La rabbia degli artigiani: ''Come ha fatto il Cam ad accumulare 30 milioni di debiti? ''

14 Gennaio 2013   13:42  

“Se ad un imprenditore, anche ad uno delle migliaia di quelli “piccoli” o “medi” iscritti alla CNA chiedessero se un’azienda con il prodotto primario a costo zero possa rischiare di fallire, certamente si farebbe una grassa risata e penserebbe ad uno scherzo e certamente lo considererebbe un paradosso”.

Questo è quanto afferma Pasquale Cavasinni direttore della CNA di Avezzano in riferimento alle notizie che da diversi mesi vengono pubblicate dalla stampa sulla “difficile” ma non meglio precisata situazione del CAM.

“Mi preme segnalare che c’è forte e diffusa preoccupazione fra la popolazione e le imprese per tale situazione per la quale, nostro malgrado, all’esito delle verifiche che si stanno effettuando, quest’azienda, con la materia prima a costo zero, cioè l’acqua, potrebbe rischiare addirittura il fallimento”.

“Infatti” continua Cavasinni “è di qualche giorno fa la notizia diffusa che confermerebbe che le casse del CAM non solo sarebbero vuote e potrebbero non essere pagati gli stipendi ai dipendenti ma che i debiti già accertati supererebbero i 30 milioni di euro”.

“Mi permetto di osservare, inoltre, che l’ipotesi di rifinanziare le casse del CAM con i fondi FAS potrebbe rivelarsi una soluzione inappropriata poichè potrebbe precluderci la possibilità dell’utilizzo di dette risorse per finanziare progetti ed iniziative atte alla crescita e lo sviluppo così come dovrebbero essere utilizzate”.

“L’altro inaccettabile paradosso” insiste Cavasinni “che sta emergendo è che a fronte di una situazione insostenibile e di un debito inimmaginabile (per il quale tutti gli eventuali effetti negativi, sia economici sia amministrativi, ricadrebbero sulle spalle dei contribuenti: cittadini ed imprese) si continua a polemizzare sulle cariche, sui ruoli, sulle procedure quando, a mio modesto avviso, bisognerebbe concentrarsi sul cosa fare per evitare ciò che potrebbe rivelarsi un vero e proprio disastro economico, senza precedenti, per il nostro territorio!”.

“Se a tutto ciò” conclude Cavasinni “aggiungiamo che moltissimi cittadini non bevono acqua di rubinetto perché non si sentono sicuri della genuinità del prodotto e, quindi, continuano ad approvvigionarsi di quella imbottigliata e, ancora, che la rete idrica andrebbe totalmente revisionata e che i contatori comunque registrano i consumi che dovremo pagare, come dire il quadro è completo.

Un quadro che di certo non è da prendere come esempio di gestione aziendale efficiente, produttiva, per il servizio offerto e per il costo”.


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