Nove Martiri, la commemorazione e il ricordo dell'Anpi, sabato 23 settembre a L'Aquila

21 Settembre 2017   12:51  

Sabato 23 settembre alle ore 7,30 l'Anpi vuole commemorare e ricordare il sacrificio dei nove giovani morti durante la seconda guerra mondiale per mano di nazisti. 

Quando nel settembre del ’43 un gruppo di giovani partigiani aquilani decise di sottrarsi all’ordine nazista di Kesserling che li voleva arruolati nell’esercito tedesco, sapevano bene cosa fare: i ragazzi avrebbero dovuto lasciare la città alla spicciolata, prelevare armi durante il percorso e radunarsi a Collebrincioni, dove li avrebbe raggiunti il colonnello D’Inzillo assieme ad altri militari con armi pesanti, per recarsi tutti insieme nel Teramano e congiungersi ai 1.600 civili e militari che proprio in quei giorni si stavano arroccando a Bosco Martese per organizzare la resistenza ai nazi-fascisti.

Tutti sapevano anche il significato di quella loro scelta: volevano essere liberi e liberare L’Aquila e l’Italia dagli invasori, dalla guerra, dall’oppressione.

E sapevano anche, nella loro spontanea e sincera ribellione, cosa rischiavano: la semplice disobbedienza al proclama di Kesserling metteva a rischio la loro vita.

Ma forse non immaginavano – con il loro sacrificio – di diventare un esempio, di rappresentare un patrimonio di valori su cui la città avrebbe potuto avviare la sua ricostruzione morale e civile dopo la guerra.

Anteo Alleva, di soli 17 anni il più giovane del gruppo, Pio Bartolini, soldato ventunenne, Francesco Colaiuda, 18 anni, Fernando Della Torre, 20 anni, Berardino Di Mario, 19 anni, Bruno D’Inzillo, 19 anni, Carmine Mancini, 19 anni, Sante Marchetti, 18 anni, Giorgio Scimia, 18 anni ( e con loro Stefano Abbandonati Umberto Aleandri , membri del gruppo e fortuitamente scampati alla fucilazione) sono l’emblema dell’Aquila democratica e antifascista.

Ma oggi, dopo 74 anni, non vogliamo ricordarli solo per il loro eroismo.

Vorremmo che la loro storia fosse tradotta in attualità, perché oggi c’è un enorme bisogno di trasferire il loro coraggio e le loro idee alla quotidianità di tutti i giorni, in una rivolta morale e civile alle ingiustizie, in un impegno moderno per i diritti e le libertà.

Quella che è stata la Resistenza, quello che è stato l’antifascismo, oggi diventano le lotte degli studenti per avere scuole sicure, per la cultura e la formazione, per diventare cittadini del mondo; è l’impegno per il diritto al lavoro; sono le iniziative di accoglienza e solidarietà verso i profughi e i migranti; sono le azioni di volontariato verso i più deboli, verso l’ambiente e la natura. Sono, in tante parti del mondo, le manifestazioni per la libertà di stampa o l’indipendenza della magistratura. Sono le spinte al disarmo ed a riconvertire l’economia a scopi civili. Sono le lotte antirazziste e contro i “muri” perché dobbiamo saper stare nelle periferie sociali e governare l’integrazione, non emarginare i più deboli.

Per tutto questo servono esempi nuovi, comportamenti e stili di vita, servono linguaggi e codici che parlino alle persone e in primo luogo ai giovani.

Se sapremo fare questo la storia dei Nove Martiri aquilani sarà sempre più bella e proiettata al futuro.

Credo che questo sia il modo migliore per onorarli.


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