Martina Levato è incinta, ma resta in carcere. Bocciata istanza di domiciliari

Accusata con l'amante di una serie di aggressioni con l'acido

21 Luglio 2015   11:24  

Nonostante sia incinta al nono mese resta in carcere Martina Levato, la studentessa accusata insieme all'amante Alexander Boettcher di una serie di aggressioni con l'acido compiute a Milano.

Permane infatti, secondo i giudici, la "pericolosità sociale" della giovane e un "accentuato pericolo di reiterazione criminosa".

Lo ha stabilito il collegio della nona sezione penale del Tribunale di Milano, che nel giugno scorso aveva condannato Martina e il broker a 14 anni di reclusione per aver sfregiato Pietro Barbini, ex compagno di liceo della bocconiana, respingendo la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal suo difensore, l'avvocato Daniele Barelli.

Secondo i giudici, quindi, la 22enne non ha mostrato segni di ravvedimento.

E sarebbe stata proprio la sua "condizione di gravidanza", a scatenare "l'esigenza di 'purificazione'" che ha portato a pianificare l'agguato a Barbini, sfigurato con l'acido lo scorso 28 dicembre.

La cosiddetta 'coppia diabolica', infatti, avrebbe pianificato il blitz quando Martina era già a conoscenza di aspettare un bambino da Boettcher e avrebbe cercato una sorta di 'purificazione' colpendo persone con cui lei aveva avuto rapporti in passato.

Un no alla scarcerazione è arrivato anche dal gup milanese Roberto Arnaldi, davanti al quale inizierà a settembre il processo con rito abbreviato per altri blitz con l'acido, che ha respinto la stessa istanza presentata dal difensore di Martina.

Sia il Tribunale, sia il gup, hanno accolto quindi, con motivazioni simili, il parere "assolutamente contrario" alla modifica della misura formulato dal pm di Milano Marcello Musso.

Il difensore della bocconiana aveva chiesto per la ragazza, che dovrebbe partorire ad agosto, gli arresti domiciliari nella casa dei genitori a Bollate, nell'hinterland milanese, dato lo stato di gravidanza "incompatibile" con la detenzione in carcere.

Il pm si è opposto sottolineando il "gravissimo pericolo di inquinamento probatorio", in quanto Martina una volta fuori dal carcere potrebbe contattare le persone che dovranno testimoniare nel processo a suo carico "per fare loro cambiare o ammorbidire dichiarazioni già rese".

E i giudici hanno accolto, in sostanza, le argomentazioni del pm.

La "condizione di gravidanza", scrive il collegio della nona sezione penale, "sussisteva già al momento della commissione del delitto", ossia del blitz contro il 22enne Pietro Barbini.

Per il collegio, presieduto da Anna Introini, tra l'altro, la consapevolezza di aspettare un bambino "ha rappresentato, secondo l'assunto dell'imputata, l'origine di quell'esigenza di 'purificazione' che avrebbe motivato la condotta delittuosa".

Inoltre secondo i giudici la giovane non ha mai mostrato "segni di resipiscenza".

Nel provvedimento viene poi evidenziata anche la "pericolosità sociale" di Martina Levato, la sua "personalità aggressiva e priva di remore", oltre ad un "accentuato pericolo di reiterazione criminosa".

In più finora non sono emerse complicanze della gravidanza "tali da far apparire inadeguate le cure e l'assistenza prestate" nel carcere milanese di San Vittore.

La ragazza quindi resta in carcere e comparirà a settembre, insieme al presunto complice Andrea Magnani, davanti al gup per il processo 'bis' a suo carico.

Per Alexander Boettcher, che non ha scelto l'abbreviato, si è già aperto il dibattimento.

Alex e Martina nel secondo procedimento, scaturito dall'inchiesta del pm Marcello Musso, sono accusati delle aggressioni a Stefano Savi del 2 novembre scorso e a Giuliano Carparelli del 15 novembre e la ragazza anche di un tentativo di evirazione, nel maggio 2014.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore