Piano sanitario regionale il Nursid denuncia, "Dimenticate infermiere di famiglia"

01 Luglio 2016   21:35  

 "Con il decreto del Commissario ad acta n.55 del 10 giugno 2016, l'attuale giunta regionale ha stilato il 'Piano di riqualificazione del Servizio Sanitario abruzzese', con l'intento di creare le condizioni per adeguare l'offerta di assistenza sanitaria alle esigenze della popolazione abruzzese.

Questo percorso di riqualificazione ha come obiettivo principale quello di spostare il baricentro dell'assistenza dagli ospedali al territorio, offrendo prestazioni adeguate a una domanda in continuo mutamento e garantendo maggiore attenzione alla fragilita', ai cronici, ai non autosufficienti e agli anziani".

Nulla da eccepire per il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, "ma a chi ha stilato il documento, ed in particolare all'assessore Paolucci, e' 'sfuggita' la figura di un altro professionista altrettanto importante e centrale: l'infermiere di famiglia'".

L'osservazione arriva dal dottor Andrea Liberatore, coordinatore regionale del Nursind. "Il progetto 'Salute 21' che rappresenta la politica di salute per tutti dell'OMS per la Regione europea che e' stato approvato dal Comitato Regionale OMS per l'Europa nel settembre 1998 a seguito di ampie consultazioni tra i 51 stati membri ed altre grandi organizzazioni - ricorda il sindacalista - definisce i 21 obiettivi per il XXI secolo atti a realizzare un miglioramento quantitativo e qualitativo dello stato di salute degli abitanti d'Europa.

Ebbene, l'obiettivo n.18 di tale documento tratta lo sviluppo delle risorse umane per la salute e recita: 'Entro il 2010, tutti gli Stati Membri devono fare in modo che i professionisti sanitari e professionisti di altri settori abbiano acquisito conoscenze, modi di comportarsi e qualificazione appropriati al fine di tutelare e promuovere la salute'.

In seno all'equipe sanitaria multidisciplinare, il cui contributo e' fondamentale per l'erogazione dell'assistenza ed il raggiungimento dei risultati indicati dagli obiettivi politici, vengono segnalate principalmente due figure professionali definite 'il perno della rete dei servizi' (OMS 1998 [1] p. 106): il medico e l'infermiere".

"Tale documento - osserva Liberatore - e' incentrato sulla formazione di un nuovo tipo di infermiere, l'infermiere di famiglia, il quale secondo l'OMS 'aiutera' gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilita' cronica o nei momenti di stress, trascorrendo gran parte del tempo a lavorare a domicilio dei pazienti e con le loro famiglie.

Tali infermieri danno consigli riguardo gli stili di vita ed i fattori comportamentali di rischio ed assistono le famiglie in materia di salute. Attraverso la diagnosi precoce, possono garantire che i problemi sanitari delle famiglie siano curati al loro insorgere.

Con la loro conoscenza della salute pubblica, delle tematiche sociali, sono in grado di identificare gli effetti dei fattori socioeconomici sulla salute della famiglia e di indirizzarla alle strutture piu' adatte.

Possono facilitare le dimissioni precoci dagli ospedali fornendo assistenza infermieristica a domicilio ed agire da tramite tra la famiglia ed il medico di famiglia, sostituendosi a quest'ultimo quando i bisogni rilevati sono di carattere prevalentemente infermieristico'.

Questo ruolo poliedrico - sottolinea il coodinatore del abruzzese del Nursind - garantisce all'infermiere di famiglia di contribuire in modo significativo al raggiungimento di ben 20 obiettivi su 21.

Come rappresentante regionale del sindacato delle professioni infermieristiche, fa sapere Liberatore - ho consegnato personalmente all'assessore Paolucci, un paio di mesi dopo il suo insediamento, un progetto per l'istituzione fattibile dell'infermiere di famiglia, ma, a quanto pare, tale progetto non rientra nelle priorita' di questa regione. Cio' che io auspicavo era l'attuazione di un progetto che prevedeva come figura professionale centrale l'infermiere di famiglia.

Concludendo, secondo l'assessore Paolucci, per raggiungere l'ambizioso obiettivo prefissato nei prossimi tre anni e' necessario che gli operatori del Sistema Sanitario debbano essere in primis orgogliosi di essere parte di un sistema che funziona.

La Regione intende 'imparare ad ascoltare' e a rispondere velocemente alle esigenze assistenziali dei propri pazienti, delle loro famiglie e di chi, in generale, si prende cura di loro...ma, a quanto pare - conclude Liberatore - i quasi 12.000 infermieri abruzzesi sono i grandi esclusi e difficilmente potranno essere orgogliosi di un sistema che non li considera affatto".


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