Libia, Italia pronta alla guerra a fianco degli Usa. "Pronti a fornire un contributo rilevante"

27 Gennaio 2016   05:14  

ROMA - L'Italia è «pronta» a «fornire un contributo rilevante» alla coalizione militare che si prepara ad intervenire in Libia, assumendo «un ruolo-guida»: ma in che termini questo contributo si concretizzerà - spiega una fonte che nei Palazzi della Difesa segue il dossier - «è ancora presto per dirlo. Diverse opzioni sono sul tavolo, aspettiamo le decisioni della politica».

AEREI, NAVI E MILITARI La posizione ufficiale italiana è nota, perchè ribadita in più occasioni: deve essere il governo libico a chiedere il sostegno della comunità internazionale, a specificare di che tipo di aiuto ha bisogno.

Ma, come ha sottolineato l'altro giorno il ministro degli Esteri Gentiloni, «se dalle parti libiche non ci sarà alcuna possibilità di pervenire ad un accordo, allora l'Italia ha il diritto e il dovere di difendersi e valutare come farlo».

In questa logica gli Stati maggiori ormai da tempo sono al lavoro per pianificare i possibili interventi, a stretto contatto con i partner europei - Gran Bretagna e Francia - e, soprattutto, con il Pentagono. Il New York Times parla di una imminente campagna militare con bombardamenti e raid delle forze speciali: notizie che fanno il paio con le indiscrezioni israeliane secondo cui commando americani, russi, francesi e italiani già si troverebbero in Libia come avanguardia di una possibile campagna militare per colpire le basi dello Stato islamico.

La Difesa smentisce la presenza di militari italiani sul territorio libico, ma non c'è dubbio che la preparazione della missione è in fase molto avanzata. Un paio di settimane fa quattro caccia Amx dell'Aeronautica militare sono stati rischierati all'aeroporto di Trapani Birgi per monitorare più da vicino la situazione e molto attivi in Libia sono gli uomini dell'intelligence, che hanno le 'antennè per orientarsi nel caos delle milizie rivali.

Si tratta di un contributo fondamentale per la prima fase della missione, la più pericolosa, quella finalizzata a creare un «ambiente sicuro». Una fase in cui potrebbero esserci azioni 'combat', alle quali l'Italia dovrebbe fornire un apporto in primo luogo logistico, con la messa a disposizione delle basi aeree per i raid, il rifornimento in volo e l'attività di ricognizione dei caccia e degli aerei senza pilota 'Predator' (entrambi in grado, eventualmente, anche di bombardare).

Nella fase successiva, invece, per i militari dell'Esercito e i Carabinieri si pensa soprattutto a compiti di addestramento delle forze di sicurezza libiche e di vigilanza di alcuni siti ritenuti a rischio, compresi i pozzi petroliferi. Sul versante navale, per le unità italiane si prevede un rafforzamento dell'azione di monitoraggio, ma non si escludono blitz a terra delle forze speciali in chiave anti-scafisti.


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