Il successo delle azzurre arriva al tie break, al termine di due ore emozionanti di gioco, davanti al numeroso pubblico vastese.
Le atlete azzurre guidate dal duo Barbolini-Bracci
vincono la medaglia d’oro, aggiudicandosi la finale del volley
femminile con uno spettacolare e tiratissimo 3 a 2 (maturato con i
seguenti parziali: 25/17, 20/25, 18/25, 25/19, 15/10).
Davanti a
quasi 2500 spettatori entusiasti e in un clima rovente, l’Italia parte
alla grande, con una Francesca Piccinini e una Martina Guiggi in grande
forma che rimediano a un inizio sottotono della Tai Aguero, ancora
sofferente per un indolenzimento muscolare che limita il più delle
volte i movimenti offensivi della sua spalla destra (ma che poi si
riscatterà alla grande nei momenti cruciali del quarto e del quinto
set).
Per la verità, l’affermazione nel primo set dell’Italia
rosa è favorito anche da un approccio al match molto timoroso delle
turche.
Il secondo e il terzo set, di fatti, sono un dominio assoluto della nazionale turca, guidate dall’italiano Alessandro Chiappini.
Quando
tutto sembra perduto, l’esperienza e la classe maturata sui parquet
internazionali dall’Aguero, dalla Piccinini e dalla Simona Rinieri e
dalla palleggiatrice Eleonora Lo Bianco, il capitano, permettono al
sestetto azzurro di strappare con le unghie e con i denti un quarto set
emozionante e palpitante.
E’ una partita a scacchi e non
potrebbe essere altrimenti, con i due allenatori che non cedono di un
millimetro e non mostrando mai il fianco all’avversario.
Determinante
per la vittoria finale è l’aver vinto il sorteggio all’inizio del
quinto e l’aver deciso di andare subito al servizio. Una prova di
carattere e di forza, che si realizza con un break iniziale di 3 a 0 (e
con due muri a due devastanti e mortiferi sulla forte Neslihan). Su
questo bottino iniziale favorevole, l’Italia costruisce mattoncino su
mattoncino le solide scale per avviarsi a un meritato oro. L’oro si
dipinge sui due recuperi difensivi straordinari dell’Aguero, con
l’italocubana che mette la parola fine alle speranze delle turche, che
meritano comunque un plauso per aver fatto soffrire l’Italia.