Italcementi, i lavoratori bloccano la Tiburtina per il terzo giovedì di fila

GALLERIA DI IMMAGINI

05 Settembre 2013   11:50  

Terzo giovedì consecutivo di proteste lungo la Tiburtina da parte degli operai dell'Italcementi di Scafa, nel tratto antistante il sito attualmente a rischio chiusura, dopo la decisione della proprietà di declassarlo dalla fascia B, comprendente le cementerie in cassa integrazione per ristrutturazione, alla fascia C, nella quale sono invece indicati gli stabilimenti in regime di cassa integrazione per prossima chiusura.

Presenti quasi tutti i 70 dipendenti dell'azienda (la quale, tenendo conto anche dell'indotto, dà lavoro ad un totale di circa 130 persone) riuniti in varie sigle sindacali, insieme per scongiurare la chiusura del posto di lavoro che consente loro di mantenere le proprie famiglie, anche in considerazione del fatto che, essendo in buona parte sui quarant'anni e più, trovare una nuova occupazione, soprattutto di questi tempi, sarebbe tutt'altro che facile.

Scarso, o meglio dire nullo sostegno alla causa, invece, é giunto quest'oggi da parte dei cittadini di Scafa.

Il blocco é iniziato compatto alle 8 di stamani, per durare fino alle 12 circa, bloccando la Tiburtina in entrambi i sensi di marcia, anche se ad intervalli regolari in modo da permettere comunque un minimo di circolazione alle autovetture.

Qualche protesta da parte degli autisti si é verificata, ma nel complesso tutto si é svolto in maniera assolutamente civile e moderata, e non é escluso possa ripetersi ancora: "Comprendiamo i disagi che creiamo per chi circola con le auto lungo questa strada, ma é necessario dare un segnale contro la minaccia di chiusura", ha dichiarato Pietro Di Tomasso, iscritto alla Filca Cisl, che ha di seguito affermato che "un'eventuale prosieguo dei blocchi il giovedì mattina é subordinato a ciò che scaturirà dall'incontro che si svolgerà oggi a Roma tra la delegazione, Quagliariello e Legnini, che anticipa il vero appuntamento fondamentale del 10 presso il Ministero dello Sviluppo Economico".

Presente, tra i manifestanti, anche il vice sindaco di Scafa, Marco Del Torre, "per dimostrare la vicinanza del Comune e delle istituzioni in generale a questi lavoratori, senza alcuna bandiera politica, e per mostrare la nostra disappovazione nei confronti della decisione della proprietà di cambiare gli accordi presi lo scorso 14 gennaio in materia di cassa integrazione, senza consultare nè l'amministrazione nè i sindacati, accordi presi in conseguenza, fondamentalmente, dello sproporzionato rapporto di forza che vi é da sempre tra la cittadinanza di Scafa e la famiglia Pesenti. Intendiamo rivolgere comunque un plauso ai lavoratori di questo stabilimento, che nonostante la minaccia di perdere il lavoro continuano a comportarsi con ammirevole dignità e civiltà".

L'augurio é che la protesta non debba continuare oltre, e che il viaggio di oggi a Roma della delegazione possa sortire qualche effetto positivo.

Lorenzo Ciccarelli

 

LA CNA: A RISCHIO ANCHE DECINE DI IMPRESE DELL'INDOTTO''

A rischiare non sono solo i dipendenti, ma anche decine di imprese dell'indotto che lavorano nell'autotrasporto, nella manutenzione e nelle cave. Con il risultato che centinaia di famiglie potrebbero perdere il proprio reddito.

Esprime preoccupazione la Cna di Pescara, che rivolge un appello alle istituzioni locali ed alla Regione per la ricerca di una positiva soluzione, sulla crisi dello stabilimento Italcementi di Scafa, presidio la cui proprieta' ha annunciato nei giorni scorsi la chiusura della struttura della Val Pescara.

