Inchiesta Terre d'Oro, La difesa avanza richiesta di annullamento dei domiciliari

Non sussiste pericolo di inquinamento prove

03 Febbraio 2015   10:46  

Si preparano a vivere ore cruciali Filippo Colanzi,Carmen Pinti e Massimiliano Di Cintio i gli indagati nell'ambito dell'inchiesta Terre d'Oro e destinatari di un sequestro preventivo di beni da parte della magistratura per circa 3 milioni di euro.

Il legale Marco Femminella, ha infatti avanzato richiesta di annullamento degli arresti domiciliari a cui sono sottoposti, richiesta su cui il Tribunale del Riesame dell'Aquila si pronuncerà entro i prossimi tre giorni.

Nell'udienza presso il tribunale, l'avvocato Femminella ha tentato l'ultima carta per scongiurare il prosieguo della detenzione domiciliare per i suoi tre assistiti, asserendo che "Colanzi non ha più nulla, né può inquinare le prove dell'inchiesta".

I fatti contestati al proprietario dell'azienda Emoter risalgono al biennio 2009/2010, relativamente ai lavori di spostamento terra nella Valpescara per il progetto del Megalò 3, lavori poi finiti nell'inchiesta Terre d'Oro, che ha determinato un sequestro di circa 3 milioni di euro (destinato, pare, a diventare confisca) tra capannoni, mezzi ed aree, i domiciliari per lui, la moglie e Di Cinto e l'interdizione all'attività imprenditoriale per il figlio Emanuele.

L'inattualità delle misure cautelari, secondo l'avvocato, si basa anzitutto sul fatto che le contestazioni avanzate nei confronti di Colanzi e degli altri assistiti sono già parte di un processo da tempo già in corso.

Oltre a ciò, la difesa ha inoltre sostenuto come nel caso di Megalò 3 tutto sia stato sequestrato a causa di precedenti lavorri di spostamento di terreno, per cui sarebbe improbabile che tale reato possa essere stato ricommesso. Infine, ulteriore punto della tesi difensiva, la qualità dei terreni trasferiti, circa i quali secondo l'avvocato non vi è certezza che siano rifiuti.


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