La replica di un aquilano a Panorama:"Bertolaso dice inesattezze"

16 Settembre 2010   12:08  

Guido Bertolaso, in un'intervista nell'ultimo numero di Panorama : "Il popolo delle carriole? Cinque che protestano contro 50mila che approvano...", ''Nessun mea culpa?'' risponde deciso: ''Si per aver fatto troppo durante l'emergenza. Quando giro per l'Umbria e le Marche mi rimproverano di essere stato troppo rapido nel costruire scuole antisismiche e dare un tetto alla gente.''L'emergenza è finita - afferma il Sottosegretario- ma solo sulla carta. Quella abitativa non è risolta del tutto, mentre si è in piena emergenza sociale ed economica."

All'intervista risponde, attraverso una lettera inviata al Direttore di Panorama, Paolo della Ventura: "Dopo mesi di quasi assoluto silenzio (fatta eccezione per delle fugaci e quasi clandestine visite nel territorio aquilano, per autocelebrarsi con i volontari o per ritirare qualche cittadinanza onoraria -che L'Aquila gli ha negato-), il Capo del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, nonché Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Guido Bertolaso, si fa di nuovo sentire a proposito di L'Aquila.
Lo fa attraverso un'intervista al settimanale Panorama, che è assolutamente irricevibile ed inaccettabile per i contenuti ed i toni. Ricca di astio e risentimento, quasi. Una serie di inesattezze e mezze verità, cui non si può non replicare con ordine e -soprattutto- nel merito, a distanza di quasi un anno e mezzo dal terremoto del 6 aprile 2009. Per rispetto della cittadinanza aquilana e dei comuni del cratere sismico, oltre che della verità dei fatti."

Di seguito il testo della lettera di Paolo della Ventura al Direttore di Panorama Giorgio Mulè, in risposta alle affermazioni di Guido Bertolaso:

"Egregio Direttore, Spettabile Redazione,
invio una replica a quanto affermato dal Dottor Guido Bertolaso nell'intervista pubblicata sul numero del settimanale da lei diretto, nelle edicole da venerdì 10 settembre. Spero voglia pubblicarla nel prossimo numero, volendo riservare un adeguato risalto. Nell'occasione la invito a visitare L'Aquila per potersi fare un'idea dello stato delle cose. (Qualche mese fa il sindaco Cialente aveva invitato i direttori di tutte le testate. Mi sembra di ricordare che lei non ci fosse).Grazie per l'attenzione.

"L'emergenza è finita" afferma il Sottosegretario, ma ciò è vero solo sulla carta. Quella abitativa non è risolta del tutto, mentre si è in piena emergenza sociale ed economica.

E' fuorviante -per chi non conosce la realtà aquilana di persona- sapere che "ora tutti hanno un tetto sulla testa": l'ultimo report ufficiale sulla popolazione assistita (quelli che comunemente si chiamano sfollati, ossia persone che non sono più nelle loro case) parla di 56.068 persone al 7 settembre 2010. Di cui 47.893 nel solo comune di L'Aquila: 18.753 alloggiati tra Progetto C.A.S.E., M.A.P. e affitto (concordato o fondo immobiliare), 25.769 in autonoma sistemazione, 2877 nelle strutture ricettive e 494 nelle caserme. Cioè meno di un terzo degli sfollati vive attualmente in sistemazioni non precarie.

Quanto ai centri ricreativi, non esistono più, e certo non si possono considerare tali uno o due centri commerciali.

Il sindaco Massimo Cialente, non ha organizzato alcuna notte bianca, che invece è stata organizzata dai cittadini, per far rivivere per una notte (una notte soltanto !) il centro storico, che si trova tutt'ora per gran parte della sua superficie in Zona Rossa, cioè inaccessibile ai cittadini.

Le misure economiche, finanziarie e fiscali sono cessate di fatto il 30 giugno. Famiglie ed imprese sono prossime al collasso: l'economia locale non è in grado di reggere la ripresa alla normalità dei pagamenti senza la normalità della ripresa produttiva http://www.abruzzo24ore.tv/news/Senza-liquidita-Imprenditori-del-cratere-al-collasso/18607.htm.

Il "movimento" delle carriole, non è e non è mai stato fatto da 5 contestatori, ma un movimento -trasversale- di cittadini che ha toccato il suo picco a marzo scorso nella "Domenica delle 1000 chiavi" quando in 6.000 violarono simbolicamente la Zona Rossa per continuare a protestare sul fatto che il Centro fosse ancora quasi totalmente chiuso e le macerie fossero ancora dovunque al posto loro dal 6 aprile.

Se nella cosiddetta fase di emergenza è stato fatto troppo o troppo poco, il giudizio si lascia a tutti coloro i quali sono venuti e verranno a L'Aquila dalla primavera in poi, vedendo per la prima volta con i propri occhi quello che trovano, e non attraverso quello che le telecamere hanno voluto (dovuto ?) mostrare. E affermando che girando per Marche ed Umbria il dottor Bertolaso viene rimproverato di aver fatto troppo, fa un'offesa ai cittadini umbri, marchigiani ed aquilani ed alla loro intelligenza. Soltanto un ulteriore tentativo (l'ultimo di una lunga serie iniziata ad aprile 2009) di applicare il dìvide et impera. E che sarà respinto con fermezza.