A detta del presidente della confederazione artigiana, Riccardo Colazilli, che chiede "senso di responsabilita' al gruppo industriale", "l'allarme generato dalla perdita diretta di posti di lavoro rischia di far passare in secondo piano, agli occhi della pubblica opinione, il destino incerto che si apre per decine di piccole imprese che vivono, con le loro attivita', proprio dell'indotto generato dall'Italcementi". "

Secondo dati in nostro possesso - prosegue - ci sono almeno venti aziende di trasporto, riunite nel Consorzio di trasportatori artigiani, il 'Cta', che prima caricavano quotidianamente materiale nella fabbrica di Scafa, costrette gia' a dirigersi in provincia di Roma, a Colleferro, nell'altra struttura del gruppo, per caricare i propri mezzi.

La distanza coperta tra Scafa e il Lazio, ovviamente, non viene riconosciuta nelle spese di trasporto; con il risultato di rendere l'attivita' diseconomica, e concreto il rischio di doversi trasferire o abbandonare l'attivita'".

Stesso discorso, a detta del presidente della Cna pescarese, riguarda le aziende impegnate nella manutenzione, che arrivano a impegnare, soprattutto nei periodi di fermo, anche decine e decine di dipendenti: altri posti, questi, messi a rischio dall'annunciata chiusura.

E non e' difficile immaginare che stessa sorte subiranno i dipendenti delle cave nelle quali l'Italcementi si e', sin qui, approvvigionata di materie prime.

"In questo modo, e senza voler estendere il calcolo ad altre attivita', come la ristorazione o il commercio - conclude Colazilli - e' facile quantificare in centinaia le famiglie a rischio-reddito, in un momento cosi' negativo per l'economia del nostro territorio"

 

QUAGLIARIELLO E LEGNINI: ''CONVOCHEREMO AZIENDA E SOLLECITEREMO MINISTRI LAVORO E MISE''

Si è tenuto stamani a Palazzo Verospi, nell’ufficio del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, l’incontro sul caso del cementificio Italcementi di Scafa chiesto da istituzioni locali e sindacati, alla presenza del ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello.

“La regione Abruzzo – ha affermato il ministro Quagliariello - rappresenta un mercato dinamico per il cemento, anche per via della ricostruzione che ci riporta al dramma del terremoto del 6 aprile 2009 che ha commosso l’Italia intera. E’ inaccettabile pensare di continuare a sfruttare quel mercato attraverso un deposito, chiudendo contemporaneamente un’attività produttiva in spregio ad accordi precedentemente presi”.

Inoltre, “è gravissimo – ha spiegato il sottosegretario Legnini – che in un territorio così esteso e popoloso, ma soprattutto in presenza del cratere del sisma, in pochi mesi chiuda, dopo quello di Pescara, anche lo stabilimento di Scafa.

Il tema della crisi dell’edilizia è drammatico, e il governo lo ha messo in primissimo piano nella sua agenda con provvedimenti come lo sbloccacantieri e quelli sull’edilizia sociale e scolastica, ma il caso Abruzzo è assolutamente diverso e particolare – ha aggiunto Legnini – proprio in virtù della ricostruzione post terremoto, che ampiamente compensa il dato negativo della crisi”.

Un incontro positivo – così è stato definito da entrambi i membri del Governo Letta – nel quale sono stati messi in cantiere i prossimi passi da compiere. “Innanzitutto – ha spiegato Legnini - solleciteremo i ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico a riconsiderare, nella trattativa in corso sul piano generale Italcementi, il caso del cementificio di Scafa.

Subito dopo convocheremo i vertici di Italcementi per farci spiegare il perché di tale immotivata decisione e per manifestare la nostra ferma volontà, nel caso procedano nell’intenzione di chiudere, di chiedere conto della perdita di valore dell’azienda pubblica Sama, in concessione a Italcementi che, nel corso degli anni, avrebbe meritato investimenti e strategie finalizzati ad un mercato, quello dell'asfalto, che oggi offre interessanti prospettive, e soprattutto - ha spiegato il Sottosegretario - sulla bonifica del sito sul quale insiste il cementificio”.

Due prime iniziative, quelle annunciate da Legnini e Quagliariello – il cui fine sarà “chiedere a Italcementi – hanno concluso il ministro e il sottosegretario – di riconsiderare l’orientamento fin qui espresso riguardo la chiusura del sito di Scafa”

 

 


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore