L'Abruzzo contro i tecnocrati di Bruxelles: ''Il Patto di stabilità blocca la ricostruzione''

27 Giugno 2013   13:48  

Ieri a Bruxelles sul banco degli imputati della Commissione europea le scelte e le spese del post-terremoto abruzzese.

Nel corso di un audizione a cui per l'Italia hanno preso parte il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, il presidente della Regione Gianni Chiodi, il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli , il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, il capo dipartimento dei Vigili del fuoco Francesco Paolo Tronca e il presidente della Provincia dell'Aquila, Antonio Del Corvo.

La Corte dei Conti Europea contesta il costo eccessivo degli appartamenti post-sismici del Progetto CASE, superiore del 43% a metro quadro rispetto la media del mercato. Eccessivi soprattutto i costi per il calcestruzzo e gli ascensori.

Il commissario David Sweet ha poi sottolineato che '' Quelli del progetto CASE sono Alloggi temporanei ovvero utilizzabili fino a quando non si torna nelle proprie case”. Cioè par di capire che in teoria secondo L'Europa andrebbero rimossi, e non potrebbero come vuole fare il Comune essere utilizzati per housing sociale o messi in parte sul mercato.

Il rischio è comunque che l'Italia debba restituire i 350 milioni di euro messi a disposizione dall’Unione Europea per la costruzione delle abitazioni del Progetto Case e l'apertura di una procedura di infrazione.

La delegazione Italiana ha respinto punto per punto le accuse, facendo capire anche la complessità e le dimensioni della catastrofe sismica abruzzese. E Franco Gabrielli ha ad un certo punto replicato polemicamente ad un commissario: “ Non si può capire quello che dico se non si capisce ciò di cui si parla, uno dei più devastanti terremoti di questo Paese.''

Sul tavolo di Bruxelles anche la partita delle tasse da restituire al 100%, ovvero il tentativo di far cambiare idea alla Commissione europea, secondo cui una riduzione fiscale in un territorio messo in ginocchio da una catastrofe è considerata concorrenza sleale. E soprattutto la necessità di consentire in caso di gravi calamità la possibilità per uno stato membro di sforare il parametro del 3% del rapporto debito Pil, per poter fare investimenti di medio lungo termine e finanziare la ricostruzione.

Preoccupante però l'algida risposta del commissario Ingeborg Grassle, '' Non esiste una base giuridica per la ricostruzione. Non esiste un diritto alla ricostruzione a livello europeo. Il problema è grave ma ve lo dovete risolvere voi.''

 


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