Omicidio di Teresa Bottega, il marito sotto processo in bilico tra intenzionalità ed involontarietà

La donna fu uccisa nel '90 e l'uomo nascose la verità ai figli

02 Ottobre 2013   11:55  

Ha avuto inizio ieri il processo a carico di Giulio Cesare Morrone, il 57enne di Spoltore che, lo scorso dicembre, ha confessato di aver ucciso nel 1990 la moglie Teresa Bottega, dopo aver mantenuto il segreto con gli stessi figli per ben 22 anni.

A convincere l'uomo a confessare l'efferato delitto é stato don Giuseppe Femminella, che in realtà era già venuto a conoscenza dell'accaduto nel 1998 durante un colloquio confessionale, sostenendo che solo in tal modo avrebbe "guadagnato il paradiso". Nella confessione rilasciata alla squadra mobile di Pescara, Morrone ha dichiarato di "aver ucciso mia moglie sferrandole un pugno e poi strangolandola, esasperato dai continui litigi, e poi aver nascosto il suo cadavere in un sacco che ho buttato in un torrente presso Bondeno (in provicna di Ferrara, ndr)".

Il corpo della donna, nonostante le ricerche predisposte ed effettuate dalla questura ferrarese, non é mai stato ritrovato, in ogni caso sulle confessioni di Morrone si é basata la ricostruzione dell'evento da parte degli inquirenti, che non hanno impiegato troppo tempo per rinvenire indizi a carico dell'uomo, che nel frattempo ha tuttavia rilasciato una nuova confessione, in cui ha asserito di aver le solo "dato un pugno che l'ha fatta cadere, battendo la testa e morendo".

Proprio questa seconda versione sarà l'ago della bilancia del destino di Morrone, in bilico tra l'omicidio volontario sostenuto dall'accusa e l'omicidio preterintenzionale che cercherà di dimostrare la difesa.

In caso dovesse essere dimostrata la volontarietà nell'uccisione, l'imputato rischierà fino a 21 anni di reclusione, se invece prevarrà la tesi della non volontarietà il reato sarebbe prescritto.

 

 


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