La redazione di Prima da Noi ha dichiarato uno sciopero a tempo indeterminato.

Il rischio chiusura è più che concreto

16 Gennaio 2013   13:11  

Risulta sempre difficile commentare sentenze come quelle a cui hanno dovuto soccombere in primo grado i colleghi del giornale pescarese "Prima da Noi", una sentenza, la seconda che li condanna per la stessa motivazione, che riguarda da vicino tutta la stampa online e che rischia, ma al momento attuale è molto più di un rischio, di vanificare il lavoro, la memoria e il cuore stesso dell'informazione su internet.

Il collega direttore ed editore Alessandro Biancardi dovrà pagare ben 17 mila euro per aver mantenuto online un pezzo formalmente corretto, ma per il quale gli era stata richiesta la rimozione per il "diritto all'oblio".

Di recente, infatti, è stato approvato un Decreto Legge nel quale si sancisce che la privacy di chi non è personaggio pubblico è predominante sul diritto di cronaca, cioè se il mio giornale riporta che "tizio" ha commesso un reato, il fatto è vero ed il mio articolo è corretto sempre "tizio" ne può richiedere la rimozione dopo un periodo di tempo congruo (il diritto all'oblio ndr.) che però non è ben definito.

Tutta la redazione di Abruzzo24ore.tv è solidale con la protesta dei colleghi di Prima da Noi e si augura che in un eventuale appello la sentenza a loro avversa possa essere rovesciata.

Ci pare incredibile essere condannati ad una sanzione pecuniaria tanto elevata per aver voluto tutelare i lettori e onorare la propria professione.

Di seguito il comunicato di redazione:

Il quotidiano PrimaDaNoi.it è stato condannato dal tribunale di Ortona per aver tenuto on line un articolo vero e corretto (17 mila euro tra risarcimento danni e spese legali).

La notizia contestata era relativa ad un fatto di cronaca avvenuto nel 2008 all’interno di un locale pubblico pescarese che ha avuto anche un risvolto penale. I personaggi coinvolti, titolari dell’impresa, avevano chiesto la rimozione dell’articolo.

Il giudice ha accolto la domanda dei ricorrenti sostenendo che la notizia (vera e corretta, si ribadisce) andava cancellata a differenza di quanto sostenuto dal giornale che ne ha sempre riconosciuto l’interesse pubblico, anche a distanza di tempo dai fatti.

«Il persistere del trattamento dei trattamenti personali dei titolari del ristorante e il nome dell’esercizio» scrive il giudice, «ha determinato una lesione al diritto alla riservatezza e della reputazione in relazione alla peculiarità dell’operazione di trattamento, caratterizzata da sistematicità e capillarità della divulgazione dei dati e alla natura degli stessi dati trattati, particolarmente sensibili attenendo a vicenda».

«Questa sentenza ci condanna per aver voluto difendere il diritto di ogni cittadino di conoscere e di sapere», commenta la redazione in un articolo. «Ci condanna perché siamo convinti che se un fatto è accaduto debba essere anche ricordato a beneficio di tutti. Ci spiace per i giudici ma la storia, i fatti, la memoria non si cancellano a colpi di sentenze. Siamo stati condannati perché ci hanno detto che quello che scriviamo ha una data di scadenza ma nessuno sa dirci qual è questa data. Il Ddl sul diritto all’oblio, pure messo a punto dalla politica di casa nostra ma mai divenuto legge, viene già applicato: chi vuole ripulire la propria immagine da notizie scomode può stare tranquillo».

La Redazione da questo momento proclama uno sciopero a tempo indeterminato e nelle prossime ore si deciderà se riprendere gli aggiornamenti o concludere per sempre questa esperienza editoriale

PrimaDaNoi.it è nato a settembre del 2005. Conta ogni giorno oltre 25 mila utenti ed è uno dei punti di riferimento dell’informazione abruzzese. In archivio ha oltre 90 mila articoli, inchieste e approfondimenti.

Editore e direttore della testa il giornalista Alessandro Biancardi.

 

Qui l’articolo sulla condanna e la sentenza integrale 


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