Per la stagione teatrale aquilana in scena "Il mio nome è Nessuno. L'Ulisse"

01 Dicembre 2015   15:17  

Va in scena, per la Stagione Teatrale Aquilana, organizzata dal Teatro Stabile d'Abruzzo, giovedi' 3 dicembre ore 21 e venerdi' 4 dicembre ore 17,30, presso il Ridotto del Teatro Comunale, 'Il mio nome e' Nessuno.

L'Ulisse' di Valerio Massimo Manfredi, adattamento e drammaturgia testo di Francesco Piccolini, regia Alessio Pizzech, scene Antonio Panzuto, costumi Cristina Da Rold, musiche originali Dario Arcidiacono, Davide Sommaria, disegno luci Nevio Cavina con Sebastiano Lo Monaco, Maria Rosaria Carli, Turi Moricca, Carlo Calderone e l'Orchestra "Sax in Progress" del Conservatorio Lorenzo Perosi di Campobasso.

Ad arricchire l'Evento anche un incontro che si terra' venerdi' 4 dicembre, alle ore 12:00, presso l'Universita' degli Studi dell'Aquila, dipartimento di Scienze Umane, (viale Nizza 14, aula C), al quale parteciperanno la professoressa Doriana Legge e il professor Mirko Lino dell'Universita' dell'Aquila, il professor Fabrizio Deriu dell'Universita' di Teramo, il drammaturgo e scrittore Francesco Piccolini ed il protagonista della piece Sebastiano Lo Monaco.

Valerio Massimo Manfredi - scrittore, archeologo, topografo del mondo antico di fama internazionale - ha dedicato due romanzi a Ulisse: il primo racconta le gesta dell'eroe di Itaca dall'infanzia di Odysseo fino alla distruzione di Troia.

Il secondo dalla partenza da Ilio dopo la fine tragica e vittoriosa della lunga guerra, fino all'arrivo a Itaca, dieci anni dopo, con la sanguinosa vendetta contro i principi che insidiano Penelope e occupano il suo palazzo.

E' una materia cosi' intensa, poetica, tragica e intrisa di sangue e dolore che invece di dar segni di invecchiamento, trova nuova linfa, dubbi e vigore nella prosa di Manfredi, che il regista Alessio Pizzech e il drammaturgo Francesco Niccolini (che gia' hanno lavorato insieme a Sebastiano Lo Monaco nel fortunatissimo "Dopo il silenzio") hanno trasformato in materia teatrale: un lungo viaggio tra poesia, disperazione ed erotismo per attraversare la vita di un uomo, anche se quest'uomo ama farsi chiamare Nessuno.

Questo Ulisse non procede in linea retta: la sua strada e' lunga e contorta, riparte dal suo ritorno a Itaca, dal primo incontro con Telemaco suo figlio.

E' a lui che raccontera' - prima della grande vendetta - dieci anni di guerra e dieci di faticosissimo ritorno verso casa: come un reduce di guerra, l'ennesima guerra stupida inutile e aberrante del nostro mondo.

Sebastiano Lo Monaco, con tutta la sua maestria e passione, dialoga con i molti fantasmi di questa storia, in particolare le donne e gli eroi che Odysseo ha incontrato sulla sua faticosissima strada.

Perche' molte sono le donne che ne hanno turbato la vita: Elena per prima, quindi Penelope, e poi Circe, Calypso, Nausicaa, Athena.

Cosi' come molti sono gli uomini che mai potra' dimenticare, uomini valorosi e disperati, consapevoli del loro destino di morte: Menelao, Aiace e, su tutti, Achille con l'amato Patroclo.

Il risultato sara' una lunga, intensissima narrazione con una voce principe, quella di Sebastiano Lo Monaco, e intorno tutti quei demoni - divinita', mostri, nemici, eroi, vivi e morti, piu' tutti i ricordi - che ne hanno costellato il viaggio sterminato, descrivendone il destino immortale.

Una sinfonia dunque, un canto ricco di poesia, che - pur nel rispetto della tradizione aedica - trovera' una forma drammaturgica originale, sorprendente, perche' non sara' il furbo Ulisse senza limiti ad apparire allo spettatore, ma un uomo ancora piu' moderno, sopravvissuto a una guerra dove ha conosciuto la paura e l'orrore, provato da dieci anni di morte e naufragi, mancati ritorni e misteriosi sussurri del desiderio.

E' evidente che in un contesto del genere, per Sebastiano Lo Monaco, nato a Floridia (Siracusa), e' stato come rispondere a un richiamo: cresciuto e formatosi tra classicita' ellenica e romana, perdutamente innamorato di Omero e dell'epica classica, si trova nella condizione ideale per affrontare Ulisse e il poema della sua vita, costruendo un grande cunto per il pubblico del teatro e - al tempo stesso - un eccellente strumento di divulgazione e conoscenza.


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