Oltre i voti e le poltrone, i numeri della crisi

29 Marzo 2010   15:49  

Dopo una campagna elettorale in cui si è arrivati a litigare financo sui container di Giove, paesino umbro, a cui presto dedicheremo  un approfondito documentario (che non volevamo dare in pasto alla campagna elettorale), ecco di seguito alcuni dati che fotografano la grave crisi che la provincia dell'Aquila e i suoi nuovi amministratori si troveranno ad affrontare, e che anche ai  nuovi sindaci dovranno nei limiti delle loro competenze e poteri contribuire ad affrontare. Numeri della crisi che non dipendono solo dal terremoto del sei aprile.

Rapporto Confindustria:  l'onda lunga della crisi nel 2010

'' Nel 2008 il PIL procapite dell'Abruzzo è stato di 21.564 Euro contro una media nazionale di 26.278 euro. A livello provinciale il Pil Procapite più basso è stato della provincia di L'Aquila 20.636 euro. Teramo 21.882; Pescara 21.560; Chieti 22.345.

In termini di numero indice (Italia = 100): più basso L'Aquila 78,5 e più alto Chieti 85,0.

Per l'Abruzzo, gli ultimi dati indicano una diminuzione del PIL del -0,3% nel 2008, (L'Aquila -0,7%; Chieti -1,7%; Teramo +0,2%; Pescara +0,7).

Per il 2009, a livello previsionale, le valutazioni ufficiose dell'Istat indicano una diminuzione del -5/-6% per la Regione.

Il tasso di natalità/mortalità delle imprese in Abruzzo, nel terzo trimestre del 2009, è dello 0,51%.

Nel 2008 era dello 0,41%. Rispetto al trimestre precedente il tasso di L'Aquila è 0,99%; Chieti 0,27%; Pescara 0,54%; Teramo 0,42%.

Per L'Aquila il tasso è aumentato dell'1,40% per l'intero 2009.

Esportazioni

Nel 2008 sono cresciute del +4,9%, rispetto al 2007, con una quota del 2,1% rispetto alle esportazioni nazionali. Le province abruzzesi hanno aumentato la percentuale di esportazione: Chieti +6,1%, L'Aquila +4,2%, Teramo + 0,2% e Pescara +4,7%.

Nei primi nove mesi del 2009, rispetto allo stesso periodo 2008, le esportazioni sono scese in Abruzzo del -35,7. Nel terzo trimestre 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, le esportazioni sono scese in Abruzzo del -29,7%. Le province: Chieti -31,1%, L'Aquila -34,4%, Teramo -28,2% e Pescara -6,2%.

Mercato del lavoro

L'Istat indica che nel 2008 il tasso di disoccupazione per l'Abruzzo è stato del 6,6%.

A livello provinciale nel 2008: L'Aquila, 8,6%; Teramo, 5,3%; Pescara, 6,5%; Chieti, 6,0%.

Il tasso di occupazione del 2008, tra i 15 e i 64 anni, in Abruzzo, è stato del 59,0%. L'Aquila, 57,7%; Teramo, 60,6%; Pescara, 60,1%; Chieti, 57,7%.

Il tasso di attività del 2008, tra i 15 e i 64 anni, in Abruzzo, è stato del 63,1%. L'Aquila, 63,2%; Teramo, 64,0%; Pescara, 64,2%; Chieti, 61,5%.

Nel terzo trimestre 2009 per l'Abruzzo il tasso di disoccupazione è del 7,6%, il tasso di occupazione è del 56,3% e il tasso di attività al 61,0%.

Per l'intero 2009 Starnet-Unioncamere prevede una diminuzione del tasso di occupazione del -2,3% per L'Aquila; -2,6% Teramo; -2,5% per Chieti e Pescara e una diminuzione del tasso di occupazione del -2,5% per l'Abruzzo.

Il monte ore della cassa integrazione guadagni in Abruzzo nel 2008 ha subito una diminuzione del -7,3% rispetto all'anno precedente. A livello provinciale si registra: + 93 % nella provincia di Chieti, -34% nella provincia di L'Aquila, + 22% nella provincia di Pescara e -22 % nella provincia di Teramo.

Nel periodo Gennaio-Dicembre 2009, con una notevole accelerazione, le ore autorizzate sono arrivate a circa 34,2 milioni, pari a oltre sei volte le ore dello stesso periodo del 2008.

Le province più coinvolte per il complesso delle ore sono Chieti e L'Aquila.

Il settore metalmeccanico è arrivato a quasi il 50% del totale ore autorizzate.

L'aumento in % nel periodo considerato è stato di +471,6 per Chieti, +366,6 per L'Aquila, (Città +726,1), +293,1 per Pescara e + 588,5 per Teramo.

