Legge teatro, il Cresco: "Una legge nominale stermina tutti gli altri, un errore da evitare"

A De Matteis: "Lavori ad una legge anche per noi"

25 Ottobre 2013   13:13  

Il teatro è un mondo tanto affascinante quanto variegato, e per fortuna, in Abruzzo le realtà teatrali sono tante.

Nei giorni scorsi Teatri d'Abruzzo - Rete di compagnie che comprende il Teatro Lanciavicchio di Avezzano, Terrateatro di Giulianova e Teatro del Paradosso di Loreto Aprutino  hanno inviato una lettera aperta al vice presidente del Consiglio regionale Giorgio De Matteis, che, primo firmatario, ha depositato un disegno di legge per il riordino dell'ambito teatrale.

La lettera aperta è stata sottoscritta anche da altri teatri abruzzesi: da MAGLAB (PE) Teatrabile (AQ) Artisti Aquilani (AQ) Brucaliffo(AQ) Guardiani dell'Oca (CH) Abruzzo Tu.cu.r (CH) Tiriteri/Teatro dell'Invenzione (CH).

I teatri chiedono l'attenzione che negli ultimi anni è mancata nei confronti della loro attività.

La legge "de Matteis" ruguarda però solo alcune realtà: il TSA e L'UOVO.

Gli altri altri addetti al teatro non contestano una legge per quei enti, ma il fatto che quella legge sia nominale, e soprattutto, a fronte di un panorama teatrale vasto, completo, e ricchissimo, la legge sia "miope" e di "basso profilo".

Abbiamo invitato in studio Antonio Silvagni, di Teatri d'Abruzzo e Eugenio Incarnati di Teatrabile, entrambi parte del Coordinamento C.Re.S.Co, rete nazionale presente in 19 regioni italiane e che in Abruzzo esiste dal 2010 e comprende 13 compagnie e 70 operatori del settore (Abruzzo Vivo (Pe), Arti e Spettacolo (AQ), Artisti Aquilani (Aq), Cesar Brie (Aq), Gruppo E-motion (Aq), Maglab (Aq), Rogo Teatro (Te), Teatrabile (Aq), Teatri d'Abruzzo, Teatro del Krak (Ortona-Ch).

"La legge attuale è nominativa e senza criteri d'accesso (la legge regionale 5 del 1999) e dalla sua entrata in vigore ha creato scompensi, per cui noi chiediamo una nuova legge e siamo contenti quando il mondo politico vuole farsene carico proporre modifiche - spiega Silvagni- ma il panorama teatrale abruzzese è vivace, malgrado le leggi di settore, e continua a vivere del volontariato, anche se sono professionisti che non riescono però a pagare il loro lavoro. Le risorse della Regione invece da sempre, sono dedicate a poche stutture, quelle appunto della legge 5".

Da qui la critica alla nuova legge in esame, è quella di ridefinire il panorama legilslativo, ma senza ripetere dunque gli errori del passato.

"Noi a volte veniamo finanziati con la legge 56, ma creare una legge, che a leggerla è davvero di bassisimo profilo, che pianifica la salvaguardia di quelle strutture (L'Uovo, TSA, ndr) significa pianificare lo sterminio degli altri che sul territorio fanno promozione, programmazione e collaborano davvero con i Comuni, che invece altri enti non fanno".

De Matteis ha ribadito in più occasioni che la nuova legge, che modificherebbe sostanzialmente la legge 5, togliendo TSA e L'UOVO da quel profilo, non serve "a salvare qualcuno, e non vuole escludere nessuno" e soprattutto che "non deruberà altri enti delle loro risorse".

"Non vedo fatti concreti, e non li vedo da vent'anni, quindi mi preoccupo- spiega Incarnati- E' simaptica questa idea, a noi certo non toglierebbero nulla, già non ci danno nulla- aggiunge Silvagni".

La battaglia non è fatta da singoli ma da una rete di compagnie. Silvangi è del Lanciavicchio e ci tiene a chiarire che la sua compagnia riceve fondi, e non chiede fondi per sé, ma un'attenzione più ampia verso un settore che è sempre destinato a sempre a finaizamenti eposodici, e scarsi. Ci sono compagnia che non ricevono fondi, altre che ne ricevono pochissimi, ma sempre in maniera non organica. Lo stesso Lanciavicchio, è entrato e uscito dalla legge 5, ed è finanziato sempre in modo episodico.

Il Coordinamenteo C.Re.S.Co. ha già incotnrato il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano e ha in programma a breve un incontro con i Capigruppo del Consiglio Regionale.

Inoltre hanno prodotto un documento che mostra come altre Regioni si sono fatte carico della dimensione varigata del mondo teatrale, dando vita a leggi che siano garantiste per tutti, come la Puglia (legge 6 29/04/2004) l'Emilia Romagna (L.R.13/1999 e l.R. 37/1994)  e la Toscana (L.R. 21/2010)

"C'è un'assenza di una legge -spiega Silvagni- e le risorse che sono a noi destinate, sono molto minori rispetto a quelle che vengono date alle istituzioni e alle compagnie della legge 5. La netta seprazione non esiste in reatà: nella legge 5 ci sono "piccoli e grandi", così come fuori da quella legge".

Gli addetti al teatro, sembrano letteralmente abbandonati, ed è Incarnati a spiegarlo: "Possibile che non ci sia neanche un altro punto di vista della poltica che si esprima in questi ambiti? Possibile ci sia un solo punto di vista? Solo voi giornalisti ve ne occupate. Gli operatori del teatro forse non sono interessanti? Non è possibile fare una proposta di legge senza guardare il territorio. La bozza di legge fa riferimento al terremoto, ma questa questione deve essere messa da parte. Io so cosa è il terremoto, lavoro a Pizza d'Arti, ma la legge deve essere per l'intera Regione".

La ricchezza che arriva dalle "piccole" compagnie, piccole solo per finanziamenti, è da sempre centrale in Abruzzo, anche grazie al diretto e reale contatto con il territorio. Oggi quelle realtà chiedono semplicemente di cambiare ottica: ci sono anche loro e chiedono una tutela leglislativa come gli altri.

"In Abruzzo tutto è stato tarpato perché manca il supporto di una legge, anzi tutelando una parte, si crea "sleale concorrenza" e questo crea solo squilibri".

E De Matteis chiedono collaborazione: "Ci sia accanto nel ridefinire una nuova legge - conclude Silvangi- questa bozza sembra simile a quella che c'è già e ci esclude in maniera improduttiva. Allarghi il suo orizzonte guardando la vera realtà della regione". "Gli operatori del territorio hanno un punto di vista- conlude Incarnati- è interessante valutarlo per ridefinire le leggi del settore?".

E gli operatori non restanto con le mani in mano, sono in fase di confronto con la Commissione cultura della Regione.

di Barbara Bologna

 


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