Mega-discarica di Bussi: al via il processo

06 Luglio 2009   13:33  

Il prossimo 9 luglio si apre presso il Tribunale di Pescara il processo per uno dei più grandi scandali ambientali europei degli ultimi anni, quello del sito chimico di Bussi con le sue mega-discariche abusive, scoperto dal Corpo Forestale di Pescara guidato da Guido Conti e dalla Procura di Pescara nel 2007.
Con l'udienza preliminare si avvia il percorso per fare luce sulle responsabilità penali per un disastro ambientale senza pari nel continente, per discariche industriali abusive di 500.000 tonnellate, per l'inquinamento della falda acquifera più importante dell'Appennino e per la contaminazione con solventi dei pozzi S. Angelo destinati all'acqua potabile. Questi ultimi hanno dato acqua a tutta la Val Pescara con 500000 persone che, ignari fino all'ultimo, hanno bevuto acqua proveniente da pozzi inquinati da tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene e tricloroetilene.
Con la prima udienza i giudici dovranno valutare se e per quali reati rinviare a giudizio alcune decine di persone coinvolte, secondo la Procura, in un vero e proprio disastro ambientale con costi di centinaia di milioni di euro per la bonifica a cui ora deve far fronte il Commissario Straordinario nominato dal Governo per il disinquinamento di quello che è diventato subito uni dei Siti di Bonifica Nazionali, al pari di Marghera e Priolo.

Ecco i risultati delle analisi sulle acque di falda a Bussi su alcuni degli inquinanti cancerogeni e tossici trovati, così come riportato nella richiesta di rinvio a giudizio:

Cloroformio: fino a 3.220.000 volte i limiti di legge
Tetracloroetano: fino a 420.000 volte i limiti di legge
Clorometano: fino a 11.067 volte i limiti di legge
1,1 Dicloroetilene: fino a 24.000 volte i limiti di legge
1,1,2 tricloroetano: fino a 24.500 volte i limiti di legge
Cloruro di Vinile: fino a 1.960 volte i limiti di legge
Mercurio: fino a 1.240 volte i limiti di legge
Tricloroetilene: fino a 7.867 volte i limiti di legge

Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “Siamo parte lesa nel processo perchè è proprio grazie all'azione dell'associazione che due anni fa è emerso l'aspetto forse più inquietante della vicenda, quello della contaminazione dei pozzi S. Angelo, posti a valle del sito chimico di Bussi e che oggi sono chiusi definitivamente. Lo stesso Istituto Superiore di Sanità ha accolto in pieno le nostre argomentazioni dichiarando quell'acqua “non idonea al consumo umano”. L'associazione ha fatto scoprire un altro aspetto gravissimo, che va al di là dei rilievi penali: gli enti pubblici erano a conoscenza della gravissima situazione di inquinamento di Bussi e della stessa contaminazione dei pozzi fin dal 2004 e non hanno avvisato la popolazione né risolto il problema. Da questa storia, purtroppo, non è scaturita alcuna riforma della pubblica amministrazione abruzzese. Gli organi preposti alla sorveglianza e al controllo sembrano spesso inermi nell'affrontare i casi di inquinamento dell'acqua, dell'aria e del suolo; il coinvolgimento dei cittadini nella gestione di un Bene Comune come l'acqua è praticamente nullo così come il livello di trasparenza è rimasto quello di prima. Noi che abbiamo sollevato la questione dell'impatto di questo disastro sulla popolazione non sappiamo che fine abbia fatto l'analisi epidemiologica che abbiamo chiesto insieme con lo stesso consiglio regionale e diversi comuni. Avevamo chiesto un coinvolgimento e finora abbiamo partecipato ad una sola riunione dove, invece dei dati utili a capire, è emersa tutta la fragilità del sistema di sorveglianza sanitaria. Il processo deve dare giustizia per quanto è già accaduto; noi speriamo che serva anche per evitare il ripetersi di episodi del genere”.

 

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