Per l'Abruzzo: CIG +439%, Indennità di Disoccupazione +68%, Mobilità +15%. La sola gestione ordinaria della CIG è aumentata nel periodo del 881,3%.

Il complesso degli ammortizzatori sociali più importanti - CIG, Mobilità e Disoccupazione - nel periodo gennaio-dicembre 2009 ha raggiunto in Abruzzo la cifra di 36.250 unità.
Rispetto al 2008, il numero medio di beneficiari è più che raddoppiato (122,8%).

Risultati dell'indagine congiunturale del Cresa sulle imprese manifatturiere: IV trimestre 2009

 

Rapporto Cresa: il manifatturiero con le mani tra i capelli...



Il sistema manifatturiero continua a registrare diiminuzioni di produzione fatturato export e ordonativi rispetto allo stesso peeriddo dell'anno precedente sebbene cresca nel trimestre. Questa crescita congiunturale fa migliorare le aspettativbe degli operatoti

Il quadro congiunturale.

Come nei due periodi precedenti, nel IV trimestre 2009, i principali indicatori economici dell'industria manifatturiera abruzzese hanno proseguito a crescere su base trimestrale, sebbene sia stato rilevato un certo rallentamento. I risultati su base annua continuano ad essere negativi ma recuperano almeno in parte il divario rispetto allo stesso periodo del 2008.

Secondo l'indagine Congiuntura Economica Abruzzese del Cresa condotta su un campione di 403 imprese manifatturiere regionali con almeno 10 addetti, nel quarto trimestre 2009 la produzione industriale,ha fatto registrare una diminuzione dell'11,8% nel confronto con il corrispondente trimestre 2008. seppur aumentata del 3,2% rispetto al periodo precedente,

Per il prossimo semestre gli operatori economici si attendono ulteriori contrazioni dei principali indicatori ma il clima di opinione è meno pessimistico di quello rilevato alla fine del trimestre precedente.

Le piccole e medie imprese. Le piccole imprese (10-49 addetti) e quelle medie (50-249 addetti) hanno registrato risultati trimestrali peggiori di quelli medi regionali e risultati annui generalmente migliori, ad eccezione di quelli relativi al fatturato estero e agli ordinativi dal mercato internazionale. Sembra, quindi, che tali realtà industriali soffrano maggiormente lo sfavorevole momento congiunturale ma mostrino maggiore solidità riguardo alle crisi di natura strutturale, ad eccezione dei rapporti con i mercati esteri.

Le piccole imprese hanno aspettative per i prossimi sei mesi sensibilmente peggiori della media regionale.

Le grandi imprese. Le grandi imprese (oltre 250 addetti) continuano a mostrare risultati trimestrali positivi e sensibilmente migliori della media regionale, mentre gli andamenti annuali sono sensibilmente peggiori della media abruzzese, ad eccezione dell'occupazione e degli ordini e fatturato relativi al mercato internazionale.

Le aspettative degli operatori per i prossimi sei mesi sono molto ottimistiche per tutti gli indicatori, ad eccezione dell'occupazione.

I settori.

L'alimentare bevande e tabacco fa registrare aumenti , il legno e mobili fa rilevare andamenti congiunturali positivi e migliori della media regionale,

il tessile abbigliamento e calzature continua a mostrare diminuzioni sia congiunturali sia tendenziali, il chimico-farmaceutico fa rilevare risultati congiunturali negativi e peggiori della media abruzzese, il metalmeccanico mostra andamenti congiunturali in genere negativi e peggiori della media regionale, l'elettromeccanico ed elettronico evidenzia risultati congiunturali generalmente negativi e peggiori della media regionale

La produzione di mezzi di trasporto fa osservare performance congiunturali positive e sensibilmente migliori degli andamenti regionali. La lavorazione di minerali non metalliferi sperimenta risultati sia trimestrali che annuali generalmente positivi e migliori degli analoghi regionali.

Il territorio.

Dal punto di vista congiunturale L'Aquila è l'unica provincia abruzzese che vede diminuire tutti i principali indicatori. Chieti e Teramo fanno rilevare variazioni tutte positive, ad eccezione dell'occupazione. Pescara mostra aumenti relativi solo agli ordini sia interni che esteri.

Dal punto di vista tendenziale, le variazioni sono generalmente negative, ad eccezione del fatturato estero in provincia di Chieti e degli ordini esteri nelle province di Chieti e Pescara. Relativamente alle previsioni a sei mesi, gli operatori della provincia di Teramo dichiarano aspettative tutte peggiori della media regionale, al contrario di quanto accade per gli operatori aquilani.
Uil: record in provincia dell' Aquila per la Cassa integrazione.

