La Palmer, moglie di Jerry Lewis, figlia di emigrati di Paganica

Sogni americani che diventano realtà

18 Marzo 2008   21:02  

di Emanuela Medoro -

 

Quando il sogno americano diventa realtà. Un caso è quello di Patti Palmer, cantante americana molto nota nel dopoguerra e fino agli anni 60, splendida vocalist nell’era delle big-band e moglie di Jerry Lewis. Perché ce ne occupiamo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e risalire al 1919 quando Maria Rotellini di Paganica, 19 anni, a servizio presso una famiglia facoltosa che la trattava a suon di botte, cosa allora ritenuta normale, trovò la via di uscita dall’infelice situazione esistenziale emigrando in America, con un matrimonio per procura, sistema che allora permetteva alle donne di superare tutte le difficoltà burocratiche per entrare negli Usa.

 

Il fratello di Maria, Franco, che era emigrato precedentemente e lavorava in una miniera del Wyoming, trovò un suo amico, tale Antonio Calonico, egli pure minatore emigrato, disposto a sposarla. Si combinò il matrimonio e così Maria fece il gran balzo da Paganica, grazioso paese a pochi chilometri dall’Aquila sulla strada che porta al Gran Sasso, a un villaggio nei pressi della miniera nel Wyoming.Dal matrimonio nacquero due figli, Pasqualina e Giuseppe. Dell’infanzia di Pasqualina (Patti) si sa quello che lei racconta nella sua autobiografia “I laffed till I cried “, pubblicata nel 1993 negli States.

E’ evidente che le percosse ricevute da giovane avevano segnato in modo indelebile il comportamento della madre Maria, che usava la stessa violenza domestica da lei subìta nei confronti della figlia. Nella sua autobiografia Pasqualina racconta: ”L’amore non è mai stato un elemento dominante della mia vita, prima d’incontrare Jerry. Mia madre mi difese una volta soltanto in vita sua e me lo ricordo benissimo. Quando si dirigeva verso di me, di solito mi tiravo indietro perché pensavo volesse picchiarmi. In genere avevo ragione io, ma se aggrottavo le ciglia, mi dava uno schiaffo e quando le chiedevo che cosa avessi fatto per meritarmelo, lei rispondeva freddamente:

“Non mi piace il modo come mi guardi”. Molto presto imparai a pulire i pavimenti e a pulirli ogni volta fino a quando non raggiungevo la perfezione che voleva mia madre. Piangevo quando ero inginocchiata a pulire il pavimento con una spazzola e un secchio d’acqua. Le mie mani venivano costantemente schiaffeggiate se tenevo l’uncinetto in modo sbagliato, mentre imparavo a usarlo. Se sbagliavo o non mi concentravo abbastanza, la mamma mi sgridava e io piangevo”. E ancora: Mio padre picchiava spesso la mamma e un giorno, dopo l’ennesima violenta lite, papà se ne andò via da casa per sempre”.

Un inferno, dunque, questa famiglia americana di recente origine italiana. Ma ben presto le cose cambiarono per la nostra Pasqualina, perché a causa del divorzio dei genitori, sia lei che il fratello vennero assegnati a due diverse famiglie benestanti per il loro sostentamento, avendo il giudice affidato lei alla madre e il fratello al padre.

Incominciò così una nuova vita, a Detroit. E qui fu la musica, la voce a dare uno scopo alla vita di Pasqualina. Prese subito il nome d’arte Patti Palmer, cantando con piccoli gruppi musicali in giro per la città. La sua era una vera passione, con un talento naturale che le dava gioia. Perfezionò con gli studi il canto e gli strumenti. Ebbe presto un’attività artistica intensa che la portò a scritture sempre più importanti, fino a diventare la cantante del gruppo di Jimmy Dorsey e a esibirsi a Broadway. Risale a questo periodo l’incontro fondamentale della sua vita con Jerry Lewis, anch’egli giovanissimo comico alle prime esperienze, destinato poi a uno straordinario successo a Hollywood come attore. Si sposarono nel 1944, Patti e Jerry, risolvendo pacificamente tutti i problemi derivanti dalla differenza di religione, lui famiglia d’origine ebraica, lei cattolica.

Intanto di Jerry Lewis cresceva la fama, specie quando nel 1946 conobbe Dean Martin, abruzzese d’origine come sua moglie, e costituì con lui una formidabile coppia di spettacolo nei night club e poi nel cinema. Dal matrimonio, durato 36 anni, Jerry e Patti hanno avuto cinque figli maschi (Gary, Scott, Chris, Anthony e Joseph), più uno adottato (Ron). Dunque una famiglia numerosa, con genitori super impegnati in attività artistiche fuori casa.Ed ecco il fantastico salto sociale della nostra Maria Rotellini, la mamma di Patti, che da una specie di capanna in un villaggio di minatori del Wyoming, passando per Detroit, si ritrova a fare la nonna in un’immensa villa lussuosa di Bel Air, a Los Angeles, 35 stanze e rubinetti d’oro, che era stata di Louis Mayer, uno dei fondatori di Hollywood.

Mi piace pensare che in quell’ambiente, distante anni luce dalle sue origini non solo per ricchezza, ma anche per cultura, la nostra Maria abbia per sempre dimenticato la violenza domestica e l’uso delle mani come strumento di educazione. Questo miracolo darebbe più significato al sogno americano del benessere e della ricchezza, diventato realtà. Questa bella storia con un lieto fine così clamoroso, finora nota solo a pochi, è raccontata in un libro di Raffaele Alloggia “Patti Palmer e Jerry Lewis, due stelle a Paganica” (L’Aquila, 2004). L’autore, di Paganica come Maria, ha avuto la costanza di ricercare per anni fotografie e documenti necessari per scrivere questa storia. Tutto cominciò quando l’autore, appassionato di foto d’epoca, per puro caso ebbe sotto gli occhi alcune immagini con Patti e Jerry custodite da una zia di lei, scattate a Paganica durante una breve visita della coppia di artisti per conoscere i parenti di Patti, nel lontano 1953.

Il volume che racconta questa storia di sogno americano realizzato, riporta anche alcuni capitoli dell’autobiografia di Patti Palmer tradotti dall’inglese. Della cantante d’origine abruzzese, felicemente vivente, ha seguito le orme musicali il primo dei suoi figli, Gary. Con la sua Band “Gary Lewis and the playboys”, otto Dischi d’oro, miete tuttora grandi successi e ha venduto 45 milioni di dischi in tutto il mondo.


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