Italia, il paese dove la tortura non è un delitto.

14 Febbraio 2016   13:10  

Pubblichiamo la traduzione di un'interessante articolo trovato sulla versione digitale del giornale spagnolo elmundo a firma di Monica Bernabe, che evidenzia la latitanza legislativa italiana su temi importanti come quelli della tortura.

Sono quattro i testimoni che hanno identificato il sacerdote italiano argentino Franco Reverberi come cappellano militare che ha partecipato sessioni di tortura nelle celle della cosi detta "Casa Departamental" nella città di San Rafael in Argentina durante la dittatura di Jorge Videla. Il 15 Novembre 2012, la corte federale di San Rafael ha ordinato l'arresto immediato del sacerdote per essersi rifiutato di testimoniare in tribunale per il suo presunto coinvolgimento in torture, e ha chiesto all' Italia la sua estradizione in l'Argentina, visto che ora vive a Reverberi un paesino nei pressi di Parma.

E così continua, perché la giustizia italiana ha respinto l'estradizione del cappellano. Perché? Anche se suona surreale, il reato di tortura non esiste nel codice penale italiano, e quello di lesioni già è andato in prescrizione.

 Il fatto di cui il sacerdote è accusato si è verificato nel 1976, e il reato per  le lesioni criminali è scaduto dopo 22 anni e sei mesi. Ora è troppo tardi per il processo.

"L'Italia sta diventando un rifugio per i torturatori," lamentano fonti ufficiali dell'Ambasciata Argentina a Roma, che preferiscono mantenere l'anonimato. L'ambasciata si è appellata alla  Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello di Bologna che si è rifiutata di consegnare il prete, e ha anche cercato di estradare due militari italoargentini per la stessa ragione.

Ma anche in questo caso, si è scontrato contro lo stesso muro: un vuoto giuridico senza precedenti.

Il Parlamento italiano sta discutendo da tempo un progetto di legge per introdurre il reato di tortura nel codice penale, senza però che i partiti raggiungano.

 "C'è una grande pressione da parte dei sindacati di polizia. Essi credono che l'introduzione del reato di tortura implica criminalizzare le forze di sicurezza", afferma Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, alla guida di una campagna per il riconoscimento della tortura come reato nel quale è coinvolta anche Amnesty Internazional.

Padre Reverberi, 78, ora vive a Sorbolo, un tranquillo villaggio situato a dieci chilometri da Parma, nel nord Italia. E' una persona rispettata. E 'il sacerdote incaricato delle confessioni e officia anche alcune masse. Vive in una stanza nella canonica, proprio dietro la chiesa.

"Domenica è il giorno peggiore per trovarlo perché è in missione. Sta andando da un villaggio all'altro, lo invitano a pranzo le famiglie, non ha  telefono cellulare e la sera torna tardi", questa è la dichiarazione fatta ad un giornalista da, Aldino Arcari,  un altro parroco, per convicerci che non era stato possibile individuare padre Reverberi a Sorbolo domenica scorsa.

 "Non so cosa sia successo in Argentina. So solo che l'ultima volta che un giornalista è venuto a chiedere informazioni la sua reazione fù violenta, ha aggiunto il sacerdote, senza dare ulteriori spiegazioni.

Nel villaggio nessuno vuole parlare.

Tre persone che stavano parlando fuori dalla chiesa dopo la messa sono improvvisamente restate in silenzio quando ho chiesto se conoscevano che la giustizia argentina reclamava Reverberi. "No, non lo sappiamo," risponde uno con espressione di circostanza.

 "Come si può dire queste cose? Abbiamo appena preso la comunione!", Esclama una signora scandalizzata. "Beh, sì, lo sappiamo. Ma questa è già una vecchia storia. Non lo hanno estradato" giustifica una terza. "Padre Reverberi è una persona per bene, una persona tranquilla. Non posso giudicare da quello che ha fatto in passato. Dio dirà", conclude.

Però per l'Assemblea permanente per i diritti umani (APDH) di San Rafael,  non è una storia passata. L'organizzazione Argentina ha già inviato due lettere al papa Francisco chiedendogli di intercedere nel caso.

Per la prima, ha ricevuto una conferma della consegna, nella seconda, nemmeno quella.

"Reverberi è venuto a testimoniare davanti alla corte di San Rafael, nel 2010", ha detto al telefono dall'Argentina Silvana Yomaha, segretaria coordinatrice dell' APDH. "Diversi testimoni lo hanno identificato ed allora è quando è scappato" dichiara.

L'associazione non capisce che il sacerdote possa vivere in pace in Italia e nessuno fa niente.

"Ognuno usa il Papa come se potesse risolvere tutto", ha difeso il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. "Se la giustizia italiana non ha estradato, cosa possiamo fare noi?".

Arturo Salerni, uno degli avvocati assunti dall' Ambasciata Argentina, ha cercato di ottenere l'estradizione facendo appello agli accordi internazionali firmati dall' Italia, come la Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite. Ma nemmeno con questo e stato sufficiente.

 "Abbiamo bisogno di una legge che trasformi il divieto internazionale della tortura  come un crimine", dice la sentenza della Corte Suprema di Cassazione.

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato il governo italiano nel mese di aprile dello scorso anno a pagare un risarcimento di 45.000 euro per Arnaldo Cestaro di essere stato vittima di tortura da parte delle forze dell'ordine durante la celebrazione del G8 di Genova nel 2001,non avendo ottenuto giustizia in Italia. Ci sono casi simili nel paese. Roma sta indennizzando direttamente le presunte vittime per evitare il ricorso a Strasburgo.

Traduzione di Gianfranco Di Giacomantonio

La notizia orinale la potete leggere a questo indirizzo: http://www.elmundo.es/internacional/2016/02/14/56bf79cbe2704eb2698b45df.html


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