Una reale e fondamentale differenza esiste, tuttavia, tra Umbria/Marche e L'Aquila: le prime ebbero una Legge organica che disciplinava la Ricostruzione dopo meno di un anno dal terremoto. Qui non c'è ancora.

Inoltre se è vero (sempre sulla carta) che dal 31 gennaio le responsabilità sulla Ricostruzione non sono più sue ma dei governi locali (Regione e Comune), è vero che fino al 31 gennaio ha la responsabilità di non aver messo in condizione chi doveva succedergli di essere realmente in grado di poter subentrare. La responsabilità non può essere separata dal potere decisionale, ed il potere decisionale non può essere tale davvero se non ha i mezzi per poter essere esercitato: mezzi finanziari, tecnici e tutti quelli necessari. Le Ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri si sono succedute fino al 31 gennaio. Ma sono state emanate anche in seguito, fino agli scorsi mesi. E sono preannunciate delle altre. Quindi, dottor Bertolaso, dov'è -tuttora- la reale responsabilità della Ricostruzione ?

E' falso totalmente, invece, il fatto che "fino a quel giorno (il 31 gennaio ndr) non c'è stata una sola voce di dissenso, né alla sinistra né alla destra, né all'estero né in Italia. Non si sono visti comitati e neppure carriole." Il dissenso è iniziato già dai primi mesi successivi al terremoto: e le voci di protesta e di dissenso sono state quasi totalmente tacitate, quando ai tempi delle tendopoli erano vietate le assemblee, i volantinaggi, i dibattiti, le visite esterne, persino la stampa aveva enormi difficoltà di accesso; le voci di dissenso erano sopite persino dal divieto di somministrazione nelle tendopoli di bevande ed alimenti che contenessero caffeina; le voci di dissenso, inoltre, erano indebolite dal fatto che oltre metà della cittadinanza è stata tenuta lontana dalla città, o verso le strutture della costa, o in autonoma sistemazione. Le voci di dissenso e di protesta sono state oscurate da un sistema informativo-mediatico drogato, che ha distorto i fatti, mostrando i "miracoli" dei cantieri, ed oscurando tutte le forme di protesta (situazione perdurata fino al 16 giugno scorso, quando oltre 22.000 cittadine e cittadini hanno protestato senza colore politico, ma solo con quelli della città, insieme ai gonfaloni delle proprie Istituzioni locali).

Il terremoto, è duro da accettare ancora dopo quasi un anno e mezzo, ha avuto una Magnitudo di 6.3, non di 5.8.

I fondi stanziati sono 9,1 miliardi, spalmati in 33 anni e con copertura finanziaria incerta per oltre metà dell'importo. Occorrono fondi certi e costanti, e l'unico strumento utile è una legge ordinaria. I fondi dell'emergenza sono finiti. Quella per la Ricostruzione non ci sono http://ricerca.gelocal.it/ilcentro/archivio/ilcentro/2010/09/12/CX3PO_CX301.html?ref=search

E' assolutamente falso che "La verità è che si inventano alibi per nascondere i loro ritardi." I ritardi sono dovuti ad una burocrazia farraginosa disciplinata dal decreto Abruzzo, che poi è stato convertito in legge a giugno 2009. Decreto disegnato, approvato ed emanato nel pieno del periodo della sua responsabilità. E' bene sottolineare ancora una volta che, oltre ad essere capo del Dipartimento Nazionale, era ed è tuttora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Quindi una doppia responsabilità tecnica e politica.

Quanto allo show, mediatico e politico evidentemente, che lei nega, c'è stato eccome: riflettori accesi 24 ore al giorno, quasi, all'inizio, quando c'erano i proclami prima e le inaugurazioni dopo. Poi, via via, quasi il nulla. Fino a che la comunità si è ribellata a questa menzogna mediatica.

Quanto al primo problema che doveva essere affrontato e risolto, era quello delle macerie: di 4,5 milioni di tonnellate prodotte dal terremoto, ne sono state smaltite solo circa 100.000 tonnellate, cioè poco più del 2%. Di chi era la responsabilità ? E non si dica che era onere degli Enti Locali individuare i siti: è stato fatto tutto con ordinanze in deroga, poteva e doveva essere risolto da subito quel problema.

Queste erano risposte dovute a quanto dichiarato in quella intervista. La cittadinanza aquilana, già messa a dura prova dal terremoto, da tante promesse, e accolta a manganellate nella protesta di Roma del 7 luglio, non merita di essere presa ancora in giro. Per se stessa e per il resto del Paese. Quel resto del paese che sgrana gli occhi ogni volta che viene in visita a L'Aquila, per la prima volta dopo il 6 aprile 2009. Stupito di constatare quello che le telecamere gli hanno mostrato prima.

Risposte che mi sento di darle, come cittadino aquilano, come sfollato, come membro del PD aquilano e come membro dell'Assemblea dei cittadini."

 


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