M5S L'Aquila, "Quarantasette milioni, l'occasione persa per il San Salvatore"

03 Giugno 2013   16:28  

Riceviamo e pubblichiamo

"L’Aquila era stata per lungo tempo considerata quasi un’isola felice, almeno per quanto riguarda l’assistenza sanitaria ai cittadini, con la sinergia tra Facoltà di Medicina e Ospedale".

Se gli Universitari concorrevano allo sviluppo di conoscenze innovative, gli Ospedalieri rappresentavano lo zoccolo “duro” della struttura assistenziale.

Purtroppo, soprattutto nell’ultimo decennio e quindi anche prima del tragico evento del 6 aprile 2009, la situazione è notevolmente deteriorata.

Dopo il pensionamento o il trasferimento di molti colleghi, i sanitari rimasti in servizio cercano di arrangiarsi con risorse sempre più esigue, che vengono distribuite spesso soltanto in base a parametri “politici” senza criteri oggettivi. Ed è proprio la figura del medico ad esserne compromessa, il quale non potendo più svolgere il proprio ruolo di dirigente, responsabile di un percorso, è ormai consegnato all’immagine della marionetta nelle mani dei politici. 

In questo processo la nostra città quasi immancabilmente soccombe, a causa dello scarso “peso dei nostri rappresentanti a livello regionale e nazionale.

La Facoltà di Medicina si è chiusa in un isolamento culturale innaturale non soltanto per la diminuzione del budget statale; per la sostituzione dei docenti collocati a riposo o “emigrati”, si è guardato soltanto nel proprio “orticello”, senza dare spazio a nuovi ricercatori di alta professionalità, con il risultato di impoverire drammaticamente la qualità delle risorse umane.

Le ragioni alla base di questa scelta nichilista sono purtroppo anche di natura clientelare dei gruppi accademici, sempre più connessi ad interessi personali.

La ricostruzione dopo il terremoto non è ancora apprezzabile ma, almeno per quanto riguarda la sanità, poteva essere migliore, infatti sia la ASL che l’università hanno beneficiato di risorse adeguate per la ricostruzione. L’assicurazione dell’ospedale prevedeva un risarcimento di 47 milioni in caso di eventi tellurici, questi soldi Chiodi, invece di ricostruire l’ospedale dell’Aquila, li ha utilizzati per risanare il debito della sanità abruzzese, senza che nessuno si sia opposto (in primis De Matteis vice presidente del consiglio regionale nonché medico di L’Aquila).

Purtroppo l’ospedale rimane ancora il perno fondamentale per l’assistenza, mentre, come si evince dall’ultimo report ministeriale dell’aprile 2013, gli obiettivi richiesti dal programma sanitario nazionale sono ancora in gran parte disattesi; i risultati sono sotto gli occhi di tutti: assistenza territoriale insufficiente, sovraffollamento esasperante del Pronto Soccorso, molti reparti in grave sofferenza, con buona parte dell’ospedale ancora da ricostruire. 

Emblemi del degrado perdurante sono, ad esempio, il delta delle Medicine inagibile che, dopo 4 anni di abbandono, sta per crollare nel suo rivestimento esterno, il delta chirurgico ancora chiuso, molti reparti ancora nei prefabbricati delle strutture di emergenza costruite per il G8! Tra questi, il reparto di Neuropsichiatria infantile e il Day hospital della Pediatria, che dal 2009 ha subito ben 5 traslochi, l’ultimo dei quali il 23 dicembre 2012 con la promessa che i freddi e angusti container sarebbero stati sede provvisoria fino a febbraio 2013. Invece siamo a giugno e si continua a lavorare nel disagio, avvertito soprattutto dai piccoli pazienti che devono sostenere lunghe ed estenuanti attese prima di essere visitati 

La Facoltà di Medicina subisce una convenzione vecchia di dieci anni, mai aggiornata ed ora in corso di revisione con trattative “carbonare” tra Rettore e Direttore Generale della ASL, i cui risultati non sono ancora ufficializzati.

Molti Docenti rimarrebbero esclusi dalla attività assistenziale, che invece dovrebbe essere garantita per legge, mentre alcune unità assistenziali sarebbero declassate e altre promosse o create ad hoc per motivi che verosimilmente appaiono ai più rispondere a logiche di favoritismo verso personaggi locali. 

In conclusione, nonostante un bacino di utenza ristretto, l’Aquila sarebbe potuta diventare, almeno dal punto di vista sanitario e culturale, un polo di eccellenza nazionale, come ad esempio Pavia, o addirittura Oxford in Europa.

Purtroppo oggi non è altro che una città terremotata in continua decrescita che va spegnendosi anche per la qualità dei servizi ai cittadini che hanno la forza di restare".

Leonardo Dongiovanni - M5S L'Aquila


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