"Noi non dimentichiamo" la rete famigliari vittime di stragi a L'Aquila per il IX anniversario Sisma

03 Aprile 2018   11:28  

Ancora una volta, da diversi anni ormai, i familiari di vittime di stragi di vario genere, si incontreranno a L'Aquila, in occasione dell'anniversario del sisma del 6 aprile 2009, per unire le loro battaglie personali e fare fronte comune, pensare al futuro di chi è vivo e non solo ricordare chi è morto.

E' un’altra Italia, invisibile agli occhi e spesso alle cronache. L'appuntamento è per il 5 aprire all'Auditorium del Parco,a partire dalle ore 15.30. Ci sarà Viareggio e la Terra dei fuochi, tra Caserta e Napoli, colma di veleni e di lutti, ci sarà San Giuliano di Puglia, con il peso dei 27 bambini e la maestra sepolti sotto le macerie della scuola elementare. E ancora Taranto e l'Ilva con l'associazione Genitori tarantini, Amatrice, Rigopiano, il Patto per l'Abruzzo resiliente, il Comitato Scuole sicure e Longarone, con il suo giovane sindaco che ha cura della memoria e non dimentica la strage del Vajont. 

Terremoti, alluvioni, frane, morti sul lavoro, inquinamento. Siamo un paese che conosce le sue tragedie, le "sa" da prima, le provoca, non le evita, le aspetta.

Siamo molto bravi a commuoverci quando i vigili del fuoco scavano tra corpi e macerie, ma non riusciamo a fare memoria delle ragioni dei disastri: scrivere leggi che li evitino, punire in modo esemplare chi non rispetta le norme e specula sulla vita degli innocenti, magari per soldi, chi costruisce dove non deve e manda al lavoro dove non si può, chi uccide coi gas e coi veleni, facendo strage persino dei bambini. Siamo bravi a commuoverci. Molto meno a ‘fare memoria’, imparare da ciò che è accaduto e costruirci sopra, per il bene comune.

“Noi non dimentichiamo”. E' il nome della rete nazionale che sarà a L'Aquila il 5 aprile, una rete che ha preso le mosse per iniziativa del Comitato familiari vittime casa dello studente alcuni anni fa. "Noi non dimentichiamo".

Come le madri e le nonne argentine che non invecchiano mai: “Siamo state partorite dai nostri figli”ci hanno detto. Si. Sono state partorite ad una vita "altra" , che non era la loro. Ma per cercare verità e giustizia l'hanno attraversata. Come accade a tutti i familiari delle vittime.  



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