Omicidio Pavone, Gagliardi si professa innocente, il suo avvocato chiede l'assoluzione

15 Luglio 2015   15:26  

"Sono una persona mite, non ho mai avuto problemi con la giustizia. Ho ottimi rapporti con la famiglia e i colleghi di lavoro.

Non e' che a 50 anni sono impazzito all'improvviso e sono diventato un assassino criminale, freddo e calcolatore.

Io e la moglie di Pavone avevamo progettato di andare a vivere insieme dopo la separazione e quindi non sarei mai riuscito a vivere con lei e i figli se avessi fatto cio' di cui mi si accusa".

Sono le dichiarazioni rese oggi davanti al gup del Tribunale di Pescara da Vincenzo Gagliardi, il dipendente delle Poste accusato dell'omicidio dell'ingegnere informatico Carlo Pavone.

Il difensore di Gagliardi, l'avvocato Renzo Colantonio, ha chiesto per il suo assistito l'assoluzione per non aver commesso il fatto.

Durante l'arringa difensiva Colantonio ha motivato la sua richiesta sostenendo che e' stato trascurato l'elemento della prova dell'innocenza di Gagliardi e cioe' il coltello con la lama sguainata e intrisa di sangue trovato a 50 cm. di distanza dalla testa di Pavone.

L'avvocato dell'imputato ha sottolineato che sul coltello sono state trovate delle tracce biologiche che non appartengono ne' alla vittima ne' all'imputato.

Secondo il difensore di Gagliardi la presenza del coltello sul luogo del delitto non puo' essere una coincidenza e quindi sul posto c'era una terza persona, che non era l'imputato, e che avrebbe a che fare con l'omicidio.

L'imputato, che da 20 giorni e' agli arresti domiciliari, e' depresso e assume ansiolitici.

L'avvocato Di Zio, in rappresentanza dei figli di Pavone, non ha quantificato il risarcimento dei danni e al momento si e' limitato a chiedere la provvisionale.

Da parte sua il pm Anna Rita Mantini, durante la requisitoria, ha ribadito che il movente dell'omicidio e' la relazione extraconiugale tra Gagliardi e la moglie di Pavone.

La vittima era sostanzialmente un problema per l'imputato e si frapponeva al coronamento della relazione.

Il pm ha, inoltre, evidenziato gli indizi a carico di Gagliardi, come ad esempio, la presenza della polvere da sparo sui vestiti, le ricerche effettuate su internet per appurare come procacciarsi un'arma e a che distanza puo' essere fatale un colpo sparato da un flobert, la pericolosita' dei colpi esplosi.

L'accusa ha contestato anche l'alibi e ha infine parlato di premeditazione chiedendo per Gagliardi 30 anni di reclusione.

La sentenza e' prevista per domani alle 15.


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