L'assassinio del giornalista abruzzese Antonio Russo. Melilla manifesta per la verità

15 Ottobre 2013   11:12  

"Mercoledi 16 ottobre ricorderemo l'assassinio in Cecenia del giornalista abruzzese di Radio Radicale".

Lo dichiara Gianni Melilla, deputato SEL

"Sono passati ormai 13 anni e siamo lontani dalla verità giudiziaria su quei fatti. Noi sappiamo che Antonio Russo aveva documentato le atrocità commesse dai militari russi sulla popolazione cecena e sappiamno anche i tentativi delle Aurtorità Russe di depistare le indagini. Certamente non vogliamo dimenticare il sacrificio di Antonio Russo e di tanti corrispondenti di guerra che ci fanno sapere, a rischio della loro vita, di come i diritti umani siano violati in tutte le guerre e chi paga sono sempre i più deboli:i bambini, le donne, gli anziani. Per questo manifesterò insieme agli amici di Antonio Russo davanti all'Ambasciata Russa il 16 ottobre. Per questo mi attendo una chiara presa di posizione della Ministra agli Affari Esteri Emma Bonino".

Il corpo di Russo fu ritrovato torturato, ai bordi di una stradina di campagna  il 15 e il 16 ottobre 2000 in Georgia, dove si trovava per documentare la guerra in Cecenia. 

Oscure le cause della sua morte. Si sa solo che il cronista aveva parlato di una videocassetta contenente torture e violenze dei reparti militari russi ai danni del popolo ceceno, che avrebbe poi mandato in Italia.

E alla Ministra invia anche l'interpellanza che segue 

 

INTERPELLANZA

Alla Ministra agli Affari Esteri

per sapere- premesso che:

il 16 ottobre del 2000 fu ritrovato il cadavere del giornalista di Radio Radicale Antonio Russo,nato a Francavilla a Mare il 6 giugno 1960, vicino al villaggio di Udzharma, a 25 kilometri da Tiblisi, capitale della Georgia, che da pochi anni era diventato uno Stato indipendente, dopo aver fatto parte dell'URSS;

dall'autopsia è risultata la natura violenta della morte di Antonio Russo: "il torace fracassato, due costole rotte con il colpo netto di un'arma che assomiglia ad una mazza di ferro...", il suo assassinio è stato particolarmente crudele e probabilmente preceduto anche da una tortura;

a tutti gli ambienti giornalistici , istituzionali e diplomatici era nota l'attività di Antonio Russo e le sue corrispondenze dalle zone di guerra dell'Est europeo e anche dell'Africa, in Burundi, a lungo era stato l'unico giornalista indipendente rimasto a Pristina a denunciare il dramma dei profughi bosniaci, e per molto tempo è stato uno dei pochi giornalisti a raccontare la guerra civile in Cecenia nella disattenzione dell'Europa e dell'Occidente in generale;

un altro esponenti del Partito Radicale transnazionale è stato ucciso nelle strade di Mosca in circostanze mai chiarite dalle autorità russe, alla vigilia della discussione in sede ONU della proposta avanzata dalla Russia di sospendere il PRT, accusato ingiustamente di complicità con il terrorismo ceceno;

Antonio Russo aveva dichiarato prima di essere assassinato di essere in possesso di nuovo materiale video sulla guerra civile in Cecenia e sulle violenze commesse in Cecenia dai Russi in aperta violazione dei diritti umani, tutelati a livello internazionale;

l'appartamento in cui alloggiava il giornalista Antonio Russo è stato trovato devastato e sono scomparsi i documenti riguardanti il suo lavoro , il computer e il telefono satellitare;

la polizia locale russa ha tentato inizialmente di far passare l'omicidio come un incidente stradale e poi come una aggressione di balordi a scopo di furto;

secondo alcune fonti Antonio Russo avrebbe documentato l'uso di armi chimiche da parte russa contro la popolazione cecena, con possibili responsabilità del Governo Russo;

quali siano le responsabilità accertate dalle indagini sugli autori e sui mandanti dell'omicidio di Antonio Russo in Cecenia 13 anni fa;

quali siano state le iniziative assunte dalla rappresentanza diplomatica italiana in Russia e dai vari Governi che si sono succeduti in 13 anni per avere la piena collaborazione delle autorità russe nelle indagini effettuate;

quali siano state le conseguenze politiche e diplomatiche di questa vicenda.

Roma  ottobre 2013                                GIANNI MELILLA

 


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