Sale nuovamente la cassa integrazione a livello nazionale, +12,4% a febbraio su gennaio, dopo la flessione di gennaio rispetto a dicembre 2009; scende in Abruzzo (-37%), tranne che all'Aquila (+7%), sempre piu' in sofferenza. In valori assoluti, oltre 95 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione a livello nazionale, ordinaria, straordinaria ed in deroga, di cui 1 milione e 330.000 ore in Abruzzo.
"Preoccupa - si afferma in una nota del segretario regionale della Uil, Roberto Campo - il peso crescente della cassa integrazione straordinaria rispetto all'ordinaria: oltre il 60% a livello nazionale, oltre il 66% in Abruzzo, dove il fenomeno e' piu' grave, soprattutto a causa del dato dell'Aquila, dove su quasi 470.000 ore autorizzate, quasi 430.000 sono di cassa straordinaria (piu' del 91%). Non ci stancheremo mai di criticare la scelta dell'INPS di accorpare la cassa straordinaria e la cassa in deroga in un'unica voce.

La seconda provincia con il dato di cassa peggiore a febbraio e' quella di Teramo, con circa 394.000 ore, di cui la maggioranza di straordinaria. E' presto - prosegue campo - per trarre conclusioni definitive circa l'andamento della crisi, ma e' chiaro che si evidenziano difficolta' che, non dipendendo dalla domanda mondiale, non si risolveranno automaticamente con la ripresa, come nel caso della provincia dell'Aquila, che ha sommato al suo lungo declino economico e demografico il disastro del terremoto, e di Teramo, messa sotto pressione dalla concorrenza dei nuovi paesi prima della crisi mondiale

Cgil: 10 milioni di cassa integrazione solo nel cratere sismico


Ieri l'allarme di Confcommercio e Confesercenti sulle piccole e medie imprese aquilane insolventi che stanno ricevendo la segnalazione dal sistema bancario di "cattivi pagatori", oggi ad intervenire è la Cgil: nel 2009 le ore di cassa integrazione nell'intera provincia sono aumentate del 736% rispetto all'anno precedente.

L'Abruzzo, nel complesso, ha lo stesso numero di ore di cassa del Lazio.

Dei 12milioni di ore, che fanno della provincia dell'Aquila la prima in regione, oltre 10 riguardano la sola area del cratere.

Una impennata del ricorso alla cassa integrazione ha interessato anche la Marsica, anche se in questo caso è stata determinante la crisi della Micron, colosso che impiega duemila dipendenti dei quali più di 400 provenienti dal capoluogo.

I dati sono stati forniti stamattina dal neo segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti, che ha invocato con forza maggiore attenzione da parte degli attori istituzionali verso il tema del lavoro. Per il sindacato "ad oggi non c'è nessuno strumento operativo che favorisca la ripresa occupazionale, né che incentivi l'insediamento di nuove imprese".

La Cgil invita infine ad una operazione verità per "contrastare l'immagine mistificatoria che è passata sui media per la quale sembra che nella provincia dell'Aquila va tutto bene. A partire dal fabbisogno abitativo: non si è accettato il criterio del reddito per l'assegnazione delle case e il risultato è che i soggetti più deboli della società ne sono rimasti fuori".


Rapporto Cresa 2008: la montagna è fragile e sola

Fragilità demografica, pochi servizi ed elevato invecchiamento della popolazione. Questo in sintesi il quadro disegnato dal primo rapporto dell' Osservatorio regionale sulla situazione delle Comunità montane abruzzesi. Presentato ieri presso la Camera di commercio dell' Aquila , in occasione del convegno "La Montagna Osservata", il rapporto presenta uno studio approfondito sulle dinamiche socio-economiche delle zone montane, analizzate alla luce del confronto con le aree collinari e costiere della Regione.
Istituito dall' art.47 della legge regionale 95 sulle "Norme per lo sviluppo delle zone montane" del 2000,  e attivato da una delibera della precedente Giunta regionale, l' Osservatorio si avvale della collaborazione del Cresa, il centro studi della Camera di commercio, e si propone di fornire validi punti di riferimento in vista della prossima riforma di zonizzazione delle aree dell' entroterra, la quale, come ha affermato l'assessore allo Sviluppo montano Giovanni D'Amico, "non deve riguardare solo il numero delle Comunita' montane ma deve porre le premesse per creare soggetti credibili sul territorio in modo da produrre idee forti in grado di far attecchire nuove prassi".

Secondo il rapporto, il disagio sociale percepito dai Comuni montani scaturirebbe dalla "fragilità demografica" in essi rilevata. La popolazione abruzzese, 1.300.000 abitanti al 2006, risiede per oltre il 34% in aree montane. 224 su un totale di 305 i Comuni appartenenti alla realtà montana, come peraltro il 76% dell' intera superficie, la Montagna pertanto "connota essenzialmente la realtà sociale ed economica dell'Abruzzo". Comprendere ed affrontare le difficoltà di tale dimensione equivale a rilanciare la Regione nella sua autenticità, per ciò che realmente e naturalmente ha da offrire.

