Mai così tanta disoccupazione dal 1977. Il Nord si riprende (poco) il Sud continua a sprofondare

30 Luglio 2014   16:09  

Il Sud nella morsa della crisi: per la prima volta il numero di occupati ha sfondato al ribasso la soglia psicologica dei 6 milioni, il livello piu' basso dal 1977.

Lo annuncia Svimez nelle anticipazioni del Rapporto 2014 sull'economia del Mezzogiorno.

Nel 2013, si legge nel rapporto, sono andati persi 478mila posti di lavoro in Italia, di cui 282mila al Sud. Posti di lavoro persi soprattutto tra i lavoratori giovani under 34 e al Sud (-12% contro il -6,9% del Centro-Nord).

La nuova flessione riporta il numero degli occupati del Sud per la prima volta nella storia a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni: si tratta del livello piu' basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche basi di dati.

Tornare indietro ai livelli di quasi quarant'anni fa "testimonia, da un lato, il processo di crescita mai decollato, e, dall'altro, il livello di smottamento del mercato del lavoro meridionale e la modifica della geografia del lavoro".

Guardando i numeri a partire dall'inizio della crisi il Mezzogiorno, come spiega Svimez, tra il 2008 ed il 2013 registra una caduta dell'occupazione del 9%, a fronte del -2,4% del Centro-Nord.

Delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, ben 583mila sono residenti nel Mezzogiorno.

Nel Sud, dunque, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi.

Anche i dati piu' recenti non danno segni di miglioramento: tra il primo trimestre del 2013 e quello del 2014 gli occupati scendono di 170mila unita' nel Sud e di 41mila al Centro-Nord.

In altri termini, le tendenze piu' recenti segnalano che al Sud si concentra oltre l'80% delle perdite dei posti di lavoro italiani.

Da segnalare inoltre nel 2013 l'aumento del tasso di disoccupazione.

Quello "ufficiale" nel 2013 e' stato del 19,7% al Sud e del 9,1% al Centro-Nord, a testimonianza del permanente squilibrio strutturale del nostro mercato del lavoro.

Italia spaccata in duedal Pil, +1,1% Nord -0,8% Sud 

L'Italia continua a essere spaccata in due: nel 2014 il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,6%, quale risultato del +1,1% del Centro-Nord e del -0,8% del Sud.

Secondo stime Svimez contenute nel Rapporto di previsione territoriale, si registra dunque nell'anno in corso una crescita modesta limitata pero' al Centro-Nord.

Sul fronte dell'andamento dei consumi, nel 2014 l'Italia segna un +0,1%, che diventa nel 2015 +0,4%.

Ma l'andamento delle due aree diverge: se i consumi delle famiglie crescono al Centro-Nord nel 2014 dello 0,3% e nel 2015 dello 0,7%, al Sud, rispettivamente, si registra un calo dello 0,5% e dello 0,1%.

Giu' anche gli investimenti: nel 2014 il Sud segna -1,1% contro -0,4% del Centro-Nord.

Se questo dato venisse confermato, nel 2014 la caduta degli investimenti al Sud rispetto al periodo pre-crisi arriverebbe al 35%.

Da segnalare, a testimonianza della gravita' della crisi, l'ulteriore perdita di posti di lavoro, -1,2% al Sud nel 2014, cui corrisponde +0,2% nel Centro-Nord.

Se confermati questi dati porterebbero al Sud nel 2014 rispetto al 2007 a quasi 800mila posti di lavoro in meno (pari a una flessione del 12%).

In un panorama fortemente negativo, "tengono" le esportazioni: segno positivo in entrambe le ripartizioni, che registrano rispettivamente nel 2014 +1,4% nel Sud +2,7% nel Centro-Nord.

A livello regionale nel 2014 segno negativo solo nelle regioni del Mezzogiorno, mentre crescono il Centro (+0,2%), il Nord-Est (+1,4%) e Nord-Ovest (+1,5%).

Piu' in particolare nel 2014 la forbice oscilla tra la crescita della Lombardia (+1,7%) 4,3%) e il calo della Calabria (-1%).

