Pierdante Piccioni Crede di Essere nel 2001, da Oggi Torna a Fare il Primario in Pronto Soccorso

MILANO - E' tornato al lavoro Pierdante Piccioni lo sfortunato medico milanese che due anni fa, era il 31 marzo del 2013, è stato protagonista di un pauroso incidente sulla strada tra Pavia e Lodi.

Trasportato d'urgenza nel "suo Pronto Soccorso" (Piccioni è primario ospedaliero proprio nel Pronto Soccorso dell'Ospedale di Codogno, nel Lodigiano .ndr) quando è tornato in se aveva perso 12 anni di vita, resettando la sua memoria al 25 ottobre 2001.

Come in un film aveva perso tutto, la crescita dei figli, la sua età che dai 40 era arrivata improvvisamente ai 52, anche la morte della madre e le rughe sul viso della moglie.

Non era al passo più con i tempi e le nuove tecnologie, nel 2001 neanche era stato pensato facebook e Google muoveva i primissimi passi.

Ma a preoccuparlo sopra ogni cosa era la paura di non poter più lavorare: lui, medico per passione, con un curriculum impressionante, (professore a contratto della scuola di specialità in medicina d'urgenza, scelto dal Ministero della Salute per il tavolo di lavoro sulle linee guida nazionali del triage, autore di proposte per le nuove linee guida nazionali sull'osservazione breve), non poteva rassegnarsi alla pensione anticipata.

Così Piccioni, che confessa di aver avuto voglia di mollare in questi due anni, si è messo a studiare per colmare i 12 anni di gap. Sostenuto dalla famiglia e dai colleghi, è riuscito a vincere sulla burocrazia, fino a tornare in prima linea, a contatto con i pazienti, di nuovo al pronto soccorso, nel ruolo di primario che gli apparteneva fino a quel giorno del 2013 in cui la sua memoria aveva fatto un salto all'indietro.

Oggi che è di nuovo in corsia, Piccioni è orgoglioso di raccontare quello che ha passato:

«La mia - dice - è una storia di riscatto. Una volta ritornato nel mio ruolo, mi sono messo a raccontarla perchè può servire a chi ha deciso di mollare».

Il fatto è che «quando ti etichettano come disabile ti viene voglia di mollare. È quanto di più sbagliato ci sia. E il tempo, poi, mi ha dato ragione».

In questo senso, Piccioni non nasconde che la soddisfazione più grande è stata trionfare su «una certa burocrazia che mi aveva prospettato la pensione di invalidità, la stessa che poi mi ha dovuto riaccettare come primario».

Dalla sua esperienza, il primario ha capito che «il pregiudizio nasce dalla paura e poi arriva l'isolamento. Io - sottolinea - ho detto no a tutto questo».

Aver attraversato questa odissea non è stato solo negativo: «ora, da medico, essere stato stato paziente è un valore aggiunto incredibile. Adesso - racconta - parlo, ascolto, sorrido con i miei pazienti».

In questo percorso Piccioni non è stato da solo, e ci tiene a dirlo: «Se c'è una cosa che mi ha aiutato tanto è stata la psicologia. Solo fino a qualche mese fa sono stato in cura da un terapeuta, non mi vergogno affatto a dirlo. E ne sono stato aiutato moltissimo. Così ora - conclude soddisfatto - sono qui».

Di nuovo al lavoro, ma con una marcia in più e con una storia da raccontare, un invito a non mollare che presto - annuncia - uscirà sotto forma di libro.