L'Aquila, il nuovo Questore Rizzi: "Priorità alla sicurezza, a misura della città così come è oggi"

"L'Aquila è stata vittima, e io sono sempre con le vittime"

31 Luglio 2013   11:22  

“Per la mia impostazione professionale e culturale la vittima è sempre e innocente. L'Aquila, è stata vittima di tanto dolore, e io sono schierato dalla parte di chi ha subito il lutto”

Così si è presentato per la prima volta alla stampa il nuovo Questore dell'Aquila Vittorio Rizzi, che subentra a Giovanni Pinto, che va ad assumere le funzioni di direttore centrale dell'immigrazione e della Polizia delle frontiere.

Rizzi 53 anni, è prima di tutto un investigatore: promosso nel maggio 2012 Dirigente Superiore della Polizia di Stato, ha diretto per due anni e mezzo, fino al 2007, la Squadra Mobile di Milano, per poi assumere la dirigenza della Squadra Mobile di Roma.

Il Questore già stamane ha iniziato a lavorare, e nei giorni passati ha studiato la stampa per comprendere il sentore dell'opinione pubblica.

La sicurezza ha spiegato "è un bene primario, e il nostro impegno sarà quello di garantirla, ma una sicurezza che sia misura della città"

Rizzi a Roma ha studiato da lontano L'Aquila e la sue vicende, e ben comprende la sua condizione: “A Roma il mio capo gabinetto era Delfina Di Stefano, dell'Aquila, e con lei giornalmente abbiamo parlato della realtà della città. Ho ben chiara la condizione di due realtà, quella del centro storico e della città diffusa, con una vita che si svolge in più centri urbani, dovremo lavorare con diversi modelli si sicurezza. Aree diffuse hanno comportato una realtà sociale differente, il nostro lavoro sarà costruire una sicurezza a misura dell'Aquila così come è oggi”.

Rizzi ha parlato anche del problema delle infiltrazioni mafiose: “E' un tema che mi sta molto cuore, e su questo tema so che qui a a L'Aquila si stanno investendo molte risorse”.

Da Rizzi anche attestati di stima al capo della Mobile Maurilio Grasso: “Avete un eccellente capo della Mobile, che io ebbi come funzionario dirigente della Seconda Sezione della Squadra Mobile, a Roma. Lui fa il lavoro investigativo, ognuno farà il suo, anche se non nego -ironizza- la mia tentazione di entrare nella sua stanza a lavorare alle investigazioni”.

di Barbara Bologna


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