Olcay Gulsen Creatrice di SuperTrash Rivela Sono la Prima "Modern Pioneers"

16 Febbraio 2015   12:10  

E' una determinatissima donna di 34 anni, Olcay Gulsen, sensuale ed engmatica.

Fashion designer olandese che in 10 anni ha creato SuperTrash, azienda distribuita in 32 Paesi (tra cui l’Italia) con 16 boutique monomarca ed un fatturato annuo che supera i 30 milioni di euro.

Leggo.it l'ha intervistata:

Olcay Gulsen, cosa ha inteso esprimere con il nome “SuperTrash”?

«Quando ho scelto il nome del brand volevo qualcosa che contenesse in sé un contrasto, bidimensionale. Da un lato la parola Super ha un'accezione positiva, mentre Trash è utilizzato in modo negativo, come a dire pessimo». 

Un caso oppure una scelta il fatto che la sua azienda è tutta al femminile?

«Nessuna strategia, è accaduto. Probabilmente sviluppo maggiore empatia con le donne. Credo sia nel mio Dna, visto che sono cresciuta con altre quattro sorelle, quindi è stato molto naturale per me farmi affiancare da altre donne». 

Qual'è stata la sua ispirazione per la collezione FW 15-16 che ha presentato al Fashion Week di Amsterdam?

«Le donne sono la mia più grande fonte d'ispirazione, soprattutto quando fanno squadra e si supportano. In effetti anche il modo in cui sono salite in passerella, compatte come un esercito, rappresenta il mio ideale di femminilità». 

Perché lei chiama le donne “modern pioneers”, come il mood del defilé?

«Sono pioniere nella vita, donne che stanno bene con loro stesse. Non solo working girl, ma anche casalinghe di successo, felici di esserlo. La mia collezione è per donne moderne, curiose, che amano viaggiare, conoscere il mondo ed usano i social». 

Utilizza i social?

«Per lavoro li uso molto, soprattutto Instagram, che trovo geniale, e Facebook. Per la mia pagina personale è differente. So di essere un'influencer e prendo questa cosa molto seriamente, cerco quindi di dare il buon esempio, postando oltre a foto, contenuti, idee, non a caso spesso creiamo anche dei contest per scovare talenti della musica, del cinema e dell'arte internazionali. Ovviamente donne». 

Cosa invece non le piace dei social?

«Non amo quando mi trovo davanti a deliri di egocentrismo, che causa l'irrimediabile effetto "isolation". Quando si diventa troppo autoreferenziali si perde il vero senso dei social network, ossia lo scambio, la condivisione e la connessione con gli altri. Sono parte delle nostre vite ma bisogna usarli nel modo giusto, sarà questo il punto di svolta».


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