Medaglia Aprutium: il consiglio regionale rende omaggio allo zio Sergio

03 Ottobre 2013   14:51  

Lo zio d'America. Figura antica e pittoresca nei nostri paesi abruzzesi. Era l'emigrante che ce l'aveva fatta, che era diventato ricco e nella sua terra tornava da vincitore, accolto dall'ammirazione, dal calore, dalle attenzioni non del tutto disinteressate. Perché lo zio d'America era anche il santo in paradiso o meglio d'oltreoceano a cui raccomandarsi, a cui chiedere un aiuto, un posto di lavoro, un prestito. A cui affidarsi in tempi di miseria e sconforto.

La cerimonia di oggi il consiglio regionale nel corso della quale è stato consegnato a Sergio Marchionne il premio Aprutium, un pò ricorda questi scenari di ritorno.

Dopo zio Remo (Gaspari), lo zio Gianni (Letta), il prestigioso riconoscimento è stato assegnato allo zio Sergio.

''Al top manager per "aver onorato la terra d'Abruzzo con la sua prestigiosa attività' grazie alla quale la Fiat e' diventata un'azienda riconosciuta in tutto il mondo", si legge nella motiviazione.

Ma sopratutto perché come lo zio Remo, ai tempi felici della Dc e della spesa pubblica a carico delle generazioni future, anche Sergio Marchionne, nella nuova era del capitalismo selvaggio, è uno che comunque in Abruzzo garantisce soldi e posti di lavoro, avendo infatti investito 700 milioni di euro in 5 anni in per la Sevel della Val di Sangro.

In consiglio regionale è stata una giornata di larghe intese entusiaste.

''Grazie di aver trovato nella sua agenda il tempo di venire qui'', esordisce nel suo discorso Camillo D'Alessandro, a nome dell'opposizione. A seguire una lode dell'imprenditore e del Ducato.

A seguire per la maggioranza Lanfranco Venturoni ha salutato con calore un grande manager abruzzese.

''Sergio Marchionne – afferma poi Gianni Chiodi - in questi anni, ha rappresentato, ed esaltato, nel Mondo l'essenza più pura e nobile dell'abruzzese; la creatività, la determinazione, lo spirito di sacrificio, il pragmatismo. Ma anche il suo essere sempre se stesso, schietto, diretto, a volte poco diplomatico, ma in ogni caso coerente e fedele alla propria filosofia manageriale.''

"Fiat - ha osservato infine il presidente del consiglio regionale Nazario Pagano - e' un pezzo di storia importante del nostro Paese, con tutto quello che cio' comporta in termini di complessita' di governo: migliaia di dipendenti, un indotto rilevante e stabilimenti su tutto il territorio, anche in aree difficili dal punto di vista sociale. Sentivo giorni fa di un sondaggio fatto in Germania, patria di grandi case automobilistiche, dal quale risulta che l'automobile non e' piu' ai primi posti nei desideri dei giovani: viene dopo lo smartphone, dopo il pc".

"Impensabile fino a qualche tempo fa! Capisco bene - ha aggiunto Pagano - quando Marchionne dice che quello automobilistico e' un mercato difficile tant'e' che nemmeno e' sufficiente lanciare nuovi modelli a ripetizione, perche' ogni lancio va preparato attentamente in un mercato nel quale le perdite in quota percentuale sono in doppia cifra quasi per tutti. Per gestire tutto cio' ci vuole un grande uomo e in questo caso e' un grande abruzzese del quale io sono orgoglioso e credo, con questi sentimenti, di rappresentare la maggioranza degli italiani".

Il festeggiato Marchionne nel suo intervento, di cui proponiamo un ampio stralcio, ha sottolineato di accettare il premio a nome soprattutto dei 300mila lavoratori Fiat e Crysler.

Secondo Marchionne ''continuano a resistere nel Paese tanti pregiudizi intorno alla Fiat, sulla qualita' dei nostri modelli, su un'azienda monopolistica e assistita dallo Stato, su una presunta ingerenza nella vita politica. L'immagine della Fiat - ha continuato il manager - e' rimasta per tanta parte dell'opinione pubblica un riflesso di quello che era negli anni Sessanta.

Qualcuno alimenta questa distorsione della realta' - ha proseguito - in modo consapevole e pretestuoso". Secondo Marchionne, invece, "il ritmo del cambiamento che la Fiat ha seguito e' stato cosi' veloce che in qualche modo ha contribuito ad ampliare la distanza col Paese" e l'azienda ha fatto "enormi sforzi negli ultimi dieci anni per uscire da un isolamento che ne avrebbe pregiudicato il futuro"

Marchionne ha rivendica il merito di aver trasformato un'azienda in crisi, che perdeva quasi un miliardo di euro l'anno, ripiegata nella sua nicchia di mercato, in una multinazionale che sta vincendo la sfida della globalizzazione.

E che oggi riesce a compensare le perdite in Europa, e a non chiudere gli stabilimenti italiani, dove il mercato dell'auto è tracollato, grazie ai profitti ottenuti in altri continenti.

Ribadisce Marchionne che la Sevel sarà sempre di più un sito produttivo strategico per l'intero gruppo. Infine parole gentili per la sua terra.

''Sono nato a Chieti e ci ho vissuto fino a 14 anni. Poi sono emigrato con la mia famiglia. Tre anni fa ho partecipato a una raccolta fondi per il terremoto dell'Aquila partecipato a raccolta fondi e incontrato tanti abruzzesi emigrati in Canada.

Ho ritrovato in loro i tratti forti e gentili, i valori della mia gente, come l'onesta, l'orgoglio di fare le cose bene. E conclude: ''gli abruzzesi cadono e si rialzano da soli, non perdono tempo a lamentarsi, ma fanno producono e ricostruiscono: credo che questo sia l'atteggiamento di cui ha bisogno l'Italia"

Ovazioni e applausi delle classi dirigenti abruzzesi presenti in sala.

Filippo Tronca


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