Omicidio Rea, per Salvatore Parolisi probabile addolcimento della pena. Eviterà l'ergastolo?

30 Settembre 2013   10:23  

E' attesa nel pomeriggio la sentenza del processo d'appello per Salvatore Parolisi, condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della moglie Melania Rea il 18 aprile 2011 a Ripe di Civitella, nell'alto Teramano.

A carico dell'imputato vi sono prove indiziarie contenute in ben nove faldoni, tali da aver persuaso il giudice di primo grado Marina Tommolini che non potesse che essere lui il colpevole dell'efferato omicidio, ed aver convinto anche il pm Romolo Como a chiedere la conferma del carcere a vita, pur ritendendo che debbano esserne riviste le motivazioni.

La difesa dell'ex caporal maggiore, dal canto proprio, continua ad insistere sull'assenza di prove schiaccianti ed inoppugnabili, ed é consapevole del fatto che, a questo punto del processo, dove solo la corte può concedere la possibilità di effettuare ulteriori accertamenti, le aggravanti (vincolo di parentela, minorata difesa e vilipendio di cadavere) assumono un peso specifico notevole.

Di fatto, a questo punto la condanna all'ergastolo di Parolisi dipende da loro: qualora non fossero confermate, l'imputato evirerebbe il carcere a vita, a prescindere dal pronuciamento della corte sulla sua colpevolezza.

Parolisi, intanto, continua nel negare di aver mai ucciso Melania, insise nel sostenere di averla sì tradita ma di non aver mai cessato di amarla. "Sono due anni che ripete le stesse cose", la replica dei familiari della vittima, "ma le indagini ed il processo hanno raccontato un'altra storia. Vogliamo giustizia per Melania e per la sua bambina, cui dovremo spiegare come mai sua madre é morta".

 

 

 


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