Macchina del Fango Contro Fidel Castro, Avrebbe Avuto una Doppia Vita

05 Maggio 2015   10:47  

MIAMI - E' stata una delle guardie del corpo di Fidel Castro per oltre 17 anni. Dice di aver letteralmente adorato il Leader Maximo, ma poi di aver scoperto la sua doppia vita.

Così oggi scrive nel suo primo libro all'età di 66 anni Juan Reinaldo Sanchez:

«il lider maximo era corrotto ed era direttamente coinvolto nel traffico di droga».

Nel libro “La doppia vita di Fidel Castro", in uscita il 12 maggio, annuncia la rivelazione di innumerevoli segreti dell'uomo che più ha segnato la storia di Cuba.

Sanchez racconta di come Castro abbia diretto operazioni di traffico di cocaina «come un vero padrino», riferendosi in particolare a una vicenda avvenuta nel 1988 che ha cambiato totalmente la sua visione dell'uomo che aveva sempre adorato. L'episodio riguarda una conversazione avvenuta tra Castro e il suo fedele il ministro dell'Interno ed ex capo della sicurezza, José Abrantes, in un ufficio con sede a L'Avana.

Nonostante il diktat fosse quello di non registrare i dialoghi, quel giorno Sanchez racconta che «un po' per curiosità, un po' per ammazzare il tempo» aveva deciso di nascondere un microfono accesso in un controsoffitto. Ma quello che doveva essere un semplice divertimento si trasformò in un vero e proprio choc: secondo il libro di Sanchez, la conversazione verteva su un trafficante di droga che voleva trascorrere una vacanza nel suo Paese natale. Una settimana in tutto. Abrantes avrebbe chiesto a Castro il permesso di portare temporaneamente il trafficante a visitare la spiaggia di lusso di Santa María del Mar, situata a est di L'Avana, con i suoi genitori.

«Il trafficante avrebbe pagato 75 mila dollari che sarebbero finiti esclusivamente nelle tasche di Castro – scrive Sanchez - La preoccupazione più grande per lui era garantire il silenzio dei genitori dell'uomo. La soluzione arrivò presto da Abrantes, che si sarebbe occupato personalmente di far credere ai parenti che il figlio fosse un agente dell'intelligence cubana infiltrato negli Stati Uniti. Il ministro, inoltre, aggiunse che l'uomo avrebbe rischiato la vita se loro non avessero mantenuto il segreto sulle loro vacanze. Fidel a quel punto esclamò soltanto: “Molto bene”. È stato come se il cielo mi fosse caduto addosso. Mi sono reso conto che l'uomo per cui avevo tanto sacrificato la mia vita, il Líder che ho adorato come un dio e che contava più della mia famiglia era coinvolto nel traffico di cocaina a tal punto che stava dirigendo operazioni illegali come un vero padrino».

Sanchez continua raccontando di come il traffico di cocaina sia cresciuto in America Latina in concomitanza con la chiusura dei rubinetti da parte di Mosca. «Quando gli Stati Uniti iniziarono a nutrire sospetti sul traffico di droga a Cuba – scrive l'ex guardia del corpo - Castro ha dichiarato pubblicamente che avrebbe condotto un'indagine onesta. Durante l'inchiesta, Abrantes e il generale cubano Arnaldo Ochoa furono arrestati. Quest'ultimo fu condannato a morte a seguito di un processo che è stato censurato da Castro prima che fosse trasmesso da una televisione cubana». Oltre alla presunta censura, Castro avrebbe anche dato istruzioni al presidente della corte, ai pubblici ministeri e ai giurati circa le decisioni da prendere.

«Al termine del procedimento, Abrantes è stato condannato a 25 anni di carcere per negligenza, abuso d'ufficio e uso improprio di risorse finanziarie e militari. Morì per un “sospetto” attacco di cuore nel 1991 mentre Ochoa è stato ucciso per tradimento in una esecuzione che io e altri uomini di Castro siamo stati costretti a guardare in video. È stato l'episodio più doloroso della mia carriera».

Ma Sanchez racconta anche la sua incarcerazione e le torture che ha dovuto subire nel 1994 dopo aver tentato di abbandonare il lavoro a seguito di quanto aveva scoperto. Negli anni in carcere ha perso più di 30 chili, riuscendo a fuggire dalla sua piccola cella di isolamento nel 2008: con una barca si è diretto in Messico e, dopo aver attraversato il confine con gli States, si è stabilito a Miami.

Nel libro si parla anche del fratello Raúl Castro e della sua caduta nel vortice dell'alcolismo per la preoccupazione di essere ucciso. «“Se quello che ti preoccupa è che quello che è successo a Abrantes accada anche a te, lascia che ti dica che Abrantes non era mio fratello!” ha risposto Fidel – continua Sanchez nel libro - “Tu e io siamo stati uniti sin da quando eravamo bambini, nel bene e nel male. Quindi, no, non è il destino di Abrantes quello che ti spetta a meno che... tu non persista con questo comportamento deplorevole».

“La doppia vita di Fidel Castro” scritto da Sanchez e da Axel Gylden, «affronta anche il rapporto con la famiglia - si legge nella descrizione del volume – e i nove figli avuti da cinque partner diverse e promette di rivelare innumerevoli segreti di Stato e le molte facce del monarca cubana: leader genio della guerra in Nicaragua e in Angola, autocrate paranoico a casa, maestro di spionaggio, diplomatico machiavellico, e complice di trafficanti di droga. Questa straordinaria testimonianza ci porta a riesaminare tutto quello che pensavamo di sapere sulla storia cubana e su Fidel Castro».


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