindi non lo fanno, perché arriverebbe la Corte dei conti, so che per legge sono invece tenuti a pagarmi”.

Il presidente della Provincia Antonio Del Corvo ai nostri microfoni aveva chiarito che tutto era nelle mani della magistratura e l'unico suo potere era spingere ad una veloce risoluzione della situazione legale.

Di fatto nulla è accaduto.

“Incomincio a credere che non vengo pagato perché non sono stato zitto, ho denunciato irregolarità mettendomi contro l'Ati e contro la Provincia, e ora mi si ritorce contro. Dovevo stare zitto per essere pagato? Mi hanno punito per aver parlato?

Tomeo, vanta un credito di 120 mila euro: l'impossibilità di pagare i contributi e quindi il Durc ha bloccato la possibilità di lavorare. “Vivo con 200 euro, mi sono rimasti quelli”.

Massimo Tomeo è profondamente dignitoso e di dignità parla anche nello striscione messo sul furgoncino dove dorme. Gli striscioni sono apparsi ora, per rendere chiaro ed evidente a tutti che lui non è un uomo che perde il suo tempo all'aria aperta, ma un imprenditore straziato, che chiede gli sia riconosciuto quanto dovuto. Tomeo spiega in una lettera tutte le sue ragioni

“Non sono ancora alla disperazione, e spero di non arrivarci mai, perché quando si arriva alla disperazione si perde il controllo”.

Fuori dai microfoni ci dice “Gli avvocati quando anno fatto sciopero della fame facevano i turni ed erano assistiti da un'ambulanza h24, io sono fuori da un ente pubblico, e nessuno si interessa alla mia vita”.

di Barbara Bologna


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