Sarà Younes Mahmoud Ahmed 29 anni a recare, da Onna fino a L'Aquila la fiaccola di Celestino, quel fuoco simbolo di perdono e pace, che apre le celebrazioni della Perdonanza Celestianana.
Con lui i tedofori del Movimento Celestinano, e il fuoco arriverà a Piazza Palazzo alle ore 21, per l'accensione del tripode da parte del sindaco dell'Aquila Massimo Cialente.
Younes, ospite del Centro Celestiniano da un anno, è un giovane egiziano. Fortemente simbolica la sua partecipazione come tedoforo, in un momento in cui la sua Nazione è insanguinata da una tremenda guerra civile.
Younes cinque anni fa arriva in Italia da El Fayoum, qualche anno a Milano, in difficoltà, poi a L'Aquila dove trova ospitalità e amicizia nel Centro Celestiano, grazie al permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato dalla Questura dell'Aquila.
“Qui mi sento a casa, è diverso da Milano, mi hanno accolto. Loro danno qualcosa a me, e io li ricambio lavorando per la struttura, non è un albergo, è giusto che io dia qualcosa a loro. Loro mi hanno dato tanto, mi sento uno di loro”.
Younes non è fuggito dalla situazione in cui versa l'Egitto ora, anzi lì voleva tornare per stare vicino alla sua famiglia, ma i suoi genitori lo hanno fermato. L'Egitto oggi non è terra felice, lì Younes, durante le manifestazioni ha perso uno dei suoi fratelli e un cugino.
La partecipazione alla Perdonanza per Younes è una grande emozione, perché fortemente legata alla sua provenienza egiziana.
“Sono contento di questa possibilità per questo messaggio per la pace nel mondo e in Egitto. Non riesco a pararle mi sento “rotto” il cuore, mai avrei pensato che l'Egitto potesse vivere questa civile” e aggiunge “l'Egitto ha una civiltà antica 7000 anni, e tutto questo fa rovinare il Paese, ma sono sicuro che questa è la strada per la democrazia, l'Egitto non conosce la democrazia, ma ho fiducia nel popolo”.
Sotto la maglietta con scritto EGYPT, Younes ne ha un'altra con una scritta fatta a mano:
“No alla violenza, il terrorismo non ha religione, no al terrorismo" e spiega "Ognuno può avere la relgione che vuole, ma non si può fare violenza e terrorismo in nome della religione".
di Barbara Bologna