Perdonanza:l'Omelia del Cardinale Domenico Calgagno nella Messa di apertura della Porta Santa

28 Agosto 2013   18:00  

Come tutti noi sappiamo, è stato papa Celestino V, nel 1294 – il 29 agosto -, a stabilire con la cosiddetta Bolla del Perdono l’annuale elargizione dell’indulgenza plenaria a tutti coloro che, confessati e pentiti dei propri peccati, si fossero recati in pellegrinaggio penitenziale alla Basilica di Collemaggio, nella città de L’Aquila, dai vespri dl 28 agosto al tramonto del 29.

Era il giorno in cui si commemorava il martirio di San Giovanni Battista, la festa della decollazione, ed era anche il giorno dell’inizio solenne del Pontificato di papa Celestino V.

La bolla del perdono è molto chiara sia quanto alle circostanze che hanno suggerito l’istituzione della Perdonanza sia quanto alla finalità della stessa istituzione. Le finalità richiamate sono due:

  1. desideriamo che con ancor più venerazione venga onorato San Giovanni Battista con il concorso devoto del popolo di Dio;

  2. e tanto più devotamente e fervidamente sarà onorato per il fatto che la supplice richiesta di coloro che cercano Dio sarà esaudita per i meriti di Cristo, della Vergine e dei santi, portando ai pellegrini penitenti i doni spirituali del perdono e della pace.

Erano tempi difficili per le tensioni in ambito civile e anche all’interno della Chiesa, non diversamente da quanto accade oggi.

E l’ispirazione del papa Celestino V, tradotta in concreto nella Bolla del Perdono, dava una risposta di fede e di amore in una prospettiva riproposta - da allora – in forma particolarmente solenne nelle celebrazioni del giubileo.

Vorrei fissare con voi alcune semplici riflessioni al riguardo.

L’evento giubilare è un atto religioso della Chiesa che si rivolge a Dio, affinché per la sua misericordia, che ha in Cristo la più alta espressione, e nella Vergine Maria con tutti i Santi l’esemplarità vissuta in piena rispondenza alla volontà del Padre, voglia concordare i doni spirituali che gioveranno alla vita futura. E’ il dono dell’indulgenza chiesta alla misericordia di Dio per la purificazione delle pene meritate con il peccato. Se la colpa è stata rimessa per il pentimento e la confessione, le conseguenze e le pene dovute per il peccato possono così essere riscattate per una sovrabbondante grazia e misericordia di Dio che anticipa nel tempo presente il dono della pace e della recuperata amicizia soprannaturale che può giungere fino a culmine della pienezza possibile.

Ecco perché nella preghiera iniziale ci siamo rivolti con gioia a Dio, padre di bontà e di misericordia, affinché possiamo accogliere la sua parola di pace e così collaborare al compimento del Suo disegno di amore. Quel compimento in pienezza che è frutto della grazia di Dio e può consentire a tutto il mondo di essere rinnovato in Cristo Signore.

Naturalmente perché la misericordia di Dio possa purificare il cuore nostro e colmarlo di grazia, occorre che noi ascoltiamo la voce del Signore e lo seguiamo come si segue il Buon Pastore che ha dato per noi la sua vita affinché noi vivessimo di lui: sono venuto perché abbiate la vita e la abbiate in abbondanza (cf. Gv. 10,10).

Ascoltare la parola di Dio e seguire Gesù comporta innanzitutto la conversione del cuore. Non si può invocare la misericordia e la giustizia di Dio e vivere come se Lui non ci fosse, facendo il male e provocando sofferenze, come ci ha ricordato il profeta Isaia. Ecco perché san Paolo, scrivendo agli abitanti di Corinto li supplica “lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5, 20). Perché Dio è amore e grazia: l’ingiustizia e la durezza sono dalla nostra parte. Per questo, ancora san Paolo ci esorta a non accogliere invano la grazia di Dio dicendo: “Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza” (2Cr 6, 1-2). Giovanni Battista con la sua testimonianza, fino al martirio, è un esempio di fedeltà alla parola di Dio e per noi intercede oggi, insieme alla Vergine Maria, a san Celestino V e a tutti i Santi affinché il nostro cuore si lasci commuovere e intenerire per il dono dello Spirito che ci configura a Cristo in modo che, resi partecipi della vita del Figlio, anche noi possiamo cantare l’inno di lode e di ringraziamento.

Tale sia l’Eucarestia che celebriamo annunciando la morte del Signore, proclamando nella vita rinnovata la Sua Risurrezione, nell’attesa gioiosa della Sua ultima venuta.

 


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