L'Aquila, Renzo Piano: "Proposi una ricostruzione del centro, l'auditorium è un ripiegamento"

L'Espresso dà la parola a Renzo Piano

04 Ottobre 2012   10:20  

Si inaugura, è arrivato il momento in cui le polemiche troveranno il loro sfogo, e la curiosità sarà accontentata. Tra pochissimi giorni apre l'auditorium del Parco, alias, l'auditorium di Renzo Piano, alias uno stradivari nel parco, alias Casa delle Musica.

Tanti i nomi per quel luogo intorno al quale sono nate e spesso si sono sopite polemiche, politiche e ambientaliste.

L'Espresso in edicola questa settimana dedica all'auditorium e all'archistar che gli ha dato vita, Renzo Piano, un ampia attenzione, quattro pagine dal titolo "L'Aquila che vorrei" a firma di Enrico Arosio

Il pezzo dà subito spazio alle polemiche per metterle a tacere con le parole dello stesso Renzo Piano: "La cultura del sospetto è un dramma dell'Italia."

Arosio parte dal l'auditorium, fa un giro in centro e commenta "non è un bello spettacolo" ed elenca: "il municipio abbandonato, a via Roma ancora una Smart sfondata dai detriti, ovunque tagliate le forniture elettriche e di gas...la chiesa di San Domenico impacchettata e le abitaizoni chiuse con il i lucchetti.." un elenco lunghissimo di luoghi senza vita, fermi al 6 aprile 2009. 

E Arosio conclude l'elenco "in confronto a questo horror vacui i colori dell'Auditorium sono una frustata al pessimisimo e all'inazione."

Poi la parola passa all'architetto Piano che spiega la sua contrarietà all'operazione del governo Berlusconi di spostare gli abitanti del centro nelle new town, ovvero il progetto Case: "L'Aquila va recuperata, e numerosi lotti hanno meno danni strutturali di quanto appaia, cone tecniche di demolizione selettiva si può operare chirurgicamente".

Nel pezzo si spiegano caratteristiche dell'auditorium, materiali e si aggiunge: nel parco sono stati collocati 280 alberi, non uno è stato abbattuto, e sotto l'auditorium ci sono gli isolatori sismici che sopportano oscillazioni di 30 centimetri.

Piano poi racconta: aveva fatto di più di quello che il 7 ottobre vedranno tutti, aveva proposto un piano di ricostruzione selettiva dell'Aquila, città unviersitaria.

"Avremmo riattivato in tempi brevi 20 edifici - spiega l'archistar genovese - l'auditorium rispetto all'idea iniziale è un ripiegamento".

L'architteto, come racconta Arosio, avrebbe lavorato usando "trecniche selettive e legno"  e operò così anche a Otranto anni fa, ma a L'Aquila fu bloccato da Cialente e Dellai, presidente della Provincia di Trento, dietro di loro il diktat di Bertolaso.

 "Furono Bertolaso e soci - spiega Arosio nel suo articolo - su indicazione del governo, a mettere in sicurezza, e sbarrare il centro storicio. Dopo tre anni è tutto fermo." 

Nel pezzo si analizza anche la strana storia di Italia Nostra che dopo aver tuonato a livello locale contro l'auditorium, a livello nazionale la presidente Alessanra Mottola Molfino ha visitato il cantiere si è resa conto della qualità, e si è scusata con l'autore.

E nell'articolo Piano ribadisce che"l'auditorium nasce provvisiorio, non definitivo. E' smontabile e ricostruibile altrove a costi ragionevoli."

Cita delle ipotesi fatte con gli studenti di ingegneria dell'Aquila che hanno collaborato in cantiere, ma speriamo non si realizzi mai questa ipotesi: ricollocare l'auditorium in futuro al parco di Collemaggio, sotto la basilica.

 


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