L'Emilia Romagna cresce dell'1,5%, il Veneto dell'1,4%, il Piemonte dell'1,2%. Nel Mezzogiorno la caduta piu' contenuta e' in Abruzzo (-0,4%).

Seguono Molise e Puglia a -0,7%, Basilicata e Sardegna a -0,8%, Campania e Sicilia a -0,9%. Stessa dinamica prevista per il 2015: se il Mezzogiorno cala dello 0,3%, il Centro cresce dello 0,9%, il Nord-Est dell'1,8% e il Nord-Ovest del 2,2%.

A trainare la ripresa nel 2015 ancora la Lombardia, +2,5%, seguita da Veneto ed Emilia Romagna (+1,9%), e il Piemonte (+1,6%).

Fra le regioni del Mezzogiorno ancora nel 2015 i segni sono tutti negativi, ma oscillano tra -0,1% dell'Abruzzo e -0,5% della Calabria.

Quanto all'occupazione, l'Italia si conferma spaccata in due, con le regioni meridionali segnate sia nel 2014 che nel 2015 da segni negativi.

In particolare, nel 2014 le perdite dell'occupazione sono comprese tra -0,8% in Abruzzo e -1,3% in Calabria e Sicilia; nel 2015 tra il -0,4% sempre dell'Abruzzo e il -0,8% della Calabria. 

Nel 2013 oltre 2 mln famiglie sotto soglia poverta' 

Il Sud e' sempre piu' povero: in Italia oltre due milioni di famiglie si trovavano nel 2013 al di sotto della soglia di poverta' assoluta, equamente divise tra Centro-Nord e Sud (1 milione e 14mila famiglie per ripartizione), con un aumento di 1 milione 150mila famiglie rispetto al 2007.

Lo annuncia Svimez nelle anticipazioni del Rapporto 2014 sull'economia del Mezzogiorno. La poverta' assoluta e' aumentata al Sud rispetto all'anno scorso del 2,8% contro lo 0,5% del Centro-Nord.

Nel periodo 2007-2013 al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute oltre due volte e mezzo, da 443mila a 1 milione 14mila, il 40% in piu' solo nell'ultimo anno.

Nel 2015 tagli spesa doppi al Sud rispetto al Nord 

Nel 2015 i tagli alla spesa saranno doppi al Sud rispetto al Centro-Nord.

E' quanto evidenzia Svimez nel Rapporto 2014 sull'economia del Mezzogiorno, in cui si evidenzia che l'anno prossimo al Sud il valore cumulato della spesa pubblica sara' tagliato del 6,2% contro il 2,9% dell'altra ripartizione.

Questa riduzione penalizza il Sud soprattutto per quanto riguarda le spese in conto capitale, una delle poche variabili in grado di stimolare la crescita dell'economia meridionale.

La politica economica, si legge nello studio, "appare contribuire alla crescente divaricazione che vi e' nella dinamica congiunturale delle due macroaree.

Nel Mezzogiorno in primis i tagli alle spese in conto capitale esercitano ancora un effetto moderatamente depressivo che, insieme a quelli delle spese correnti, concorrono a penalizzare in maniera significativa l'economia dell'area, gia' strutturalmente meno capace di agganciare la ripresa estera ed estenderla poi anche all'interno".

A livello regionale, in valori assoluti, le regioni a statuto ordinario del Mezzogiorno riducono di piu' le spese, mentre al Centro-Nord si aumentano di piu' le entrate. In valori assoluti, su un totale di oltre 109 miliardi di euro a livello nazionale, le manovre di finanza pubblica peseranno complessivamente nel 2015 in Lombardia per oltre 21 miliardi di euro, nel Lazio per 13 miliardi, in Sicilia per 8,8, in Campania per 8,5, in Emilia Romagna per 7,7, in Veneto per 7,5, in Piemonte per 7,3, in Toscana per 6,2 e in Puglia per 5,9 miliardi di euro.

Inoltre, secondo le stime Svimez elaborate sulla base del modello econometrico Nmods, le manovre considerate nei loro effetti diretti e indiretti tolgono nel 2014 lo 0,65% del Pil al Sud e lo 0,21% al Centro-Nord.


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