Situazione demografica. La vulnerabilità del dato demografico relativo alle zone interne deriva dal processo di spopolamento, in Abruzzo ancora troppo consistente. La scarsa presenza di popolazione in età attiva comprime fortemente i livelli di reddito disponibile, frenando di conseguenza i consumi ed ostacolando l'ampliamento dell'attività produttiva. Lo stato dei servizi locali, condizionato da un' economia di scala, viene pertanto ridotto all'osso: assistenza sanitaria, istruzione, trasporti e persino la raccolta dei rifiuti rischiano di diventare attività sempre meno diffuse, provocando un' ulteriore spinta allo spopolamento.
Tra il 1991 e il 2005 la Montagna, considerata come un' unica "entità fisico-economica", ha perso quasi il 2% di popolazione. Le Comunità montane che hanno subito le perdite più consistenti sono appunto quelle meno popolate come Alto Vastese, Medio Sangro e  Sirentina , che hanno registrato perdite superiori al 10%, al contrario delle zone come Alto Sangro, Maiella, Morrone e Valle Roveto nelle quali l' emorragia demografica sembra essersi arrestata. Solo tre le aree in cui il trend si è invertito: Marsica 1 con un accrescimento demografico del 6%, Val Vomano (1,8%), e Amiternina (3,3%).

La Montagna invecchia, i giovani emigrano.

Dal 1991 al 2005 nei Comuni montani la quota di popolazione oltre i 64 anni è passata dal 31% al 38% circa. La consistenza della popolazione anziana è in aumento anche nelle zone non montane, che tuttavia presentano livelli di partenza molto più bassi. Le zone interne che presentano gli indici di vecchiaia più elevati sono l 'Alto Vastese, dove la quota di ultrasessantacinquenni raggiunge il 67% della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni, seguono Campo Imperatore (55%), e Medio Sangro(53%).
L'indice di vecchiaia più basso, esclusa Marsica 1, è invece stato registrato nella Valle Roveto (32%) in linea con la media dell'intera Regione(nei Comuni non montani la presenza di ultrasessantacinquenni si attesta intorno al 30% del totale).

Sistema produttivo. Per quanto riguarda il manifatturiero, al 2000 è stato rilevato un rapporto di 11 unità locali ogni 1000 abitanti, a fronte delle 12,7  unità dei Comuni non montani. Dato confermato, purtroppo, anche sei anni dopo. 
Nel complesso le Comunità montane con i più elevati indici di industrializzazione sono quelle della Val di Sangro(161 imprese ogni 1000 abitanti), Medio Vastese e Alto Sangro(135), e infine Sirentina(132).
L'attività agricola, seppure distintiva della Montagna abruzzese, ha registrato una certa discesa nel periodo considerato: si passa infatti dalle 38 imprese agricole per 1000 abitanti nel 2000 alle 34,5 nel 2006, dato comunque più alto di quello relativo alla restante parte della Regione, dove le imprese agricole sono in media meno presenti (24,2).
In evidente trend di crescita invece, le attività specifiche legate ai prodotti di nicchia, al turismo rurale e all' agriturismo vero e proprio.

Stile di vita. La più interessante, l'analisi del livello di vita delle Comunità montane rispetto al resto del territorio. Il reddito procapite delle prime risulta sensibilmente inferiore a quello delle aree collinari e costiere: 12.667 euro a fronte di 15.475 euro. I territori montani più ricchi sulla base del reddito sembrano essere Marsica 1 e Maielletta (rispettivamente 13.905 euro e 13.719 euro), dove incidono fortemente le situazioni positive di Avezzano e Fara San Martino. Decisamente meno ricchi Alto Vastese (10.632 euro), Medio Sangro (10.949 euro) e Valle del Giovenco (11.402 euro).
Situazione analoga per i contribuenti iva, che nell'entroterra si aggirano intorno ai 38.337 contro gli 89.054 delle zone non montane, a dimostrazione della debolezza di un sistema imprenditoriale timido e poco sviluppato, che assieme a  quello del libero professionismo non riesce a rinnovarsi , nè ad utilizzare un territorio che avrebbe davvero molto da offrire se correttamente valorizzato.
"L'istituzione dell' Osservatorio" commenta D'Amico, "rappresenta in tal senso "un passaggio culturale importante, che se gestito al meglio potrebbe far innescare un processo virtuoso in grado di mantenere in zona i nostri giovani", e  di attrarre nuove realtà economiche che siano in grado di operare nel pieno rispetto della splendida natura abruzzese.


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