Latte e derivati, gli allevatori abruzzesi si battono per il riconoscimento della qualità

Produzione regionale sfiora 800mila quintali

12 Febbraio 2015   10:10  

Una qualità che faccia specifico riferimento al territorio di provenienza, in modo tale da annullare, o quantomeno ridimensionare l'importanza dell'aspetto puramente quantitativo.

Puntano decisi al riconoscimento del "marchio doc" per latte e latticini, gli allevatori abruzzesi, insieme ai loro colleghi di tutta Italia scesi in piazza a seguito della mobilitazione promossa dalla Coldiretti.

Venerdì scorso si è infatti tenuto di fronte al Campidoglio un sit-in di vari allevatori giunti a Roma da tutta Italia per chiedere l'applicazione di una legge che vieti esplicitamente pratiche di commercio sleale, la trasparenza sulla provenienza, l'indicazione obbligatoria dell'origine e la garanzia che venga denominato "formaggio" solo quello che deriva dal latte.

In Abruzzo, la produzione di latte tocca quota 800.000 quintali ed un movimento complessivo di circa 37 milioni di euro (30 milioni relativi al latte bovino e 7 a quello ovino). Di contro, negli ultimi anni l'importazione dall'estero è arrivata a sfiorare quota 1.400.000 quintali

Per questo motivo, dunque, i produttori avvertono il bisogno di maggiori tutele, ossia di puntare soprattutto alla qualità: con l'avvento del libero mercato europeo, infatti, la produzione di latte in Paesi come Polonia, Slovacchia o Ucraina può contribuire ad un netto abbassamento del prezzo.

Secondo Giulio Petronio, noto imprenditore aquilano del settore, occorre portare avanti un discorso di qualità e specificità del territorio, altrimenti si tratta di una sfida persa in partenza".


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