Mattarella al Meeting di Rimini: "Non Abbiate Paura"

19 Agosto 2016   13:13  

"L'attitudine dei giovani a diventare protagonisti della propria storia costituisce l'energia vitale di un Paese. Questa spinta vale più di qualunque indice economico o di borsa". Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inaugurando a Rimini la 37° edizione del Meeting dell'Amicizia tra i popoli.

"In un tempo di cambiamenti epocali come il nostro - ha continuato il Presidente -, è necessario prestare attenzione e dar spazio alla visione dei giovani. Senza farci vincere dalle paure. Dalle paure antiche e da quelle inedite. Attenti a non cadere nell'errore di ritenere nuove false soluzioni già vissute e fallite nel breve Novecento. Non ci difenderemo alzando muri verso l'esterno, o creando barriere divisorie al nostro interno. Al contrario".

"Viviamo l'epoca dell'io" ma, ha avvertito Mattarella, "l'io non è autosufficiente. L'io ha bisogno del tu come dell'aria per respirare. L'io contiene l'esigenza di diventare un 'noi' proprio per raggiungere quei traguardi che è stato capace di immaginare. Perché il noi è la comunità. Il noi è anche la storia. Il noi è la democrazia".

"Il nostro Paese - ha continuato - è segnato da faglie antiche. A queste si sono aggiunte nuove divisioni, quelle prodotte dal naturale mutamento delle condizioni, non sempre regolato in maniera equilibrata, e quelle provocate dalla lunga crisi economica degli ultimi anni. Dobbiamo lavorare con impegno per ricomporre le ferite e rendere l'Italia più robusta, più solidale, più competitiva, più importante per la costruzione europea".

"La Repubblica - ha ricordato il Presidente - è nata da un referendum, e dunque da un confronto democratico. La divisione degli orientamenti, però, è stata tradotta in una straordinaria forza unitaria". "Merito - ha sottolineato il Capo dello Stato - dei nostri padri e delle nostre madri. Merito delle forze politiche e delle classi dirigenti democratiche. Che hanno saputo capire, malgrado difficoltà molto grandi (che talvolta vengono oggi sottovalutate), ciò che li univa, al di là dei legittimi contrasti)".

"Gli inevitabili contrasti che animano la dialettica democratica - ha ammonito Mattarella - non devono farci dimenticare che i momenti di unità sono decisivi nella vita di una nazione. E che talvolta sono anche doverosi. E' un grande merito saperli riconoscere. Un Paese che non sa trovare occasioni di unità, diventa più debole".

"La democrazia - ha detto ancora Mattarella - è libertà nel confronto, ed è pure conflitto, ovviamente all'interno dei binari segnati dal diritto e dal rispetto dell'altro. Ma la democrazia è anche paziente. La pazienza della democrazia italiana ha consentito tempi di crescita e di maturazione a culture diverse. L'adesione alla democrazia si acquisisce e si rafforza praticandola, e così è avvenuto anche nel nostro Paese".

Il Capo dello Stato ha quindi messo in guardia dalla "tentazione dell'isolamento" che "rischia di pregiudicare anche le grandi opportunità di comunicazione che la scienza ci mette a disposizione, sovvertendone la funzione. Basta pensare alla tendenza di molti di collegarsi sul web soltanto a quelli che la pensano come loro, in circuiti ristretti e chiusi".

"Ci si illude così che il mondo appartenga soltanto a chi la pensa come noi, riversando spesso su chi la pensa diversamente soltanto astio e livore. Ne risulta cancellato il confronto delle idee, lo scambio di conoscenza, il valore delle esperienze altrui: in una parola la comunità e la sua tensione culturale".

"La Repubblica ha consentito rinnovamento e maturazione, ha permesso un ampliamento delle basi democratiche e il radicamento della democrazia nella cultura nazionale. E' bene tenerlo presente, anche per il futuro, dal momento che le democrazie hanno sempre bisogno di essere aperte allo spirito del tempo, di inverarsi nelle diverse condizioni della storia, di accogliere nelle loro istituzioni le innovazioni e le forze vive, di aggiornarsi per rappresentare sempre meglio le istanze popolari e, insieme, per rispondere con efficacia alle domande nuove di cittadinanza che la società pone alle istituzioni".

"Il dialogo tra le fedi è oggi una necessità storica, è una condizione per conquistare la pace. Il dialogo tra le fedi - ha sottolineato - è un atto di umiltà, che può riconciliarci con la storia dell’uomo. E' questo un tema di grande valore spirituale, che ha fortissime implicazioni politiche e sociali. Dialogo tra credenti di religioni diverse, dialogo sul destino dell’uomo tra credenti e non credenti: ecco un terreno sul quale la cultura europea può dare, ancora una volta, un apporto straordinario".

Le diversità dell'Italia i "geni locali" sono "una ricchezza", ma c'è "un fondo unitario che va crescendo". Tuttavia "il senso di unità non può essere geloso, esclusivo. Si allarga. Abbiamo a cuore l'unità dell'Europa e del genere umano".


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