Indagine Confartiganato: la zavorra dei "baby pensionati", all'Abruzzo costano 150mln l'anno

06 Settembre 2012   12:12  

Un piccolo ma pesante esercito di "baby pensionati" abita in Abruzzo, uomini e donne ancora in forza per lavorare bene e a lungo, già pensionati.

dati forniti dalla Confartigianato Abruzzo, sulla base di un'elaborazione dell'Ufficio studi della Confederazione nazionale dell'Artigianato, raccontano di  8.525 persone, a livello regionale, che sono andate in pensione a meno di 50 anni, pari all'1,6 per cento delle oltre 531mila presenti in Italia.

Sono i figli del governo Rumor, che nel 1973 varò un provvedimento (D.p.r. 1092 del r 29 dicembre del 1973) che consentiva alle dipendenti pubbliche con figli di andare in pensione dopo solo 14 anni, sei mesi e un giorno di lavoro, mentre gli statali potevano già lasciare il servizio dopo 19 anni e mezzo e i lavoratori degli enti locali dopo 25 anni. 

Questi pensionati sono giovani uomini e donne tra i 45 e i 49 anni che, in base alle stime, percepiranno la pensione per oltre 37 anni, passando il 44 per cento della vita in pensione. Non mancano, però, coloro che hanno lasciato il servizio a meno di 35 anni e che trascorreranno il 63,4% della vita senza lavorare. 

Tutti questi "baby" in pensione oggi costano ben 150 milioni di euro all'anno all'Abruzzo. Del totale degli assegni, 7.434 sono pagati dall'Inpdap e 1.091 dall'Inps.

L'assegno della pensione è di circa 800-900 euro al mese.

L'argomento è scottante, grave protremmo dire, figlio di un periodo storico in cui la crescita in Italia sembrava non dovesse mai avere fine, ma oggi quei pensionati ragazzi, sono una terribile sciagura per il nostro Paese.

Il direttore di Confartigianato Abruzzo, Daniele Giangiulli, definisce i 150 milioni all'anno dell'Abruzzo e i 9,5 miliardi dell'Italia come una "voragine". Giangiulli spiega il fenomeno riferendosi al decreto sulla spending review. "Il riordino delle Province porterebbe ad un risparmio di 15 miliardi di euro. Il problema grave-sottolinea-è che in Italia la spesa pubblica, nel periodo 2000-2012, è aumentata di 250 miliardi di euro, mentre, ad esempio, in paesi come la Germania è scesa di 18 miliardi. E poi ci chiediamo perché nel nostro Paese la situazione sia così drammatica".


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